La “ricetta magica non esiste” e le indicazioni di base, la biomeccanica e i fattori soggettivi devono collimare. Quali sono i criteri da considerare quando si sceglie una sella? Cosa dobbiamo tenere bene a mente quando pedaliamo per evitare problematiche alle zone sensibili del nostro corpo?
Abbiamo domandato a due atleti che si allenano per 30 ore (e oltre) alla settimana e autorevoli anche nelle valutazioni tecniche: Matteo Trentin (UAE Team Emirates) ed Hermann Pernsteiner (Team Bahrain Victorious), molto differenti anche nella struttura fisica. Trentin ha una struttura muscolare importante e potente, il corridore austriaco è il tipico scalatore, più esile e leggero. Entrambi, pur militando in squadre diverse, utilizzano selle Prologo.
Matteo Trentin in azione sul pavé, il corridore trentino è dotato di una struttura muscolare importante Hermann Pernsteiner, al contrario di Trentin ha un fisico minuto, tipico degli scalatori
Trentin in azione sul pavé, il corridore trentino ha una struttura muscolare importante Hermann Pernsteiner, al contrario di Trentin ha un fisico minuto, tipico degli scalatori
Può risultare banale, ma consideriamo l’ampia scelta dei prodotti sul mercato. Quali sono i criteri con i quali viene scelta la sella?
TRENTIN: «Senza dubbi, il primo fattore da considerare è la comodità, questa deve essere sopra a tutto. Il mercato attuale offre tante possibilità e molta scelta, anche per le differenti categorie di prodotti, ma il comfort deve essere in cima alle valutazioni. Un altro aspetto è il design del prodotto. Non è corretto scegliere una sella solo perché ci gratifica esteticamente. Non è detto che una sella super performante sia ottimale e adatta alle proprie esigenze».
PERNSTEINER: «Per la scelta della sella adeguata alle mie esigenze, utilizzo dei criteri personali. Non ho una struttura fisica imponente, ho il bacino stretto e appoggi ischiatici ridotti. Diciamo che ho il tipico fisico da scalatore e sono leggero. Preferisco una sella non eccessivamente morbida, anzi piuttosto dura. Associo questo fattore alla stabilità che riesco ad ottenere dalla sella. Inoltre non amo le selle eccessivamente larghe».
Conta maggiormente una valutazione biomeccanica, oppure la soggettività?
TRENTIN: «Entrambe le cose, ma l’ultima parola e una sorta di verdetto finale deve essere legato alla soggettività. E’ giusto avere dei riferimenti ed è altrettanto importante avere una posizione in bici corretta, tanto comoda, quanto proficua. Quando si parla di sella, si entra in un argomento molto delicato, dove la soggettività ha un grande peso e valore nelle scelte finali».
PERNSTEINER: «La mia esperienza mi ha insegnato che la soggettività ricopre un ruolo fondamentale nella scelta di un componente importante come la sella. E’ ovvio che sono necessari dei riferimenti e oggi la tecnologia di valutazione ci aiuta in questo. Però l’ultima parola è sempre quella delle sensazioni e dei feedback personali. Se non si è comodi su una sella è necessario cambiare».
Quanto tempo è necessario per abituarsi alla sella?
TRENTIN: «Se la sella è buona, adatta alle proprie caratteristiche ed esigenze, il feeling è immediato e sono sufficienti un paio di uscite tranquille per trovarlo. Se è necessario adattarsi, se la sella porta a fare movimenti strani e continui, allora non va bene ed è meglio provare qualcos’altro. Partendo sempre dal presupposto, come detto in precedenza, che anche una buona messa in sella è un aspetto fondamentale. Da non tralasciare».
PERNSTEINER: «Sono convinto che per abituarsi ad una sella ci vogliono almeno due o tre settimane. Bisogna prendere il proprio tempo per avere il giusto feeling e valutare in modo soggettivo i diversi fattori che entrano in gioco».
Quali sono i campanelli di allarme che permettono di capire che non è la sella adatta alle proprie esigenze?
