Kwiatkowski, la vittoria di Jaen è un ritorno alla vita

19.02.2025
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Fra le sue 32 vittorie, brillano un mondiale, due Amstel Gold Race, la Milano-Sanremo, due Strade Bianche, San Sebastian, il Giro di Polonia, la Tirreno-Adriatico e una tappa al Tour. Non si può dire che il palmares di Michal Kwiatkowski sia banale, con la scelta di accasarsi alla Sky di Froome, Thomas e Bernal che gli ha permesso negli ultimi anni di ricavarsi il suo spazio al riparo da pressioni eccessive. Avrebbe potuto ottenere di più? Difficile da dire, forse sì, ma non si può dire che abbia ottenuto poco.

Dopo la crono di Parigi, chiusa con un anonimo 23° posto, Kwiatkowski ha chiuso il 2024
Dopo la crono di Parigi, chiusa con un anonimo 23° posto, Kwiatkowski ha chiuso il 2024

Un baby campione

Se rinascesse oggi, alla sua porta ci sarebbe la fila. Campione europeo strada e crono da junior, campione del mondo junior a crono e vincitore della Corsa della Pace, anziché finire in un devo team (che ancora non esistevano), Kwiatkowski fece il suo esordio da professionista alla Caja Rural nel 2010 dopo un anno da under 23 alla Mg.k Vis-Norda affiliata in Polonia ma toscana di adozione. Corse poi per un anno alla Radio Shack di Armstrong e Bruyneel e, quando questa chiuse, passò alla Omega Pharma-Quick Step.

Aveva 24 anni quando a Ponferrada conquistò il mondiale dei professionisti, con un colpo di mano dei suoi sull’ultima salita, staccando Gerrans e Valverde e mettendo in mostra le sue doti di finisseur.

Grande festa alla Ineos dopo la vittoria di Ubeda, con Laurance e Tulett nei primi 10
Grande festa alla Ineos dopo la vittoria di Ubeda, con Laurance e Tulett nei primi 10

Per la sua famiglia

Lunedì il polacco ha vinto la Clasica Jaen Paraiso Interior, la Strade Bianche di Spagna. La Ineos ha brindato con lui e ha visto finire nuovamente all’ospedale Egan Bernal, portato per soddisfarne il gusto, ma forse senza troppo riguardo per le sue potenzialità e il suo futuro.

«Questa vittoria significa molto – ha scritto Kwiatkowski su X – voglio dedicarla alla mia famiglia, che mi è stata accanto giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Sono così orgoglioso di noi. Grazie Ineos Grenadiers per tutto il supporto e la fiducia. Vamos!».

Il suo attacco da lontano aveva lasciato intuire che la gamba fosse buona, ma il piglio con cui si è sbarazzato di Ruiz e ha resistito al ritorno violento di Isaac Del Toro ha dato alla sua vittoria uno spessore ancora superiore.

Fra i capolavoro di Kwiatkowski, la Sanremo del 2017: lascia partire Sagan, lo rimonta e lo salta sulla riga. Terzo Alaphilippe
Fra i capolavoro di Kwiatkowski, la Sanremo del 2017: lascia partire Sagan, lo rimonta e lo salta sulla riga. Terzo Alaphilippe

Il capolavoro di Sanremo

Il suo capolavoro lo fece forse alla Milano-Sanremo del 2017, quando si lasciò alle spalle Sagan in maglia iridata e Alaphilippe che volava. Da valido pistard lasciò che lo slovacco prendesse margine, si lanciò e lo saltò sulla riga in quella composizione di gambe e bici al limite dell’equilibrio che sarebbe finita presto su tutte le copertine.

Un metro e 76 per 68 chili, due anni prima con la maglia iridata indosso era riuscito a vincere l’Amstel Gold Race, lasciandosi alle spalle nuovamente Valverde e Matthews. Una vittoria doppiata nel 2022, questa volta al colpo di reni su Cosnefroy. La sua esperienza nella corsa a punti su pista gli è tornata utile più di una volta.

