Nalini lancia la nuova maglia Bas Respect Jersey, appartenente alla linea Ventures. E’ dedicata al gravel, oramai sempre più in voga, ed è realizzata con tessuto ecologico, ovvero 100 per cento poliestere riciclato. La scelta di realizzare una maglia eco-friendly per il gravel non è stata un caso, Nalini ha curato molto questo aspetto. Ha voluto realizzare una maglia che rispetti l’ambiente e che possa essere al tempo stesso comoda e performante. Questo tipo di tessuto, così come il gravel, rappresenta la nuova frontiera del ciclismo. Uno sport, che in tutte le sue declinazioni, sta sposando al massimo la tutela dell’ambiente.
Ecco la Bas Respect Jersey firmata NaliniEcco la Bas Respect Jersey firmata Nalini
Traspirabile e confortevole
La Bas Respect Jersey è altamente traspirante, cioè agevola la traspirazione: basti pensare che il tessuto sottile presenta dei micro fori, pensati per non trattenere il calore e mantenere fresca e asciutta la pelle del ciclista. Se dovessimo definirla con un aggettivo potremmo sostenere che è una maglia versatile, sicuramente molto comoda. Ha 6 tasche posteriori (3 interne e 3 esterne in tessuto indemagliabile) pensate per trasportare al meglio tutto ciò che serve. Inoltre sono stati inseriti anche degli inserti rifrangenti cangianti che riflettono la luce, aumentando la sicurezza, grazie alla migliore visibilità.
Parte posteriore della Bas Respect JerseyParte posteriore della Bas Respect Jersey
Caratteristiche migliori
Nel fondo della Bas Respect Jersey troviamo un elastico in microfibra con puntini grippanti in silicone, che fissa la maglia aumentandone il comfort. Inoltre è una maglia antiabrasiva, resiste molto efficacemente agli sfregamenti. Nalini punta molto su questo capo, gli ha donato tutte le caratteristiche migliori che una maglia per il gravel possa avere.
Manica Nalini della maglia Bas Respect JerseyManica Nalini della maglia Bas Respect Jersey
E’ un capo elastico e confortevole. Non manca veramente nulla per permettere ai ciclisti che la indosseranno di unire comfort e prestazioni.
Le taglie disponibili vanno dalla Xs alla tripla Xl. Il prezzo della maglia consigliato al pubblico è di 119 euro. Naturalmente è possibile abbinare la Bas Respect Jersey ad un pantaloncino realizzato appositamente per il mondo gravel. La linea Ventures presenta diversi modelli in grado di incontrare i gusti e le aspettative di ciascun praticante.
All’interno della gamma Santini troviamo la linea di capi tecnici dedicati al gravel, che hanno una serie di dettagli studiati specificamente per questa disciplina.
Doppie tasche
Partiamo con la maglia Santini Gravel Race disegnata per pedalare sugli sterrati, strade bianche e anche sull’asfalto. Realizzata con il tessuto mèlange, molto leggero, garantisce traspirabilità e un ottimo comfort. Le maniche allungate sono in tessuto tagliato al vivo e aderiscono bene alle braccia, senza stringere. L’elastico a fondo maglia assicura che questa rimanga in posizione.
Molto interessante la tripla tasca posteriore, che è arricchita da un secondo strato in rete leggerissima che permette di caricare il doppio degli oggetti e di gel e barrette. Una soluzione molto comoda in caso di uscite lunghe.
Per quanto riguarda i colori, Santini ha realizzato la versione maschile in verde e la versione femminile in grigio ghiaccio.
Da notare la tasche laterali sulla coscia
Sul retro ci sono le doppie tasche
Nella parte posteriore le tasche sono state raddoppiate
Da notare la tasca in mesh sull’esterno coscia
Morbido e con fondello ergonomico
I pantaloncini Gravel bibshorts sono realizzati in tessuto Gabardin del Maglificio Corno di Bernareggio. Una bella qualità di questo tessuto è che resiste alle abrasioni rimanendo al tempo stesso morbido. Inoltre, dona un leggero effetto compressivo. Anche sui pantaloncini Gravel sono presenti due tasche in mesh, posizionate sulla parte esterna della cosciae due tasche sul retro subito sotto le bretelle.
