Ecco Widar, ma non ditegli che è il nuovo Remco…

16.10.2023
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Nella stagione juniores uno dei grandi protagonisti è stato Jarno Widar. E’ vero, non è campione mondiale né europeo, eppure con i suoi 14 successi internazionali ha saputo mettere il marchio sull’annata almeno quanto gente come l’iridato Philipsen, per citare quello sulla bocca di tutti. Il belga lo abbiamo ammirato anche in Italia, vincente al Trofeo Paganessi dopo essere stato beffato il giorno prima da Donati e compiere una straordinaria doppietta iniziale al Giro di Lunigiana.

Widar ha avuto soprattutto una seconda parte di stagione fulminante, che gli ha catalizzato addosso l’attenzione dei media, soprattutto in Belgio dove la crescita di talenti simili sembra sia diventata abitudine da Evenepoel in poi e ognuno di essi viene paragonato giocoforza all’iridato a cronometro. Widar però è ben conscio del suo valore e non ama i paragoni. Proviamo allora a conoscerlo un po’ meglio, perché ne sentiremo parlare ancora a lungo.

Il belga in maglia verde al Lunigiana. Alla fine però ha vinto la classifica a punti e per i Gpm (foto Roberto Fruzzetti)
Il belga in maglia verde al Lunigiana. Alla fine però ha vinto la classifica a punti e per i Gpm (foto Roberto Fruzzetti)
Come hai iniziato a fare ciclismo?

E’ passato molto tempo. Ho seguito le orme di mio fratello, tornato alle gare quest’anno. Ho continuato a gareggiare anche con la scuola in contemporanea, il fatto di aver finito lo scorso anno mi ha agevolato alquanto in questa stagione.

Che tipo di corridore sei, quali sono i percorsi che preferisci?

Non ho un percorso di base che mi piace di più, vado bene sia sugli strappi brevi che sulle salite lunghe, cerco di adattarmi sempre al tipo di corsa che mi si presenta davanti.

Quest’anno hai ottenuto 14 vittorie internazionali. Qual è stata per te quella più importante?

E’ davvero difficile scegliere, non saprei proprio perché ognuna ha avuto un valore. Potrei dire il Fiandre come il campionato nazionale, la Classique des Alpes in Francia, ognuna mi ha dato qualcosa in più. Ho adorato le gare italiane, il Lunigiana è stato fantastico.

La vittoria di Widar al Fiandre, una delle 14 vittorie della sua grande stagione (foto Geert De Rycke)
La vittoria di Widar al Fiandre, una delle 14 vittorie della sua grande stagione (foto Geert De Rycke)
Hai gareggiato tanto quest’anno in Italia. Ti piace il ciclismo italiano e i percorsi che si trovano qui?

Molto, perché c’è una grande varietà. Mi piace pedalare lì, c’è sempre quell’atmosfera che ti dà qualcosa in più. Io quando sono in Italia mi sento felice.

Sei stato uno dei protagonisti della stagione junior, senza però grandi risultati ai mondiali o europei: che cosa è successo?

A Glasgow ho avuto molta sfortuna nel primo giro, qualcuno proprio nella mia zona di gruppo mi ha urtato e il mio cambio non funzionava più, quindi ho dovuto cambiare bici, ma anche quella sull’ammiraglia non andava, così mi sono dovuto fermare di nuovo, ormai avevo perso oltre 4 minuti e la mia corsa era finita. Ho provato a risalire, sono arrivato a circa un minuto dal gruppo, ma i più forti avevano già iniziato la loro battaglia, continuare non aveva senso. Era un’occasione d’oro, sentivo che avevo grandi gambe e sono rimasto molto deluso. Anche all’europeo avevo delle ottime gambe, ma ho girato la Vamberg intorno alla quarantesima posizione, quindi non ho potuto sprintare per la vittoria. Venivo da troppo lontano.

In inverno la Lotto ha svolto un raduno con tutti i team della sua filiera, compreso il CC Chevigny (foto Instagram)
In inverno la Lotto ha svolto un raduno con tutti i team della sua filiera, compreso il CC Chevigny (foto Instagram)
Il tuo team è strettamente collegato alla Lotto Dstny, ora approderai alla squadra Development. Quanto è importante essere indirizzati già da giovanissimi su una strada che porta al professionismo?

Non penso che sia così importante perché ci sono davvero molte squadre Devo, la scelta nel ciclismo attuale è ampia e ci sono tante strade per emergere. Ogni grande squadra ha una filiera predefinita, quindi non è più così eclatante, è più nella normalità. Quel che conta è essere abbastanza efficiente da finire nel mirino di qualche team importante, poi la strada è tracciata sin dalle generazioni più giovani. Per me è stato così.