Olimpiadi addio

La vittoria di lunedì a Ubeda lo ha scosso particolarmente perché il 2024 non è stato il suo anno più felice, a causa di una frattura vertebrale che lo ha costretto a saltare le Olimpiadi su strada e a chiudere la stagione il 27 luglio, dopo il 23° posto nella crono di Parigi. Un risultato ben lontano dai suoi standard.

«Rappresentare il mio Paese – ha raccontato – sarebbe stato un’impresa troppo grande per farlo senza la certezza di poter dare il 110 per cento. Dopo la cronometro ho sofferto di dolori lombari e l’unica decisione possibile è stata quella di cedere il mio posto nella corsa su strada a un altro corridore. Quelle successive non sono state settimane facili a causa della rottura del disco, ma sono tornato». 

Ubeda: l’ultimo a cedere è stato lo spagnolo Ruiz, poi Kwiatkowski si è involato da solo verso il traguardo
Ubeda: l’ultimo a cedere è stato lo spagnolo Ruiz, poi Kwiatkowski si è involato da solo verso il traguardo

Un attacco (quasi) impossibile

Il suo racconto dopo l’arrivo è stato piuttosto controllato, anche se nel momento in cui ha citato la famiglia, ha ceduto per un istante alla commozione. Ora il suo programma prevede la Vuelta Andalucia, quindi Strade Bianche, Tirreno, Sanremo e la campagna delle Ardenne, passando per i Paesi Baschi.

«Sono partito a 70 chilometri dall’arrivo – dice – convincendomi che tutto fosse possibile. Non mi aspettavo che si andasse così forte, ma quando nella seconda parte di gara ho visto che eravamo rimasti in pochi e la mia squadra era numerosa, ho capito di poter fare bene e che la situazione si prestava a un attacco. Sono orgoglioso di come abbiamo corso. Sono stati due mesi difficili, non correvo da luglio e sono tornato in Australia a gennaio. Poi ho fatto due settimane di training camp a Mallorca, quindi so benissimo quanti sacrifici abbiamo fatto tutti per arrivare sin qua. Ma sono contento di avere nuovamente il livello per vincere queste corse».

Nuove corse, la stessa magia: Pogacar riparte alla grande

14.02.2023
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Buona la prima. Tadej Pogacar inizia la sua stagione vincendo… Dal Giro di Lombardia alla Clasica Jaen Paraiso Interior sono passati 128 giorni, ma il risultato non è cambiato.

Un po’ a sorpresa il campione sloveno aveva rinunciato al UAE Tour, corsa che per la sua squadra equivale quasi al Tour de France. E questo lasciava pensare che non fosse al top.

Dalla UAE Emirates ci avevano parlato del bisogno di cercare nuovi stimoli, di prendere parte a nuove gare… insomma di variare un po’ la preparazione. E lo stesso Tadej nel ritiro di dicembre aveva annunciato che sarebbe partito un po’ più piano proprio perché voleva concentrasi al meglio sul Tour. “Alla faccia del bicarbonato di sodio”, avrebbe detto Totò di fronte a questo debutto!

Dopo 128 giorni dal Giro di Lombardia (sua ultima gara del 2022), Pogacar è tornato a correre… e ha subito vinto
Dopo 128 giorni dal Giro di Lombardia (sua ultima gara del 2022), Pogacar è tornato a correre… e ha subito vinto

Vittoria alla Pogacar

Pogacar ha vinto a modo suo: divertendosi e dando spettacolo. Alla Clásica Jaén Paraìso Interior è stato autore di un attacco spettacolare, imprevisto (almeno per chi non era della UAE Emirates), solitario: circa 42 chilometri di fuga tra gli sterrati e gli uliveti di Ubeda. 

«Finora – ha detto Pogacar sorridente dopo la gara – sta andando tutto bene. Non potevo iniziare la stagione meglio di così. Sono molto contento anche perché la squadra ha lavorato bene oggi. E lo dimostra Tim Wellens. È fantastico finire con un primo e un terzo posto».

Per carità, è solo la prima corsa dell’anno ed è anche una “piccola corsa”, ma il Pogacar visto ieri è sembrato quello brillante dei tempi migliori, quando con la sua “innocente sfacciataggine” attaccava, staccava tutti e con apparente semplicità vinceva. Non era certo quello che si doveva dannare l’anima alla terza settimana del Tour per staccare Vingegaard o, peggio, per cercare di non prenderne troppe dallo stesso danese.