Il fondello C3 con superficie ergonomica 3D a densità differenziata conferisce un ottimo livello di comfort. Gli elastici con grip a fondo gamba garantiscono che il pantaloncino rimanga sempre in posizione.
I prezzi sono di 89 euro per la maglia e di 169 euro per il pantaloncino.
Il 2020 è un anno segnato dal Covid-19 che ha creato molti problemi. Ci siamo chiesti come sarà Eurobike, la fiera di settore più importante di europa.
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Non poteva certamente mancare il contributo di Guerciotti al gravel, soprattutto nel top di gamma. Il telaio Brera, prodotto dai maghi del ciclocross, si va infatti ad aggiungersi al modello Greto. E’ realizzato con fibre di carbonio ad alto modulo e pesa 1,270 chili. In carbonio monoscocca è anche la forcella. Fra le particolarità che saltano agli occhi, la sagomatura dei foderi orizzontali e del piantone che, avviandosi verso la scatola del movimento centrale, cambiano forma e sezione. Il piantone si schiaccia e anche se questa bici è montata con il monocorona, c’è la possibilità di utilizzare anche un deragliatore. Il carro posteriore invece ha foderi orizzontali schiacciati e rigidi, mentre un ponticello di rinforzo in alto rende più compatta la struttura. La bici ha i freni a disco con pinze flat mount e non si pone limiti, pronta a sfidare qualsiasi terreno.
Molto interessante lo schiacciamento dei foderi e del piantone all’innesto sulla scatola
Un solo comando al manubrio, il deragliatore infatti non c’è
Molto interessante lo schiacciamento dei foderi e del piantone
Un solo comando al manubrio, il deragliatore infatti non c’è
Ekar, una sicurezza
Equipaggiata con campagnolo Ekar 1×13 (la guarnitura si può scegliere fra 38-40-42-44, mentre i pacchi pignoni disponibili sono tre: 9-36, 9-42 e 10-44) la Guerciotti Brera offre il vantaggio di esplorare itinerari fuoristrada in totale armonia e comfort. Singolare per chi non ha l’occhio allenato rendersi conto che il comando al manubrio è solo uno, dato che c’è da controllare soltanto il deragliatore posteriore. Ugualmente il manubrio presenta una svasatura che consente di applicare una borsa. Per aumentare la rigidità dell’insieme, in linea con gli ultimi orientamenti, si è scelto il montaggio con perno passante. Le uniche resistenza a questa soluzione vengono purtroppo soltanto dalla strada, mentre gravel e mountain bike l’hanno sposata da un pezzo.
Il telaio è disponibile in cinque misure, da Xs a Xl.
Sentite che cosa ha fatto Jerome Cousin prima della ripartenza e dopo il Tour. Storia di un viaggio con la sua ragazza in Algarve, dormendo sotto le stelle
«L’idea di una gara gravel è di Jonny – dice subito Pozzato – e sarebbe davvero una figata. Lo vogliono le aziende, si vede da come spingono. L’altro giorno sono uscito sui Colli Berici e di 20 bici che ho incontrato, 15 erano gravel. Ma una gara da sola non reggerebbe, per cui si è pensato di inserirla in un programma più completo. Anche la formula va capita, perché come dicevamo già nei giorni scorsi, non esiste un regolamento tecnico. Non puoi far correre dei professionisti per 300 chilometri in linea, quindi l’idea è quella di un circuito finale, tipo kermesse, per vederli tante volte. I corridori si divertirebbero e avvicineremmo un pubblico diverso dal solito. Appassionati più giovani. Perché la bici da corsa sembra una condanna a morte, sempre dipinta nel segno di una fatica disumana. Ma per i dettagli sentite Jonny, lui ha le idee più chiare di me…».
