EDITORIALE / Cosa va a fare Pidcock alla Q36.5?

09.12.2024
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MIRALBONS (Spagna) – Un punto imprecisato lungo la AP-7 che corre lungo il sud della Spagna. Una sosta per scrivere questo editoriale, sulla strada verso Calpe e dei primi ritiri di stagione. Come ha scritto Emiliano Neri nel nostro gruppo ristretto (del team è parte preziosa anche Luciano Crestani), con questo viaggio inizia il nuovo anno. Mancano 30 chilometri al traguardo, ma è meglio fermarsi per tempo e finire il lavoro con calma. Il titolo ci frulla da qualche chilometro per la testa: cosa va a fare Pidcock alla Q36.5?

Uscendo da Valencia, poco dopo l’aeroporto, un immenso cumulo di auto infangate ci ricorda quello che è accaduto da queste parti poco più di un mese fa. Nei media non se ne parla da tempo, come del terremoto del Centro Italia, ma questo non significa che le ferite siano sanate e dimenticate. Proprio no.

Dalla Sardegna arrivano i messaggi di Filippo Lorenzon, che ieri avrebbe dovuto raccontarci una gara di cross e si è trovato invece nel bel mezzo della bufera di vento che ha portato all’annullamento della gara. Oggi è al lavoro per bici.STYLE, l’ultimo nato, poi tornerà a casa. Qui si comincia invece nel pomeriggio con la Jayco-AlUla, in attesa dell’incontro con Pogacar programmato per domani.

Usciti dall’aeroporto di Valencia, cumuli di terra e una montagna di auto ricordano la Dana
Usciti dall’aeroporto di Valencia, cumuli di terra e una montagna di auto ricordano la Dana

Il cross e Pidcock alla Q36.5

Ci sono due pensieri che si accavallano nella mente mentre si guida verso Calpe. Uno è il sincero dispiacere per il danno subito dall’amico Luca Massa, che per organizzare la Coppa del mondo di cross a Is Arutas ha messo in secondo piano ogni altro aspetto della sua vita e ora è lì a contare le perdite.

Un altro è il passaggio di Pidcock alla Q36.5 Pro Cycling, che ci ha dato tanto da ragionare. Sono due aspetti slegati, distanti fra loro anni luce, per cui forse il solo link potrebbe essere il fatto che il britannico corre anche nel cross. Eppure, sotto questo sole accecante, con le curve che si infilano fra le montagne e il mare sulla sinistra, i puntini si uniscono e compongono un quadro.

Nino Schurter, un’Olimpiade e 10 mondiali, è da sempre un atleta Scott: Pidcock userà invece bici Pinarello
Nino Schurter, un’Olimpiade e 10 mondiali, è da sempre un atleta Scott: Pidcock userà invece bici Pinarello

Schurter non c’entra

La notizia che Pidcock sarebbe andato alla Q36.5 girava da mesi. Era convinzione comune che il ritiro di Nino Schurter dalla mountain bike avesse spinto Scott ad accaparrarsi l’astro nascente, l’unico in grado di tenere testa nel palmares al gigante svizzero. Con due Olimpiadi e tre mondiali, l’associazione veniva facile. Quando poi Schurter ci ha ripensato, la pista svizzera sembrava essersi raffreddata, fino all’annuncio di pochi giorni fa e quello odierno di Pinarello da cui si è capito che il motore dell’operazione non è Scott.

Si dice infatti che Pidcock sarebbe da tempo il pallino di Ivan Glasenberg, proprietario di Pinarello come pure azionista di Q36.5 e alla fine avrebbe garantito lui per il contratto milionario (si parla di 8 milioni all’anno) del campione. Tom era il corridore più pagato della Ineos, bravo lui e bravo il suo procuratore, per cui forse di là non avranno lottato troppo per trattenerlo. A questo punto però, l’uomo del bar che c’è in ciascuno di noi, è portato a chiedersi: cosa troverà Pidcock nella nuova squadra che non poteva avere alla Ineos Grenadiers?

