Lidl-Trek con tubeless da 28 mm: le ragioni della scelta

11.05.2025
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TIRANA (Albania) – Lo avevamo notato sul camion dei meccanici mentre Ciccone metteva a posto le misure della sua bici, così dopo la prima tappa del Giro siamo tornati in casa Lidl-Trek per fare il punto sulle gomme. Ci aveva colpito la scelta di tenere per l’Albania e poi per le strade bianche di Siena le ruote delle classiche. Così abbiamo chiesto di parlarne con Glen Leven, che per la squadra americana è il responsabile dei materiali. E’ lui a trattare con gli sponsor e a fare il punto con i corridori sulle scelte tecniche. In che modo si scelgono le gomme in questo ciclismo così veloce? E perché corrono solo con tubeless da 28 mm? La sensazione ormai è che l’unica corsa che imponga di cambiare qualcosa sia la Roubaix, ma forse è sbagliato pensare che per il resto tutto rimanga uguale. Ad esempio si lavora sulle pressioni e le sezioni, da quando il tubeless ha riscritto le abitudini e le tecnologie.

«Se guardiamo a 10 anni fa – spiega il lussemburghese che è stato corridore – io usavo i tubolari. Avevo una misura unica, la gonfiavano la mattina prima di partire e tutti avevamo la stessa pressione. Il ciclismo moderno è cambiato. Non guardiamo solo al peso del corridore, guardiamo anche all’aerodinamica, alla resistenza al rotolamento e al peso. La sezione degli pneumatici ha un impatto importante in questo momento, sia in termini di aerodinamica che di resistenza al rotolamento. Gli pneumatici sono la prima parte della bici a colpire il vento. Quindi sono i primi a dover indirizzare il vento nella giusta direzione».

L’uso del tubeless e le pressioni più basse consentono una tenuta di strada superiore. Qui Ciccone nella 1ª tappa
L’uso del tubeless e le pressioni più basse consentono una tenuta di strada superiore. Qui Ciccone nella 1ª tappa
Questo orienta nella scelta degli pneumatici?

Sì, per questo usiamo pneumatici da 28 millimetri sulle nostre ruote. Sono il compromesso migliore fra 28 e 30. Sul piano del rotolamento non c’è una grande differenza, mentre è notevole in termini di aerodinamica. Per questo scegliamo quelli da 28.

Hai parlato di pressioni uguali per tutti 10 anni fa.

E’ chiaro che la direzione intrapresa in passato, con un corridore di 90 chili e uno di 45 “gonfiati” alla stessa pressione, fosse sbagliata e la realtà lo dimostra. Quindi insieme a Pirelli abbiamo fatto molti test negli ultimi anni per personalizzare la pressione in intervalli di 5 chili per ciascun punto di pressione. Questo è il valore ottimale per ottenere il miglior rotolamento e la miglior superficie di appoggio sulla strada per ogni corridore.

Gli atleti non hanno voce in capitolo in queste scelte?

Siamo una squadra aperta, ma ci piace istruire i nostri corridori. Per questo mostriamo loro i dati e tutto quello che ci ha spinto a fare le scelte e difficilmente chiedono cose diverse. Nelle classiche, studiamo il percorso e cerchiamo soluzioni che diano più resistenza alle forature, più comfort e quello che serve. Nelle corse su strada siamo convinti e anche tutti i nostri corridori sono convinti che il 28 sia la miglior opzione.

Le ruote delle classiche con tubeless da 30 mm portate al Giro in previsioni di strade dissestate e per la tappa sterrata di Siena
Le ruote delle classiche con tubeless da 30 mm portate al Giro in previsioni di strade dissestate e per la tappa sterrata di Siena
Il tubeless ha cambiato di tanto le cose?

E’ stato una rivoluzione. Il tubolare era la scelta dei corridori della vecchia generazione e per loro, soprattutto mentalmente, è stato un passaggio difficile passare dalle 8,5 atmosfere alle 5 del tubeless. Ci è voluto un po’ per convincerli ad accettare questa pressione così bassa, ma ora penso che tutti ne siano contenti.

E’ stato difficile convincerli?

E’ stata una sfida. Devi mostrargli i dati. Devi passare del tempo con loro in modo che possano provarlo e convincersene. Non importa cosa fai oggi, è importante cosa farai domani. I ciclisti di nuova generazione sono cresciuti con il tubeless e non torneranno mai al tubolare. Ma con i ciclisti della vecchia generazione, abbiamo avuto molti problemi. Inoltre il tubolare era completamente libero, poteva muoversi in tutte le direzioni, al punto che il copertoncino teneva di più. Tutto questo, messo insieme, ci ha permesso di convincerli.