Jonny Mole è partner diPozzato nell’organizzazione di gare (foto Instagram)Jonny Mole è partner diPozzato nell’organizzazione di gare (foto Instagram)
L’idea di Jonny Mole
Jonny Moletta, in arte Mole, è suo compagno di mille avventure. Titolare a Cittadella dello studio di design che porta il suo nome, è stato uno dei motori dei campionati italiani in Veneto dello scorso anno. E quando c’è da progettare qualcosa, Pozzato sa di avere una spalla ricettiva e capace di rilanciare. Così è stato per le gare di ottobre e per la gravel.
«E’ stata un’intuizione – spiega il diretto interessato – osservando che nel calendario di date possibili, c’era un giorno libero. Il programma prevede il Giro del Veneto mercoledì 13 ottobre, la Gran Fondo sabato 16 e la Veneto Classic domenica 17. Allora ho messo insieme il fatto che ci siano tante ciclabili spesso su strade bianche e mi sono messo a pesare al modo per valorizzarle. La risposta? Mettiamoci i pro’. Ovviamente poi c’è da fare i conti con la praticabilità e qui si è aperto uno scenario infinito».
Le gare in linea di gravel sono già molto diffuse. A sinistra, Lachlan Morton della EfLe gare in linea di gravel sono già molto diffuse. A sinistra, Lachlan Morton della Ef
Di che tipo?
In primis sul tipo di gara. Forse la soluzione più semplice è farla tipo kermesse, come i circuiti dopo Giro, valutando semmai un ingaggio per i partecipanti e senza assegnare punti Uci. Poi c’è il regolamento tecnico, perché sarebbe difficile far seguire dalle ammiraglie. Così l’idea potrebbe essere creare dei punti di assistenza ogni 18-20 chilometri e se buchi devi tenere duro, oppure devi essere in grado di riparare la ruota.
Quanti corridori immaginate al via?
Altro fronte: la sicurezza. Vedrei 3-4 atleti per squadra, proprio perché le sedi stradali non sono larghe come per una corsa su strada.
Del percorso si è già parlato, in parte…
Partenza da Jesolo e arrivo a Piazzola sul Brenta, transitando per Treviso. A Piazzola, non è un caso, si incrociano due delle ciclabili più importanti: la Treviso-Ostiglia e la Ciclovia del Brenta. Il punto di raccordo e il quartier generale saranno in una spettacolare Villa di proprietà della Regione Veneto, intorno alla quale faremo il circuito finale. Non vogliamo snaturare l’essenza del gravel e insieme vogliamo mantenere quella della prova in linea.
Un regolamento tecnico impedirà però l’uso della bici da stradaUn regolamento tecnico impedirà però l’uso della bici da strada
Dici che funzionerà?
Volete sapere una cosa? Fra i partner che ci sono vicini, è la prova che più fa gola.
Quale messaggio si vuol far passare oltre al possibile ritorno commerciale?
Che in un’epoca nel segno dell’elettronica, si può tornare alle origini del ciclismo in chiave moderna. Ma siccome sarà una gara dovremo trovare il modo per evitare che si presentino con bici da strada, per cui sarà dettato un regolamento tecnico.
Magari anche il percorso potrebbe dissuadere…
Esatto, ci saranno dei passaggi con pietre, cercando di trovare il giusto compromesso fra tecnicità e sicurezza. Non deve succedere nulla ai corridori: questa è la prima regola.
Perché pensi che accetteranno?
Perché le squadre e i corridori hanno senso di responsabilità nel promuovere il ciclismo e se si tratta di spingere per allargare la base e farlo in sicurezza su ciclabile, penso che possa funzionare.
Come si chiamerà?
Serenissima Gravel, lasciateci ispirare ai fasti della nostra storia.