Ora molti parlano di te come del nuovo Remco Evenepoel. La cosa ti fa piacere o ti crea troppa pressione?

Me l’aspettavo questa domanda… Se devo essere sincero non mi interessa. E’ quello che dice la gente, ma io non amo i paragoni, guardo a me stesso e alla mia squadra che mi segue come meglio non si potrebbe. Percorro la mia strada, quindi non sento alcuna pressione intorno a me, sono paragoni che non hanno un gran significato.

Il mondiale di Glasgow è stato molto sfortunato per Widar, chiuso con il ritiro
Il mondiale di Glasgow è stato molto sfortunato per Widar, chiuso con il ritiro
Quali pensi però siano gli elementi in comune con Remco e quelli diversi?

Penso che in salita abbiamo le stesse caratteristiche, ma lui a cronometro è molto più forte di me. Quel che ci unisce forse è il fatto che per vincere è meglio che arriviamo da soli…

Ora passi di categoria: che cosa cambia per te e quanto pensi di rimanere fra gli under 23?

Penso che farò un anno, se tutto va bene alla fine del 2024 passerò, ma è difficile fare previsioni, magari basta una caduta e tutta la stagione viene compromessa. Vedremo come va, nel caso restare ancora nel team Devo non sarebbe una bocciatura. Non voglio caricarmi di troppe aspettative.

Widar insieme al suo team, dove milita dallo scorso anno, quando vinse 3 volte (foto Instagram)
Widar insieme al suo team, dove milita dallo scorso anno, quando vinse 3 volte (foto Instagram)
Che target ti sei posto per la prossima stagione?

Non sto tanto a guardare il calendario, quel che la squadra mi proporrà andrà bene. Penso comunque che già al primo anno fra gli under 23 posso trovare le gare giuste per vincere, dipenderà tutto da me.

Hai un sogno per il tuo futuro?

Il sogno… Sono proprio i sogni che ti fanno andare avanti, che ti spingono a fare sempre meglio. So che potrà sembrare scontato, ma è quello che hanno tutti i ciclisti quando iniziano questa grande avventura: essere un giorno agli Champs Elysées indossando la maglia gialla del Tour…

La storia prestigiosa del Paganessi. Il racconto di Gualdi

07.09.2023
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Per un bergamasco il Trofeo Paganessi è qualcosa di particolare, talmente radicato nella tradizione locale che non può andare assolutamente perso. Non è quindi un caso se una gloria locale come Mirco Gualdi si sia mosso in prima persona per tenere in vita la due giorni ciclistica riservata agli juniores, che ha visto al sabato la vittoria di Davide Donati nella sfida a due contro il belga Jarno Widar e il giorno dopo la rivincita di quest’ultimo (apertura, foto Il Giorno), ultimo astro nascente della categoria.

Gualdi però non è il solo a essersi messo in gioco, perché anche altri grandi nomi del ciclismo locale lo hanno fatto: «Praticamente c’è stato un passaggio di consegne ai vertici della società San Marco Vertova e siamo stati coinvolti io e Giuseppe Guerini. Siamo tutti da sempre legati al sodalizio e ci siamo messi all’opera per la parte organizzativa della due giorni, ma non solo, perché pensiamo anche alla ristrutturazione della società partendo dai giovanissimi. Bisogna considerare che qui i bambini sono fortemente orientati a identificare la bici con la mtb più che con il ciclismo su strada, noi facciamo in modo di ampliare i loro orizzonti».

Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
La cosa che colpisce parlando del Trofeo Paganessi è l’enorme riscontro che ha all’estero, richiamando tutti i principali team internazionali…

Diciamo che è una gara che si autopromuove, non è che facciamo particolare pubblicità all’estero. Ma d’altronde è stato così da sempre. Potrei fare un elenco lunghissimo di campioni passati da queste parti, basti dire che almeno 60 corridori fra attuali WorldTour e professional hanno gareggiato al Paganessi. Fra loro gente come Ganna, Pogacar, Hirschi, Ewan, Skjelmose, ma potrei andare avanti per ore. Se poi guardiamo al passato, spuntano i nomi di Bugno, Argentin, Bettini… Ma a proposito del richiamo all’estero, la storia del Paganessi dice qualcosa di originale.

Che cosa?

Bisogna tornare all’immediato dopoguerra, quando dalle nostre parti ci fu un vero esodo verso l’estero. Quando la società nacque e lanciò il trofeo, alcuni dirigenti avevano cugini in Francia che provarono a sondare il terreno fra le equipe d’oltralpe, così aprirono le porte, poi vennero i team svizzeri e man mano l’elenco è andato sempre ingrossandosi. Quest’anno c’erano 20 team esteri su 36 e tantissime richieste italiane e straniere sono rimaste purtroppo inevase.