Che tipo di collaborazione avete con gli sponsor alla luce di tutto questo?

Tra noi e Pirelli per questo c’è un rapporto molto stretto. Ascoltano le nostre esigenze e noi ascoltiamo la loro esperienza, perché ne hanno una notevole nel motociclismo. Sviluppiamo insieme gli pneumatici, in base alle esigenze dei corridori e in questo modo cresciamo entrambi.

Sul camion dei meccanici, oltre alle ruote montate, un cassetto contiene i tubeless di scorta
Sul camion dei meccanici, oltre alle ruote montate, un cassetto contiene i tubeless di scorta
Come è stata fatta la valutazione fra il 28 e il 30?

Li abbiamo testati in galleria del vento, per ottenere il dato più preciso. Li abbiamo testati in velodromo e poi all’aperto con il nostro Aerosensor, dove abbiamo potuto avere il riscontro per l’osservazione più scientifica. Nella galleria del vento, la resistenza ha una sola direzione. Nella vita reale ce ne sono almeno cinque. Da tutto questo, abbiamo concluso che il pneumatico da 28 è migliore di quello da 30 per una sola questione aerodinamica.

Nelle cronometro funziona allo stesso modo o il discorso è diverso?

Le cronometro sono un ciclismo completamente diverso, l’aerodinamica sta arrivando a livelli ancora più estremi. Abbiamo fatto molti test e concluso che anche lì il 28 è la scelta migliore, perché la forma del cerchio è la stessa. La vera differenza rispetto al ciclismo su strada è che, fatta questa valutazione, la bici da crono – il carro e la forcella – è stata sviluppata per pneumatici da 28.

La bici disegnata in base alla misura delle gomme?

Il discorso è davvero globale, non si tratta semplicemente di scegliere quale pneumatico montare. L’opzione più veloce sarebbe comprare un set di ruote standard e montarci uno pneumatico da 28 mm. Ma dipende anche dalla forma del telaio, dagli spazi tra ruota e pneumatico. Per questo serve ragionare sul pacchetto completo.

Nei giorni di Tirana, la Lidl-Trek ha alloggiato in un hotel accanto all’aeroporto, con Ineos e Team Polti
Nei giorni di Tirana, la Lidl-Trek ha alloggiato in un hotel accanto all’aeroporto, con Ineos e Team Polti
Parlavamo di 10 anni fa e quando pioveva, dovevi abbassare la pressione. E’ lo stesso anche adesso, nonostante queste sezioni così grandi?

Sì, è ancora così. Abbassando la pressione aumenta la superficie di contatto, che riduce le possibilità di scivolare. Anche se hai pneumatici più grandi.

Ultima cosa, avete valutato di usare cerchi e pneumatici hookless?

Ne abbiamo testati alcuni in galleria del vento e abbiamo fatto dei test di guida con i piloti. Ma la sicurezza è la prima cosa, soprattutto per noi che siamo un team americano. Quindi la discussione sull’hookless è sempre aperta, può essere un’apertura possibile, ma al momento per noi è fuori discussione.

Ciccone e quel millimetro che può cambiare la testa

08.05.2025
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TIRANA (Albania) – Sono in un angolo in disparte rispetto al pullman e al resto dei meccanici. Li notiamo quasi per caso mentre stiamo parlando con Giuseppe Campanella e ci avviciniamo con discrezione. Ciccone sorride e saluta, Archetti molla la classica battuta di quando ci si incontra alle corse, ma in fondo anche lui è contento di vederci. Sono le nove del mattino, i corridori usciranno alle 10,30 e l’abruzzese approfitta del tempo libero per verificare la posizione della sella sulla sua Madone.

Archetti sta lavorando sull’avanzamento e gli chiede se vada bene. Ciccone prende il metro e misura dalla punta della sella al centro del manubrio. Poi lo fissa con lo sguardo impertinente e gli chiede se sia possibile spostarla avanti di mezzo millimetro. Mezzo millimetro?

«Oggi si fa tutto al limite – dice Giulio – comprese le misure. Andiamo sempre a tutta. E io so come funziona la mia testa. Se quando sono veramente a tutta, inizio a pensare di avere la posizione meno che al massimo, finisce che ne risento e non do davvero tutto. Lo so che è una mia malattia, ma sono così da sempre. I meccanici mi odiano…».