L’arrivo e il circuito finale di Serenissima Gravel a Piazzola sul Brenta, famosa per Villa ContariniL’arrivo e il circuito finale di Serenissima Gravel a Piazzola sul Brenta, famosa per Villa Contarini
Movimento in crescita
Provando a sondare il terreno avevamo già provato a immaginare una tappa gravel in una corsa a tappe, interpellando chi come Lachlan Morton della Ef Education-Nippo già gareggia nella specialità e sentendo addirittura Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23 che ci aveva già pensato da solo. Ieri Moreno Moser ci ha raccontato lo stupore per la nuova disciplina. Una cosa è certa: i professionisti, soprattutto quelli più giovani, non disdegnano le contaminazioni. Immaginate solo che dopo essersi sfidati nel ciclocross e poi alle classiche, nel prossimo weekend Pidcock e Van der Poel saranno a sgomitare nella Coppa del mondo di mountain bike ad Albstadt…
«E’ una goduria – parte secco Moreno Moser, unico italiano ad aver vinto la Strade Bianche – su una bici da strada vivi lo sterrato come una situazione di pericolo. Quando invece sono andato a provarlo per uno shooting con la gravel in acciaio, è stato super divertente. Entri a canna nei vari settori e la senti che tiene. Quando pedali sull’acciaio, fai una scelta di stile. Un’idea di ciclismo più pura, con un occhio al passato, ma con i freni a disco e i fili cablati…».
Da fixed a gravel
Il viaggio con il trentino nel mondo gravel firmato Cinelli inizia così, con un entusiasmo nel parlare che negli ultimi tempi da professionista si era allontanato. Da quest’anno Moreno fa parte del Team Cinelli Smith, quello che fino a poco tempo fa era il riferimento nelle gare di fixed e che poi al bivio, ha girato verso il gravel.
«Il team – spiega Francesca Luzzana, Press&Comunication del Gruppo Cinelli – già dal 2005 aveva iniziato a intercettare il movimento underground americano dello scatto fisso, per portare in gruppo quel verbo. Però la scena è cambiata, il movimento è diventato troppo popolare e noi abbiamo iniziato a guardarci nuovamente intorno. Prima abbiamo creato la collaborazione con il Team Colpack, rimettendo quindi il naso nell’agonismo di alto livello su strada. Quindi abbiamo deciso di unire alla strada una diversa letteratura, che crea un ponte fra il mondo del ciclismo e quello, ad esempio, dello snow board.
Moreno con Antonio Colombo, titolare e anima di Cinelli, nel suo viaggio fra ciclismo e arte (foto Perini)
I tubi in acciaio vengono trafilati a mano come nella tradizione italiana (foto Perini)
In Cinelli si respira il profumo di una storia diversa, fra passato e futuro (foto Perini)
Grazie all’acciaio è possibile realizzare ancora il telaio su misura (foto Perini)
Tubi di sterzo, ma più in genere le varie parti del telaio, rifinite in azienda (foto Perini)
Moreno con Antonio Colombo, titolare di Cinelli, nel suo viaggio fra ciclismo e arte (foto Perini)
I tubi in acciaio vengono trafilati a mano come nella tradizione italiana (foto Perini)
In Cinelli si respira il profumo di una storia diversa, fra passato e futuro (foto Perini)
Grazie all’acciaio è possibile realizzare ancora il telaio su misura (foto Perini)
Tubi di sterzo, ma più in genere le varie parti del telaio, rifinite in azienda (foto Perini)
«Va detto però che Cinelli nel gravel c’era da tempo, decisamente tra i primi. Le nostre gravel sono nate 10 anni fa con una configurazione da ciclocross, poi abbastanza rapidamente siamo arrivati all’assetto di oggi, con il King Zydeco per l’agonista e la Nemo Tig per valorizzare l’acciaio Columbus. Un mondo da cui Moser è rimasto decisamente affascinato».
Una grande storia
Moreno sta guidando per le strade del Trentino in direzione della cantina di suo zio Francesco. «Perché quando si parla di ciclismo da queste parti – scherza – alla fine ci si ferma sempre lì. Devo dire che questa avventura è nata molto per caso, ho detto sì quasi senza sapere bene cosa andrò a fare. Non voglio fare il professionista, allenarmi per vincere le corse. Mi piace il fatto che il team sia composto da gente che lavora, che fa altro. E’ bello che si punti sulla partecipazione femminile. E mi piace molto che il messaggio sia l’unione piuttosto che l’essere super competitivi. Vorrei partecipare alla Veneto Gravel, per intenderci, una prova di 700 chilometri che si farà a giugno, con il gusto di finirla tutti insieme.