E quando hai addosso questa aurea di ottimismo non ti ferma neanche una foratura. Non ti ferma perché hai un bel vantaggio. Perché l’ammiraglia è pronta ad intervenire. E perché resti tranquillo.

«Forare – ha detto Tadej – fa sempre un po’ paura, ma sono stato fortunato ad avere la macchina proprio dietro di me e quindi non è stato poi così stressante».

Lo sloveno ha forato, ma è rimasto tranquillo. Una buona condizione si denota anche dalla lucidità con cui vengono gestite situazioni simili
Lo sloveno ha forato, ma è rimasto tranquillo. Una buona condizione si denota anche dalla lucidità con cui vengono gestite situazioni simili

Questione di stimoli

Dicevamo degli stimoli. Questo non è un aspetto banale per un campione come Pogacar. Lo scorso anno ha assaggiato anche lui la “sconfitta”, anche se dobbiamo ammettere che parlare in questi termini sembra esagerato. Ma resta il fatto che per la prima volta in carriera Tadej non ha vinto. Si è trovato di fronte alla sua prima vera difficoltà.

Era normale che prima o poi il momento tosto arrivasse. Pertanto ci sta, eccome, che voglia prendere le sue contromisure. Anzi, è bello. E’ segno che ci tiene, che semmai è pronto ad impegnarsi ancora di più.

E allora torna il fatto che non sia andato al UAE Tour, dove era praticamente “costretto a vincere”. Torna il fatto che voglia partire più piano. E torna il fatto che voglia provare nuovi calendari. In due parole: nuovi stimoli.

Giusto un paio di giorni fa l’Equipe aveva detto che Tadej volesse cambiare ancora. Che dopo la Strade Bianche, corsa che ha vinto lo scorso anno e che adora, volesse volare direttamente a La Verrière per la partenza della Parigi-Nizza. Quindi niente Tirreno-Adriatico.

Non è ufficiale, e forse non accadrà: anche per questioni di equilibri non direbbe di no ad un’altra corsa Rcs, visto che non farà il Giro a vantaggio del Tour. Ma è anche vero che a certi livelli e con certi campioni si va oltre.

Quinto settore di sterrato, su uno strappo Tadej affonda il colpo. Lo tiene solo Samitier, poi 40 chilometri di cavalcata solitaria
Quinto settore di sterrato, su uno strappo Tadej attacca. Lo tiene solo Samitier, poi 40 chilometri di cavalcata solitaria

Gambe e ottimismo

Procedendo per passi, da mercoledì Pogacar sarà di scena alla Vuelta a Andalucia, corsa a tappe di buon livello. C’è da giurare che vorrà dare ancora spettacolo. Come ha detto recentemente alla Gazzetta dello Sport, per lui il ciclismo è un gioco, è divertimento e per questo vuole sempre vincere.

«Alla Vuelta a Andalucia – ha detto Pogacar – ci saranno corridori molto bravi, tappe belle e toste. Mi aspettano cinque giorni difficili di corsa».

E sempre procedendo per passi, dopo l’Andalucia ecco gli sterrati della Strade Bianche per l’asso sloveno. Sterrati che ha incontrato anche ieri alla Clásica Jaén Paraìso Interior. Ma forse Siena e Ubeda hanno poco in comune e lo stesso Pogacar ha voluto mettere i puntini sulle “i”.

«Non metterei a confronto queste due gare – ha detto lo sloveno – sono diverse. Sono differenti il tipo di sterrato, le salite e persino i tratti che ci sono nel mezzo».

In effetti la corsa spagnola è molto più filante, sia nell’altimetria che nei segmenti di strada bianca stessi: molto più ampi e battuti in Spagna.

Infine Tadej ha aggiunto una frase che forse è meno banale di quel che possa sembrare. Una frase che forse un anno fa di questi tempi non avrebbe detto: «Per me è molto importante iniziare così. Le gambe ci sono e questo mi dà fiducia per il prosieguo della stagione». Insomma, anche Tadej ha bisogno di certezze. Anche Tadej è umano. Forse…