Ivan Glasenberg, classe 1957, è un magnate sudafricano, super appassionato di ciclismo (foto Bloomberg)
Ivan Glasenberg, classe 1957, è un magnate sudafricano, super appassionato di ciclismo (foto Bloomberg)

Il mercato delle bici

Andiamo al contrario: partiamo da quello che non troverà. Di certo l’ossessione del Tour, che gli si è cucita addosso da quando vinse il Giro d’Italia U23 del 2021 e si decise che sarebbe stato l’erede di Froome. A Pidcock le corse a tappe di tre settimane non piacciono, non le regge e forse trova noioso anche prepararle. Alla Q36.5, che da quando è nata non è stata ancora invitata in un Grande Giro, il problema probabilmente almeno nell’immediato non si porrà.

Sfortunatamente per lui però non potrà dare per scontati neppure gli inviti per le classiche del Nord che più gli piacciono. Si può sperare che gli organizzatori belgi avranno un occhio di riguardo, allo steso modo in cui l’arrivo di Alaphilippe potrebbe aprire alla Tudor le porte del Tour, ma non ci sono certezze.

E in che modo la Q36.5 si sta attrezzando per sostenerlo? Nelle sue dichiarazioni, Tom appare molto contento per l’opportunità di lavorare con dei nuovi materiali, anche se in un comunicato appena uscito, Pinarello fa sapere che il britannico continuerà a usare le sue bici per il fuoristrada.

Anche il mercato delle bici infatti è in subbuglio. Si sussurra, ma è da confermare, che Scott avrebbe rinunciato al Team DSM Firmenich per concentrarsi sulla Q36.5 e al suo posto in Olanda già dal 2025 potrebbe sbarcare Lapierre, uscita dalla FDJ Suez in cui Specialized ha seguito Demi Vollering.

Il vento ha provocato l’annullamento della Coppa del mondo di cross in Sardegna: i danni sono ingenti
Il vento ha provocato l’annullamento della Coppa del mondo di cross in Sardegna: i danni sono ingenti

I diritti dei più piccoli

E’ tutto un ribollire di soldi, del resto si chiama mercato e così deve essere. Tuttavia, pensando a Luca Massa e alla sua Crazy Wheels che ha organizzato il cross in Sardegna (avendo alle spalle Flanders Classics e PPEvents), viene da chiedersi se in questo mondo così assetato di euro ci sia ancora posto per i piccoli. E’ un discorso che si estende ai team giovanili e sale fino ai vertici del movimento, coinvolgendo chiaramente anche gli organizzatori. E’ notizia delle ultime settimane che la Zalf Fior non ripartirà, che la Hopplà corra lo stesso rischio, così come rischierebbe lo stop la Work Service fra gli juniores (speriamo di no).

Nelle scorse settimane, Luca Guercilena aveva posto una domanda cui cercheremo presto di dare una risposta. Se si parla di salary o budget cap per le squadre, perché non fare lo stesso con gli organizzatori? Perché non immaginare una lega in cui si condividano gli utili, in modo che i piccoli abbiano altre (provvidenziali) entrate? Perché ASO ed RCS possono drenare risorse dal territorio nel nome della loro storia? E perché invece i piccoli organizzatori come quello sardo, la stessa PPEvents e la SC Alfredo Binda della Tre Valli Varesine, rischiano di non ripartire per gli effetti di una calamità naturale? Perché i giganti non dovrebbero versare parte dei diritti televisivi o degli sponsor che rastrellano in virtù della loro forza, dato che lo stesso viene chiesto ai team WorldTour?

Cominciamo fra poco il nostro tour con De Marchi, qui alla Vuelta con la moglie Anna e i due figli
Cominciamo fra poco il nostro tour con De Marchi, qui alla Vuelta con la moglie Anna e i due figli

Destinazione Calpe

Sono i pensieri di un giorno di sole in questo primo viaggio che lancia il 2025. Chi governa il ciclismo sta lasciando correre da troppi anni e, come la tempesta di Valencia e quella che ieri ha fermato il cross in Sardegna, la marea rischia di spazzare via quel che trova sulla sua strada. Se non si mette mano al sistema, il ciclismo agonistico rischia di subire danni incalcolabili. La scomparsa delle società giovanili fa calare la probabilità che nascano campioni: è un semplice dato numerico, niente di misterioso.