TRENTIN: «Quando il componente non è adatto si generano pressioni varie, fin dalle prime pedalate. E questo fa drizzare subito le orecchie. Da lì, se insistiamo si può generare una serie di fattori negativi concatenati tra loro. Inoltre mi preme dire che pedalare non deve essere una sofferenza e una buona seduta contribuisce al piacere di stare in bici. Avere una buona messa in sella aiuta a spingere e ad esprimersi nel modo più corretto».
PERNSTEINER: «Quello che ho notato, a livello personale è che una sella non adatta a me influisce in modo negativo sull’espressione della potenza: a un certo punto mi viene a mancare. Lo noto dalle sensazioni e anche grazie all’ausilio del power meter. Poi ci sono fattori legati alla difficoltà di pedalare, dolori generalizzati e problemi di fitting, che si riflettono su scompensi fisici».
Nell’arco della stagione, ma anche tra l’inverno e il momento delle gare, cambi la posizione della sella?
TRENTIN: «Sì, posso fare piccoli aggiustamenti, più che altro dovuti all’usura della sella ed è importante capire quando è il momento di cambiarla».
PERNSTEINER: «Non cambio mai posizione. Magari piccoli aggiustamenti, questione di qualche millimetro e preferisco tenere la sella leggermente scaricata sulla parte frontale, a prescindere dalla stagione».
Con o senza foro?
TRENTIN: «Personalmente preferisco il foro. E’ un cardine dal quale non voglio prescindere».
PERNSTEINER: «Non utilizzo le selle con il foro e con il canale di scarico. Le ho provate, ma le trovo più flessibili, inoltre quando è capitato di provarle mi sposto parecchio pedalando e non mi trovo a mio agio».
Con o senza, trovi delle differenze sostanziali?
TRENTIN: «Uso le selle con il buco di scarico ormai da tanti anni e la sua presenza, mi aiuta a scaricare molto la pressione perineale. Per me è un vantaggio, che si riflette in modo positivo quando bisogna stare in bici per tante ore. Considerando che noi ci alleniamo per 30 ore alla settimana, la sella non è un semplice dettaglio» .
PERNSTEINER: «Credo che ci siano aspetti personali, ma essendo leggero e non avendo problematiche di pressioni, la sella senza il canale mi offre delle sensazioni migliori».
Una Prologo Scratch M5 per Trentin, quindi una sella corta Il modello Zero C3 con gli inserti CPC, la sella scelta da Pernsteiner
Una Prologo Scratch M5 per Trentin, quindi una sella corta Il modello Zero C3 con gli inserti CPC, la sella scelta da Pernsteiner
Quale modello utilizzi?
TRENTIN: «Prologo, che è sponsor del team. Io utilizzo la Scratch M5 Pas, quindi una sella corta. Il feeling è stato immediato fin dalla prima volta che l’ho utilizzata e da quel momento sono rimasto su questo modello, senza variazioni anche nel corso della stagione».
PERNSTEINER: «Uso la Prologo Zero C3 CPC. Mi trovo bene con lo shape di questo prodotto e con gli inserti CPC che offrono un maggiore grip, rispetto ad una sella tradizionale. Trovo dei benefici in diverse situazioni, ad esempio quando piove e passiamo molte ore sotto la pioggia. Il CPC aumenta la mia stabilità. Posso dire inoltre che nel corso di una stagione cerco di non cambiare la sella che ho sulla bici delle gare e su quella da allenamento ne cambio un paio, ma sempre dello stesso modello».
Hai detto che la sella è un argomento delicato. Un tuo consiglio utile che possono sfruttare gli appassionati di bici e gli amatori in genere?
TRENTIN: «La scelta della sella giusta non prevede la formula perfetta e una ricetta magica che va bene per tutti. Non esiste un solo prodotto che è perfetto per tutti i ciclisti. Il comfort quando ci sediamo diventa anche sinonimo di benessere. Quando stiamo comodi pedaliamo più forte e più a lungo, quando siamo scomodi la performance non è ottimale».
PERNSTEINER: «Una sella deve essere confortevole prima di tutto e il comfort diventa anche un fattore soggettivo. Quello che è perfetto per me, può non esserlo per qualcun altro. Bisogna essere in grado anche di fare delle piccole valutazioni sulle proprie esigenze e caratteristiche. Comunque una sella non deve dare problemi e deve garantire sempre una buona fluidità in tutti i movimenti».