Copeland: questa squadra comincia ad assomigliarmi

21.10.2021
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«Il 2021 – dice Copeland – è stato un anno molto negativo. Bello parlare di cambiamenti, ma alla fine contano i risultati. Siamo andati bene fino al Giro, poi è sembrato che ci fosse una calamita che ci attirava contro la sfortuna».

Il manager sudafricano, che dal Team Bahrain Merida a luglio del 2020 passò al Team Bike Exchange, si fa carico di tutte le responsabilità, ma sa benissimo che non è facile saltare su un’auto in corsa e prenderne il controllo. Per lui è stato così. Lo ha chiamato Gerry Ryan grande capo australiano del team, che reagì a suo modo al tentativo di… scippo della sua squadra. Erano i giorni della Fondazione spagnola che si era proposta di rilevare la squadra, rendendola spagnola. Ryan, il cui problema non era certo la capacità di spesa, si mise di traverso e si mise in mezzo alla strada con le braccia conserte. La fusione saltò. Shayne Bannan, da sempre manager del team, si dimise. Al suo posto arrivò Copeland.

Dal luglio 2020, Copeland ha lasciato il Team Bahrain ed è diventato manager del Team Bike exchange
Dal luglio 2020, Copeland ha lasciato il Team Bahrain ed è diventato manager del Team Bike exchange
C’è un però?

Non è mai facile entrare in una squadra disegnata da altri, che va avanti da dieci anni allo stesso modo. Sei tu che devi adeguarti al loro modo di lavorare, non il contrario, altrimenti creeresti delle frizioni eccessive e inutili.

Qual era la tua missione?

Il capo dall’Australia mi ha chiesto di eliminare alcune abitudini, adeguando il modo di lavorare della squadra. E io ho cominciato a farlo gradualmente. Si vedrà nel tempo se funziona.

Di quali abitudini parliamo?

Piccoli dettagli. Il modo di scegliere i calendari e i corridori. Il lavoro dei cuochi.

Davvero Gerry Ryan è consapevole anche di questi dettagli?

E’ molto dentro alla squadra. Ha una testa pazzesca, del resto gli imprenditori così grandi hanno una marcia in più. Anche se ha lasciato parecchio lavoro in mano ai figli, riesce a essere presente sul suo lavoro e sul team. ha passione, cerca di portare lo stesso metodo di lavoro che ha nella sua squadra di rugby, i Melbourne Storm, una delle più forti d’Australia. Dà piena fiducia, ma vuole esserci.

Con il terzo posto ad Amilly, quest’anno Matthews leader per un giorno alla Parigi-Nizza
Con il terzo posto ad Amilly, quest’anno Matthews leader per un giorno alla Parigi-Nizza
Quindi non serviva rovesciare il tavolo?

No, non avrebbe avuto senso. Abbiamo iniziato a lavorare sull’allenamento, la nutrizione (nel team arriva Laura Martinelli, nostra esperta, che con Copeland ha lavorato al Bahrain, ndr), la fisioterapia, lo staff medico. Abbiamo curato molto i piccoli dettagli.

Matthews ha detto che avete lavorato tanto, ma non sono venuti i risultati.

Il problema di Matthews sono Van der Poel e Van Aert. Quando ci sono loro, nella sua testa corre per fare secondo o terzo. Alla Vuelta non c’erano e lui ha sbagliato. Per strafare e vincere tanto, ha puntato a tutte le tappe, mentre avrebbe fatto meglio a individuarne due o tre e andare per quelle.

Matthews e Yates sono del 1990, c’è una linea più verde in arrivo?

Yates (in apertura al Giro, chiuso al 3° posto, ndr) non è Pogacar. Mi aspettavo di più da Lucas Hamilton, che al Tour voleva mettersi in luce, ma ha fatto fatica. Lui vale il miglior Hindley, hanno avuto carriera parallela. E’ un giovane che arriva

Lucas Hamilton vale in salita il miglior Hindley, ma la sua estate è stata sfortunata
Lucas Hamilton vale in salita il miglior Hindley, ma la sua estate è stata sfortunata
Visto che il 2022 dovrebbe essere un anno di riscatto, che inverno ti aspetti?

Di solito questa squadra non fa ritiri, perché i più sono in Australia. Questa volta però ne faremo uno a dicembre senza gli australiani, che resteranno a casa per fare poi le corse di gennaio. Poi quello classico a dicembre. L’anno scorso c’è mancato tanto lo stacco invernale. Con il Giro che finiva a ottobre e la Vuelta a novembre, la stagione è stata lunga 18 mesi. Adesso finalmente si stacca e si riposa. I corridori australiani non sono potuti tornare a casa a vedere le famiglie per mesi, non è stato facile. Non è facile nemmeno adesso.

Shultz è arrivato terzo alla Coppi e Bartali, poi ha fatto Giro e Vuelta
Shultz è arrivato terzo alla Coppi e Bartali, poi ha fatto Giro e Vuelta
Per la quarantena?

Due settimane rigidissime e 3.000 dollari. Arrivi, ti portano in un hotel che non puoi scegliere e ti ci chiudono dentro. Puoi essere un miliardario o un poveretto, decidono loro. Per fortuna dal primo novembre si scende a 10 giorni e poi andrà ancora a calare.

Quindi è arrivato il momento di riposare?

Un parolone. Fino a ieri siamo stati presi per consegnare all’Uci tutta la documentazione per la licenza e poi non è che manchi così tanto per ripartire…