Questa è la Nemo Tig, proposta in 6 taglie, ma anche su misura
Il nodo di sella è saldobrasato, unica eccezione al telaio saldato a Tig
Forcellini puliti, il collarino della saldatura è assottigliato ad arte
Per il Nemo, tubi Columbus Spirit: il telaio pesa 1.900 grammi
Questa è la Nemo Tig, proposta in 6 taglie, ma anche su misura
Il nodo di sella è saldobrasato, unica eccezione al telaio saldato a Tig
Forcellini puliti, il collarino della saldatura è assottigliato ad arte
Per il Nemo, tubi Columbus Spirit: il telaio pesa 1.900 grammi
«Ma ammetto che, come tutti gli stradisti, mi sono avvicinato alla gravel con un po’ di diffidenza, che però è sparita alla svelta. Sono entrato in Cinelli e mi sono reso conto di avere intorno una storia. In un mondo in cui gli altri marchi sono allineati nel copiarsi a vicenda, quando scopri il mondo Cinelli resti scioccato. Non ho mai corso su una loro bici, ma da junior un super tifoso di mio zio mi aveva regalato il Ram, il manubrio monoscocca. Faceva paura da quanto era bello, me lo guardavano tutti».
Due anime diverse
Fabrizio Aghito è l’anima tecnica dietro le gravel (e non solo) di Cinelli ed è interessante sentirlo parlare delle loro… creature e della filosofia che le ha portate al mondo.
«Nel Dna di Cinelli – spiega – c’è stare nei mondi trasversali, dove il cronometro non è così centrale. Alla larga, insomma, dalle dinamiche che fanno perdere la freschezza e la voglia di divertirsi. Se ci pensate il Rampichino, lo scatto fisso e le Bootleg da viaggio nacquero dalla stessa filosofia. Le gravel un po’ ricalcano due anime. Il King è un telaio monoscocca da 1.000 grammi, che nasce per il montaggio con monocorona e per andare veloci. Ha quattro misure, mentre il Nemo, che pesa 1.900 grammi, ne ha 6 e all’occorrenza permette, essendo in acciaio, di costruire il vero su misura».
Gravel, un ciclismo senza lo stress della competizione (foto Armin Huber)
Nel Team Cinelli anche due ragazze, in un gruppo che include (foto Armin Huber)
Quando entri nello sterrato a tutta, la bici non si scompone (foto Armin Huber)
Gravel, un ciclismo senza lo stress della competizione (foto Armin Huber)
Nel Team Cinelli anche due ragazze, in un gruppo che include (foto Armin Huber)
Quando entri nello sterrato a tutta, la bici non si scompone (foto Armin Huber)
A tig come una volta
Parlare del telaio Nemo Tig significa per chi scrive tornare a un linguaggio che si temeva di aver sepolto sotto il già detto di stampi e incollaggi.
«Nemo è saldato a Tig (in atmosfera di gas inerte, il Tungsteno, ndr) – prosegue Aghito – con l’eccezione del collarino reggisella saldobrasato. Usiamo i tubi della serie Spirit, molto leggeri. Spessori da 0,8 mm alle estremità e 0,5 mm al centro, con rinforzi calibrati in funzione delle varie misure. La forcella invece è monoscocca, come si conviene per i telai di alta gamma. Devo dire che la ritrosia nei confronti dell’acciaio sta sparendo e grazie al fatto che costruiamo tutto in Italia, un Nemo in acciaio si consegna entro l’anno. Per uno in carbonio, c’è rischio di aspettare il 2023».
La King è la gravel per un uso più veloce: non da viaggio, ma da garaLa King è la gravel per un uso più veloce: non da viaggio, ma da gara
La guida offroad
Quando lo inviti a parlare della geometria della sua bici, Moreno ridiventa un po’ monello e ragiona come quando ti danno un giocattolo nuovo e vuoi scoprire quali siano i suoi limiti.