Il podio dell’ultimo Trofeo Vertova, vinto da Donati davanti al belga Widar e a al danese Louwlarsen (photors.it)
Il podio dell’ultimo Trofeo Vertova, vinto da Donati davanti al belga Widar e a al danese Louwlarsen (photors.it)
E il Trofeo Vertova?

Ci accorgemmo nel tempo che per i team stranieri spostarsi per una sola gara diventava dispendioso, ma c’era la disponibilità a trovare una soluzione perché tenevano troppo a esserci. Si pensò così di unire al Paganessi un altro evento, il giorno prima, in modo da permettere alle squadre di sostenere una trasferta onerosa con un giusto contrappunto: due gare in due giorni che diventavano anche un bel test per i propri corridori. In questo modo vengono più volentieri anche perché le gare sono profondamente diverse: quella del sabato è un circuito alla belga, con strappi, pavé, strade strette; quella della domenica una classica vera e propria, con un sviluppo più lineare.

La risonanza crescente della gara vi stupisce?

Fino a un certo punto, diciamo che siamo noi organizzatori che dobbiamo stare al passo. Quest’anno ad esempio c’è stata la prima diretta televisiva tramite il canale Bici Tv. Inoltre abbiamo coinvolto direttamente i Comuni attraversati dal percorso per fare del Paganessi anche un richiamo turistico e tramite loro sono stati coinvolti i produttori della zona, le aziende che hanno capito come la corsa potesse essere un ottimo veicolo promozionale anche all’estero. Il nostro intento è rendere l’evento pienamente autosufficiente: se un domani il Comune non dovesse più essere titolare della sua gestione insieme alla società – ma non c’è alcuna avvisaglia che lo faccia pensare – avremo comunque le forze per andare avanti insieme agli sponsor che ci affiancano.

L’arrivo vittorioso di Jarno Widar dall’alto, in una giornata piovosa (foto Benagli)
L’arrivo vittorioso di Jarno WIdar dall’alto, in una giornata piovosa (foto Benagli)
Tornando ai nomi del passato, non hai citato il tuo…

E’ curioso il fatto che per me che tenevo in maniera spasmodica a questa gara, non ci fu fortuna. Il primo anno avevo una gran gamba, ero stato terzo ai tricolori, ma caddi il giorno prima e vidi sfumare la mia presenza. L’anno dopo avevo la sinusite e non andavo avanti, così dovetti rinfoderare le mie aspettative.

Guardando al passato, che cosa è cambiato nel ciclismo degli juniores?

E’ difficile dare una risposta secca. Notavo ad esempio che quest’anno le velocità sono state le stesse dello scorso anno, ma quel che noto è l’atteggiamento dei ragazzi. Hanno tutti un approccio alla Pogacar o Evenepoel, attaccano sempre, senza tatticismi. Ai nostri tempi si stava molto più a ruota. Io ho visto corridori che hanno già nel sangue la professione, che attaccano 7 volte in 10 chilometri, che toccano velocità altissime. Uno come Widar è già pronto per livelli più alti e infatti ha già firmato con la Soudal, ma non è neanche un caso se ilquarto e il quinto del Paganessi (Storm e Fietzke, ndr) sono stati nella top 5 anche al mondiale.

Trofeo Paganessi 2014: un giovanissimo Filippo Ganna stacca tutti e vince in solitudine
Trofeo Paganessi 2014: un giovanissimo Filippo Ganna stacca tutti e vince in solitudine
Negli ultimi 10 anni ci sono state vittorie italiane con Ganna, Conci, Piccolo e Meris. Secondo te quanto attenderemo per rivedere un italiano primo al traguardo?

Donati ha dimostrato che il livello dei nostri juniores è all’altezza. Io mi aspettavo un acuto dal mio omonimo Gualdi, ma sabato era caduto e aveva un dito steccato e 4 punti al mento, eppure ha chiuso 11° mancando di un nulla l’aggancio col gruppetto che si è giocato la vittoria. Io dico che non dovremo attendere molto, abbiate fiducia…

Doppio squillo belga: al Lunigiana brilla Widar

31.08.2023
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LA SPEZIA – Il 47° Giro della Lunigiana si apre con due semitappe di 50 chilometri l’una. La prima parte da La Spezia e arriva a Fivizzano, su una salita poco più lunga di tre chilometri. L’azione di potenza con la quale Jarno Widar, campione nazionale belga juniores, si è scollato di ruota gli avversari ha fatto impressione. Sulla salita che porta a Fivizzano si passa una prima volta e già Widar ha preso le misure. Così, quando viene affrontata per la seconda volta, quella decisiva, il belga sa già cosa deve fare. Sta sulle ruote degli avversari, che nel frattempo attaccano e si scornano, lui esce negli ultimi 300 metri e li beffa con facilità, tanto che a un certo punto fa una mezza pedalata, indeciso se fermarsi del tutto oppure spingere ancora un po’.