Chissà che non sia il gigante Red Bull, nel momento in cui capirà l’andazzo, a portare la sua esperienza di altri settori e suggerire un cambiamento di rotta. Ad andare avanti come si è sempre fatto, la storia insegna, non si va più da nessuna parte. Perciò adesso pubblichiamo questo articolo e poi ci rimettiamo sulla strada. Nonostante tutto, l’incontro con i corridori resta uno dei momenti più magici del mestiere.

Is Arutas, vince il vento. Gara addio, arrivederci Sardegna

08.12.2024
7 min
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CABRAS – Quello che si prospettava nelle ore precedenti alla fine è diventato realtà. La gara di Coppa del mondo di Cabras Is Arutas è stata annullata a causa del forte vento. Un vento teso, costante, rude… Le onde erano altissime e le loro goccioline venivano trasportate a distanza di decine e decine di metri. In pratica era come se piovesse, cosa che comunque a scroscioni si è ripetuta per tutta la giornata.

Noi stessi, stamattina, quando siamo arrivati sul posto di gara, abbiamo provato a scendere sulla spiaggia e non si riusciva letteralmente a stare in piedi. Anche i video che abbiamo girato per i social erano tutti tremolanti. E’ bastato aprire lo sportello (con difficoltà) per che capire che sarebbe stata dura. Molto dura.

Raffiche a 80 all’ora

Filippo Pozzato ci aveva detto che era difficile stare in piedi sulla collinetta a bordo mare. La situazione è apparsa subito complicata e, tanto per cambiare, quando le cose non devono andare per il verso giusto, c’è stato persino un incendio nel quartier generale della gara.

Fortunatamente, però, non ci sono stati grossi problemi né danni alle strutture. Era impossibile dare il via a un evento agonistico così importante, ma non solo importante: il vento era veramente tagliente, forte, teso e non mollava mai. E quando rinforzava, le folate ti sbattevano letteralmente a terra. Si stima abbiano superato anche gli 80 all’ora.

Le onde di questa mattina a Is Arutas
Le onde di questa mattina a Is Arutas

Atleti compatti

Abbiamo parlato anche con Eva Lechner, che è stata un po’ la nostra portavoce per quanto riguarda gli atleti. Tutti erano dispiaciuti, ma compatti nel dire che non avrebbero preso parte a questa gara.
La sicurezza veniva meno soprattutto nel lungo tratto rettilineo che costeggiava la spiaggia, quello più vicino al mare. Era impossibile stare in piedi, e anche nei tratti successivi la situazione non migliorava di molto.

«Oggettivamente – ha detto Eva Lechner dall’alto della sua esperienza – non si poteva correre con queste condizioni. Mi era già successo di gare annullate per il forte vento, persino in Belgio, ma credetemi non era così potente.

«Noi italiani eravamo tutti nello stesso hotel e parlavamo proprio di questo stamattina, già prima di venire al campo gara. La nostra giornata è stata, fino all’annullamento della gara, esattamente come se avessimo dovuto correre: sveglia, colazione, e tutto il resto. Poi, una volta arrivati, abbiamo parlato anche con gli altri atleti e tutti eravamo concordi sul fatto che non fosse possibile gareggiare. Tra l’altro, non siamo alla fine della stagione, rischiare di più non aveva senso. E poi, comunque, davvero non c’erano le condizioni».

I media belgi, accorsi in massa in Sardegna, hanno preso i microfoni e, più o meno tutti, hanno detto le stesse cose di Eva Lechner. Il via vai dei commenti è cominciato. «Penso – ha detto Michael Vanthourenhout – che la cancellazione sia stata l’unica opzione giusta. Non importa quanto sia difficile per gli organizzatori, e dispiace per loro, ma non si riusciva a tenere dritta la bici. Tra l’altro, c’è una bella differenza tra pochi chilometri nell’entroterra e qui sulla costa».