«La geometria tendenzialmente è quella da strada – dice Moreno – all’incirca ho riportato le stesse misure. Di sicuro distanza e dislivello sella-manubrio. La gravel raggiunge la massima espressione su strada sterrata, ma non potresti vincerci la Strade Bianche perché su asfalto pagheresti pegno. In realtà non ho ancora visto quanto perdi su asfalto, ma è una cosa che devi accettare. Se però pensi che anche quanto usi la mountain bike un po’ di asfalto devi farlo, con la gravel scorri meglio.
«Mi piacerebbe però provare a farci le discese un po’ più tecniche, quelle estreme. Secondo me si possono fare, tanto più che sulla King hanno allargato la forcella e si possono montare anche le ruote grandi da mountain bike. Torno dal Giro-E, cui partecipo anche quest’anno, e mi metto a fare un po’ di prove. Quando sono entrato in Cinelli, qualcuno mi ha detto che non sarei più riuscito a cambiare bici, finirà che aveva ragionelui…».
Gli occhiali Lander del marchio italiano Cosmonauts, si tingono di verde per mimettizarsi con la natura. La scelta del colore non è casuale: gli occhiali infatti sono dedicati al gravel. E per rendere bene l’idea è stato scelto il colore più adatto. Si possono utilizzare anche su strada, in mountain bike o per qualsiasi altra attività. Infatti l’unica specifica che accomuna gli occhiali al gravel è il colore. La lente e la montatura sono universali.
Occhiali Lander, verde oliva, leggeri e comodiOcchiali Lander, verde oliva, leggeri e comodi
Lander, sicuri su ogni terreno
La lente Flash, realizzata in nylon, è pensata per chi ama fare lunghe escursioni. La sua caratteristica principale è quella di garantire un’ampia veduta e soprattutto permettere all’atleta di proseguire il suo allenamento anche fino all’imbrunire, senza il rischio della scarsa visibilità. E’ infatti fotocromatica, con la lente che tende a schiarirsi al diminuire della luce, e protegge notevolmente gli occhi dai dannosi raggi UV.
La montatura realizzata con un tecnopolimero biocompatibile è forte e resistente. Un aspetto particolare degli occhiali sta nel fatto che le astine sono unite alla montatura tramite una vite in acciaio inox. Grazie a questa caratteristica, le aste sono facilmente intercambiabili.
I Lander pesano pochissimo, appena 28 grammi. In sintesi sono occhiali ottimi per la competizione: leggeri, resistenti e performanti. Il prezzo consigliato al pubblico è di 125 euro.
Cosmonauts completa la gamma con gli occhiali Apollo 15, innovativi e moderni pesano appena 33 grammi. Le lenti offrono una visibilità nitida e confortevole
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La Tera è una bici gravel del marchio italiano Basso: che nasce per affrontare percorsi insidiosi in totale sicurezza, con una guidabilità facile ed efficiente. Una bici realizzata con due materiali: alluminio nella parte anteriore, carbonio per quanto riguarda il carro posteriore. Quest’ultimo è vincolato al tubo verticale tramite un unico punto di infulcro. La laminazione del carbonio è stata studiata per ottenere una struttura ammortizzante rispetto alle sollecitazioni verticali, rigida sul piano orizzontale, al fine di mantenere il controllo del mezzo anche lungo i sentieri più difficili.
Il carro in carbonio si innesta così sul tubo piantoneIl carro in carbonio si innesta così sul tubo piantone
Una bici biammortizzata che vuole ottenere i maggiori benefici dall’utilizzo del carbonio e dell’alluminio, creando un’importante connubio di qualità e prestigio, per un risultato sicuro: la massima efficienza nella trasmissione dei watt.
Sicura per affrontare ogni terreno
Per garantire il massimo della sicurezza il passaggio dei fili è interno, così da non comprometterne la guidabilità, che grazie alla robusta forma delle tubazioni, riesce ad essere confortevole e al tempo stesso precisa, anche su superfici dissestate. Una bici che tiene conto anche della scorrevolezza, grazie a una forcella larga che consente un passaggio della ruota fino a 45 millimetri. Non manca nulla in termini di prestazioni e sicurezza.