Doppietta nel pomeriggio

A poche ore di distanza dalla vittoria di Fivizzano, Widar bussa ancora una volta sul Lunigiana: nella seconda semitappa, quella del pomeriggio da Massa a Bolano. Questa volta la salita finale ha delle pendenze che fanno male solo a guardarle. Si va costantemente in doppia cifra, per tutti e tre i chilometri, con gli ultimi 300 metri da capogiro. Dall’ultima curva sbuca la maglia verde, quella di leader della classifica generale, Widar questa volta ha staccato tutti. Alza le braccia e incita la folla, quando la strada sotto le sue ruote ancora sale e inviterebbe a spingere ancora.

Ecco Widar premiato con la maglia rosa, quella del vincitore di tappa
Ecco Widar premiato con la maglia rosa, quella del vincitore di tappa

Il destino dei vincenti

Jarno Widar ha l’attitudine di un belga timido, piccolo e snello, con gambe magre ma potenti, così tanto da portarlo spesso ad alzare le braccia al cielo. Solo nel 2023 può contare su undici successi, compresi quello di oggi. Il suo rapporto con la bici è stato naturale, nato fin da piccolo e proseguito nel corso degli anni, per lui che è nato vicino a Liegi. 

«Ho iniziato ad andare in bici fin da piccolo – ci racconta all’ombra del pullmino della nazionale belga – nella squadra del mio paese. Non è sempre andata bene, viste anche le mie caratteristiche fisiche sono cresciuto più tardi rispetto ad altri. Sono cresciuto volta per volta e anno dopo anno. Prima vincendo qualche gara minore, solamente l’anno scorso sono riuscito ad affermarmi su traguardi più importanti, come quello della Nokere-Koerse».

L’anno della svolta

Jarno Widar è ufficialmente esploso quest’anno, con tanti successi, alcuni che lasciano intendere le qualità del ragazzo. Spiccano però due risultati importanti: la Kuurne-Bruxelles-Kuurne e il Giro delle Fiandre, entrambe le gare vinte in solitaria. A Kuurne, addirittura, i minuti di vantaggio sul secondo classificato sono stati quasi due.

«Sono un corridore che va bene un po’ su tutti i terreni – continua – vincere gare così importanti quest’anno mi ha dato tanto morale e fiducia. Ho capito che non ci sono limiti alle mie possibilità, ho vinto sulle pietre e in montagna alla Classique des Alpes. Penso sia stata la vittoria più bella, quella che mi ha dato più soddisfazioni. In Belgio non abbiamo salite lunghe e impegnative come quelle che trovi sulle Alpi. Quindi uscire dal mio Paese e vincere su un terreno tanto diverso ha acceso qualcosa in me. Invece, un successo sulle pietre è particolare, ma molto più normale per me. Anche vincere il titolo nazionale è stata una grande gioia, indossare questa maglietta è particolare».

Dopo una crescita graduale, Widar quest’anno ha affermato le sue qualità
Dopo una crescita graduale, Widar quest’anno ha affermato le sue qualità

Gran finale di stagione

Nel mese di agosto il giovane belga ha corso il mondiale a Glasgow, dove però si è dovuto ritirare a causa di un guasto tecnico. Mentre, nelle settimane successive è venuto a correre in Italia, nella bergamasca dove è arrivato secondo al Memorial Pietro Merelli, mentre il giorno successivo ha vinto il Trofeo Paganessi. Due gare che gli sono servite per arrivare pronto a questo Giro della Lunigiana. 

«In Italia ho corso per la prima volta quest’anno – racconta ancora Widar – prima all’Eroica Juniores ma non è andata bene. Invece, in questo mese di agosto sto raccogliendo tanto. Purtroppo a Glasgow sono stato sfortunato, ho avuto un guasto meccanico nel momento sbagliato. L’obiettivo è quello di rifarmi al campionato europeo e se arrivo con questa condizione posso fare davvero bene».

Jarno Widar è un secondo anno, questo vuol dire che l’anno prossimo lascerà il Crabbé Toitures – CC Chevigny Junior, sua squadra attuale, e passerà under 23.

«Andrò a correre nel development team della Lotto-Dstny – conclude – vedremo come va il primo anno e poi capiremo che strada intraprendere. Neanche io so bene cosa aspettarmi, forse mi concentrerò di più sugli arrivi in salita, ma lo scopriremo strada facendo».