Ora per ora

Facciamo dunque una breve cronistoria. Già alla vigilia di ieri le previsioni non erano positive.
Si sapeva di questo forte vento. Stamattina, addirittura, le mappe del vento mostravano il lato occidentale della Sardegna, cioè quello su cui ci troviamo, colorato di viola scuro, a indicare la situazione più forte, più tesa, più pericolosa. Questo aveva allertato atleti, organizzatori e anche l’UCI.

Stamattina ci siamo svegliati con la notizia dell’incendio nel quartier generale, ma alla fine questo non si è rivelato un grande problema, né strettamente collegato all’evento.


Già prima delle 9 era chiaro e ufficiale che non si sarebbero disputate le prove del mattino. Poi si è atteso fino alle 12, entro le quali l’UCI avrebbe redatto il comunicato ufficiale. Comunicato che è arrivato puntuale alle 11,26, in cui l’UCI spiegava che, a causa del forte vento, non c’erano le condizioni per disputare la gara.
Dopo l’annuncio, gli atleti hanno cominciato a restituire i chip ricevuti il giorno prima. E a mano a mano hanno iniziato a tornare a casa.

Filippo Pozzato (classe 1981) di PP Events
Filippo Pozzato (classe 1981) di PP Events

Parla Pozzato

Abbiamo parlato anche con Filippo Pozzato di PP Events, organizzatore insieme a Flanders Classics, a Crazy Wheels e al Comune di Cabras, di questa terza tappa della Coppa del mondo nella splendida Is Arutas.

Filippo, com’è andata?

Come mi dicevano le persone del posto, questo è stato il secondo giorno di tutto l’anno che accade una cosa del genere. Siamo stati un po’ sfortunati. Dispiace, perché comunque Crazy Wheels, l’organizzatore locale, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna hanno messo tutto l’impegno possibile. Un impegno anche economico. Un ringraziamento in particolare va a loro, ma soprattutto ai volontari che anche questa mattina erano già al lavoro per sistemare il percorso. C’erano 100 persone che hanno dato il massimo per rimetterlo a posto.

Cosa è successo alla fine?

Dopo aver visionato più stazioni meteo, abbiamo cercato di capire se ci fosse qualche speranza che il vento smettesse. Ci hanno detto che forse sarebbe calato un po’ solo dopo le 16, il che rendeva tutto impossibile, soprattutto da un punto di vista televisivo: il problema principale era la produzione.

E farla magari domani?

Noi eravamo anche disponibili a cambiare gli orari e magari anche a farla domani, ma purtroppo non è stato possibile. Ci sono questioni logistiche, soprattutto per la televisione, che aveva già programmato tutto da mesi. Anzi, oggi è un danno per tutti: nei palinsesti di tante televisioni non andrà in onda questo evento, quindi tutte le emittenti che avevano i diritti per trasmettere rimarranno con un buco. È un peccato per tutti. In più anche il rientro di mezzi e personale non sarebbe stato facile da rivedere.

In questa decisione avete parlato anche con gli atleti?

Sì, sì e una cosa bella, io guardo sempre il bicchiere mezzo pieno, è che in questi ultimi anno c’è un bel confronto fra le parti in causa: organizzatori, UCI, atleti. I corridori erano dispiaciuti ma era impossibile gareggiare. Li abbiamo ascoltati eccome. Io stesso stamattina alle 6,30 ero qui. In spiaggia, a piedi, il vento ti spostava facilmente. Ma ripeto: decisione giusta. Impossibile correre.

C’è la possibilità di riprovare in futuro?

Sì, sicuramente. Abbiamo un contratto di due anni con tutti gli enti coinvolti, quindi l’anno prossimo saremo di nuovo qui. Speriamo solo di avere una bella giornata, per poter far vedere a tutti la bellezza che la Sardegna ha da offrire.