La parte anteriore della nuova Tera è in alluminioLa parte anteriore della nuova Tera è in alluminio
La bici è adatta ad ogni tipo di escursione, lo dimostrano anche gli appositi punti di fissaggio sul telaio per montare le borse, che consentono di effettuare dei viaggi in bikepacking, portando con sé tutto il necessario.
La bici è disponibile in due colorazioni, verde e grigia. Il prezzo consigliato al pubblico è di 1.920 euro.
E' Gieira la linea gravel di Regola Bikes: il bello è che non ci sono dettami, ognuno è libero di creare il proprio modello a seconda di gusti e utilizzp
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Una gravel che sia anche aerodinamica, per tenere fede alle prerogative di Cervélo che della ricerca per sconfiggere l’aria ha fatto la sua arte. Si chiama Aspero-5 e a guardarla con attenzione e poi andando a studiare le geometrie del telaio si notano angoli e quote che restano al confine fra una bici da strada e una gravel, a far capire che non si vuole rinunciare certo alla guidabilità offroad, ma neppure compromettere la velocità.
Aerodinamica perché
«Qualcuno potrebbe dire che l’aerodinamica non ha importanza su una bici gravel – si legge nella brochure di lancio – ma se hai combattuto contro il vento contrario in una prateria aperta, i 32 grammi di resistenza che risparmierai con l’Aspero-5 sono una gradita tregua».
Il riferimento è chiaramente ai test svolti in galleria del vento con una considerazione di partenza non banale: le gare di gravel non si giovano dell’effetto scia o della possibilità di nascondersi in gruppo. E quando ci si trova da soli a spingere su sterrato e magari contro vento, è bello sapere che la bici può alleggerirti di una parte di fatica.
Il modello Force Purple Sunset
Questa la Force Five Black
Ed ecco la RedAXS Lime Shimmer
Il modello Force Purple Sunset
Questa la Force Five Black
Ed ecco la RedAXS Lime Shimmer
Geometrie per correre
Aspero-5 strizza decisamente l’occhio alle competizioni gravel, il cui calendario si va rimpolpando. L’angolo del piantone su un telaio 55 è di 73°30’ quindi sufficientemente comodo per dare all’atleta una posizione non troppo estrema, mentre la lunghezza del carro posteriore da 42 dà certamente stabilità, ma permette di avere il centro della ruota posteriore abbastanza vicino al movimento centrale, da dare reattività alla bici. Al contempo l’avancorsa misura fra 59,7 e 60,2 con la forcella in carbonio che ha il trail regolabile e consente la variazione. La geometria si completa con l’angolo di sterzo pari a 72° per un cannotto che misura 13 centimetri: abbastanza alto da rendere ben guidabile la bici, ma non… ostile alla penetrazione aerodinamica.
Lime Shimmer, con un borsello porta oggetti
Di nuovo Lime Shimmer, la forcella
Questo è il carro della Lime Shimmer
Un colpo d’occhio intrigante sullo sterzo del Purple Sunset
Ancora Purple Sunset, questa la forcella
Purple Sunset, il carro posterore
Disco da 160 e forcella per il Five Black
Five Black, tubi satinati e cattivi
Carro posteriore Five Black
Lime Shimmer, con un borsello porta oggetti
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Questo è il carro della Lime Shimmer
Un colpo d’occhio intrigante sullo sterzo del Purple Sunset
Ancora Purple Sunset, questa la forcella
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Telaio intelligente
Il telaio è totalmente in carbonio e ricorda allo sguardo quello della Caledonia-5, il modello Cervélo per le corse sul pavé. Il tubo obliquo ha sezione ovale, mentre la sagomatura del piantone irrigidisce il carro e permette di tenere la ruota posteriore ancora più sotto.
Nella forcella, come nella prima versione della Aspero, si trova un chip, chiamato dall’azienda canadese Trail Mixer, che mantiene la misurazione del percorso costante sia che si scelgano pneumatici 700c o 650b.