Una sella alla settimana

Archetti sorride e intanto lavora. Ciccone non sa che nella sua carriera il meccanico bresciano ha avuto a che fare con corridori ben più assillanti e meno educati di lui. Per questo lo asseconda e gli dice che non deve scusarsi e che anche questo fa parte del processo.

La sella della Madone è montata su un piccolo reggisella integrato che si infila nello svettamento del piantone. Si tratta di un segmento breve di tubo di carbonio, che forma un tutt’uno con la sella abbinata.

«Sai che facciamo? Ne cambio una ogni sette giorni – dice Ciccone – così evitiamo che ci siano dei cedimenti della sella che mi facciano abbassare troppo. Le abbiamo tre selle per fare il Giro? Non mi piace quando la sella perde la forma. E’ una questione mia personale. Per cui nelle tre settimane del Giro, cambieremo tre selle».

Archetti annuisce e per scrupolo gli chiede se voglia riscontrare le misure appena stabilite con un’altra sella, in modo da essere certo di avere due bici identiche. Ciccone acconsente, probabilmente non gli sembra vero. Il meccanico fa un segno sul piccolo reggisella e poi ci infila l’altro.

Ecco i porta borraccia che usano i massaggiatori della Lidl-Trek per preparare le borracce
Ecco i porta borraccia che usano i massaggiatori della Lidl-Trek per preparare le borracce

Il tesoro dei meccanici

Nello spazio di fronte, tra il pullman e il camion dei meccanici, i massaggiatori stanno preparando le borracce per l’allenamento e si servono di uno strumento che rende tutto più agevole. E’ una sorta di gabbia in cui le borracce vengono disposte una accanto all’altra senza il rischio che versandoci i sali e poi l’acqua si corra il rischio che cadano o che bagnino la superficie.

L’interno del camion è una sorta di paradiso della meccanica, con le dotazioni che farebbero la gioia di qualunque amatore. Ruote pronte, gomme da montare, pignoni, dischi. Glen Leven, che dopo essere stato meccanico è ora la figura di raccordo fra gli sponsor tecnici e la squadra, ci mostra la parete piena di ruote delle classiche. Sono già pronte per la tappa degli sterrati e perché devono ancora valutare cosa montare per le strade albanesi su cui ci sono ancora degli interrogativi.

«Credo che non tutti ci rendiamo conto del valore di questi materiali – ammette – perché semplicemente ne abbiamo bisogno, li chiediamo e arrivano. Una volta ho fatto dei test con Milan e c’era da cambiare delle pastiglie dei freni. Quando ho visto su internet il loro valore di mercato, mi è quasi venuto un colpo».

Il più pignolo

Nel frattempo Ciccone e Archetti hanno finito le loro verifiche. Giulio è lì che osserva la bici e poi approfittando della presenza di Glen, gli chiede informazioni sulle tacchette per gli scarpini.

«Sai cosa faccio?», dice Archetti rivolto verso il corridore che intanto fa per allontanarsi. «Ti monto la seconda sella sulla bici di scorta. Così siamo certi che siano identiche». Ciccone annuisce e si dirige verso l’hotel. Gli camminiamo accanto e il discorso prosegue.

«Sono super fissato e preciso su tutte le misure – dice – anche perché sono super sensibile, quindi in bici riesco a sentire anche il mezzo millimetro. Perciò il grosso del lavoro di biomeccanica lo faccio a inizio anno, però cambiando tantissimi materiali come le selle, prima di ogni gara preferisco ricontrollare tutto. Le tacchette invece, una volta messe, non le tocco più. Le cambio se si consumano o si rompono e anche bisogna ritrovare la posizione perfetta e precisa».

«E’ di gran lunga il più meticoloso della squadra – ha sorriso Archetti – ma almeno c’è una ragione e per questo lo aiutiamo volentieri. Ci sono quelli che sono pignoli senza motivo, solo per il gusto di fare e disfare le cose a oltranza e magari a loro vogliamo meno bene».

Ci allontaniamo, passando a salutare lo staff della Ineos e poi quello della UAE Emirates. Il grosso albergo si trova proprio di fronte all’aeroporto. Dicono che allenarsi qui sia davvero complicato. Domani si comincia a correre, ormai non resta che l’ultimo allenamento.