Tre versioni
I modelli disponibili sono quattro e dipendono dall’equipaggiamento. La base è data dal kit telaio, che comprende anche la forcella, il reggisella e il manubrio completo. Si passa poi al Force Etap Axs 1Disc e poi si va a salire, sempre tenendo presente che anche la versione base vanta componenti di assoluto livello tecnico, come lo Sram Force 12V. Più su nella scala gerarchica, ci sono la Grx Di2 Disc e la Red Etap Axs1 Disc.
Aspero-5 a suo agio sugli sterrati più velociAspero-5 a suo agio sugli sterrati più veloci
La differenza la fa sostanzialmente il gruppo perché il resto dei componenti è comune, a partire dalla forcella Cervélo All-Carbon, lo sterzo Fsa (1”1/4-1”1/2), le gomme Panaracer Gravel King Sk Folding 700×38, il manubrio Carbon AB09 16deg Flared Carbon e l’attacco Cervélo ST32 Alloy.
Le misure disponibili sono 48-51-54-56-58-61 rilevate dal centro del movimento alla fine del tubo piantone.
Colori molto belli, tre in tutto: dal Lime Shimmer dorato al Purple Sunset e il Five Black. I prezzi sono in linea con le quotazioni di Cervélo e passano dai 4.300 euro del kit telaio nei 3 colori fino ai 9.000 del’Aspero-5 Red eTap AXS 1 Ltd in colorazione Lime Shimmer.
Cervélo R5-CX, ecco la nuova bici per il ciclocross in dotazione al Team Jumbo Visma. Vittoriosa con la Vos, ufficializza il rientro alle competizioni di WVA.
Atlas 6.8 è una bicicletta Focus pensata per quanti desiderano affrontare in comodità qualsiasi tipologia di terreno. Dopo la politica geniale per gestire il complesso momento del mercato, ecco dunque una proposta portata in Italia da Focus Italia Group che va incontro al nuovo pubblico del ciclismo. La sua particolarità infatti, essendo una gravel, è proprio quella di prestarsi a più utilizzi, dalla strada al fuoristrada. In caso di maltempo e sui fondi più sconnessi, si riesce a mantenerne il controllo grazie ai copertoncini 700c che hanno una larghezza di 47 mm. Una particolarità della Atlas 6.8 è che può essere equipaggiata con borse da viaggio. Sulla forcella e sul telaio sono infatti presenti delle predisposizioni per il loro montaggio, fino a un carico massimo per ciascun lato di 3 chili. Il telaio ha una geometria tradizionale ed è disponibile nelle misure Xs, S, M, L e Xl.
Le caratteristiche
La bici ha telaio in alluminio con forcella in fibra carbonio, per garantire il perfetto connubio tra la giusta resistenza e la migliore affidabilità. L’Atlas 6.8 è equipaggiata con gruppo Shimano GRX 600 2×11. Le ruote invece, sono le Novatec 25 elite, montate con i copertoncini Wtb Riddler che agevolano l’utilizzo offroad. Meritano poi una particolare attenzione anche gli altri componenti, dal manubrio al reggisella, passando per la guarnitura, anch’essi in alluminio.
Bici leggera
Studiando le caratteristiche di questa bicicletta, abbiamo notato un aspetto molto rilevante. Il peso complessivo è di 10,8 chili: un valore che non esclude la possibilità di affrontare lunghe salite. L’Atlas 6.8 è stata studiata infatti anche per poter pedalare comodamente su pendenze importanti, anche grazie all’ampia varietà di rapporti che si possono utilizzare: la moltiplica 30-46 e il pacco pignoni 11-34. La fluidità della pedalata è garantita dal movimento centrale BSA e dalla catena Shimano che garantisce cambiate fluide e rapide.
Il prezzo consigliato al pubblico della Focus Atlas 6.8 è di 2.399 euro.
Il rinnovamento della piattaforma Shimano include anche la categoria delle ruote, Dura Ace e Ultegra. Nuovi shape dei cerchi e si punta sulla tecnologia tubeless, ma anche il meccanismo dei mozzi è stato cambiato