Alaphilippe eroico. Maestri che cuore. Uno vince, l’altro emoziona

16.05.2024
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Undici chilometri e mezzo al traguardo di Fano. I destini di Mirco Maestri e Julian Alaphilippe si dividono. Il francese scappa. L’italiano si stacca. Il Giro d’Italia però vive un capitolo bellissimo. Intenso. Profondo. Un capitolo scritto da due corridori che seppur in modo diverso sanno arrivare alla gente, al suo cuore.

Julian Alaphilippe (classe 1992) ha da poco staccato Mirco Maestri e s’invola verso Fano
Julian Alaphilippe (classe 1992) ha da poco staccato Mirco Maestri e s’invola verso Fano

Istinto Alaphilippe

Undici chilometri e mezzo al traguardo di Fano. Julien Alaphilippe, sta per dare l’ennesima svolta alla sua carriera. E’ un grandissimo di questo ciclismo moderno, ma non vince da quasi un anno. Problemi, polemiche, sfortune, errori… Qualche errore di valutazione lo aveva commesso anche durante questo Giro. Come a Napoli, dove lui stesso ci aveva confessato che forse sarebbe stato meglio muoversi dopo.

In tanti hanno pensato che avesse sbagliato ancora una volta. Muoversi a quasi 130 chilometri dal termine con il solo Maestri poteva essere un azzardo.

Ma il campione è così, Alaphilippe almeno. Tutto istinto. E l’istinto spesso porta a sonore porte in faccia. Ma se le porte non si chiudono, allora c’è l’impresa. Nonostante il gruppo della maglia rosa si fosse riavvicinato prepotentemente.

La Bahrain di Tiberi prima ha chiuso sul gruppo Hirt e poi ha provato ad aprire dei ventagli. Alla fine nulla di fatto nella generale
La Bahrain di Tiberi prima ha chiuso sul gruppo Hirt e poi ha provato ad aprire dei ventagli. Alla fine nulla di fatto nella generale

Dicevamo dell’istinto. Sentite le parole del corridore della Soudal-Quick Step: «No, non l’avevo programmato di partire solo in due e da così lontano. Mi aspettavo che un gruppo più numeroso si unisse a noi. Ma a quel punto ho detto a Mirco: andiamo!

«Maestri è stato davvero bravo, forte e abbiamo lavorato bene insieme. Anche lui meritava di vincere oggi. Però dai piedi dell’ultima salita ho dato tutto. Sono rimasto da solo e da quel momento è stato un andare a tutto gas fino al traguardo. Anche perché sapevo che Narvaez era dietro di me».

A Fano esplode la gioia di “Loulou”. L’ex iridato ora vanta almeno una tappa in tutti e tre i grandi Giri
A Fano esplode la gioia di “Loulou”. L’ex iridato ora vanta almeno una tappa in tutti e tre i grandi Giri

Tour, Vuelta e… Giro

La Francia porta a casa la terza vittoria di tappa in questo Giro d’Italia. E la Soudal-Quick Step la seconda. Il Wolfpack può così festeggiare. Tim Merlier, arrivato 140° a 13’16”, sul traguardo festeggiava come dopo una delle sue volate.

«So che i miei compagni di squadra – ha detto Alaphilippe – dietro hanno vigilato bene. E li ringrazio. Per i primi sessanta chilometri hanno controllato sia il percorso che la corsa. Dopodiché mi sono ritrovato davanti e mi sono concentrato sulla fuga».

Con questa vittoria Julian Alaphilippe sigla un altro record. Va aggiungersi all’elite di coloro che hanno vinto tappe in tutti e tre i grandi Giri.

«Era un mio sogno vincere una tappa qui al Giro d’Italia. Ed ora che si è avverato è fantastico».

Mirco Maestri (classe 1991) è stato da poco staccato da Alaphilippe. Narvaez ed Hermans lo stanno riprendendo
Mirco Maestri (classe 1991) è stato da poco staccato da Alaphilippe. Fano per lui si allontana

Cuore Maestri

Undici chilometri e mezzo al traguardo di Fano. Altra faccia della medaglia. Mirco Maestri vede infrangersi il sogno di vincere una tappa al Giro. Tutto il giorno in fuga con Alaphilippe, ma il passo del collega francese è troppo alto. E non può che essere così. Dietro Narvaez e company mordono.

La catena diventa un macigno. La strada s’impenna. Alaphilippe sparisce.

«In fuga con Alaphilippe… uno dei miei idoli. Uno che quasi ti vergogni a chiedergli la foto e oggi ci ho fatto una cavalcata… di quanto? Centotrenta chilometri?». Mirco Maestri ti fa emozionare anche quando racconta. «Alla fine ho contribuito anche io al suo successo in qualche modo. Sapevo che quello strappo sarebbe stato critico. Già ero al limite per le mie caratteristiche, perché comunque c’era un tratto al 18 per cento, figuriamoci dopo tutta quella fatica».

Maestri racconta della sua gestione. Ha dato grande impulso alla fuga e si è tenuto giusto qualche briciola di energia per lo strappo finale. Il corridore della  Polti-Kometa racconta come gli ultimi 300 metri di Monte Giove siano stati tosti, tosti. Sperava che meno gente possibile lo riacciuffasse.

«Al 99 per cento – prosegue Maestri – sapevo che sarebbe andata così. Ma cos’altro potevo fare? Alla fine arrivare più avanti possibile era un vantaggio anche per me. Primo, perché non si sa mai cosa può succedere. E poi perché fare secondo al Giro, per di più dietro ad un campione come Julian, non sarebbe stato poco. Senza contare che ad inseguirci c’erano nove uomini importanti. Quella di oggi era una fuga di qualità».

Alaphilippe e Maestri in fuga: sono partiti quando mancavano 126 km al traguardo. Due corridori che piacciono al pubblico
Alaphilippe e Maestri in fuga: sono partiti quando mancavano 126 km al traguardo. Due corridori che piacciono al pubblico

In fuga

Una fuga simile Mestri e il team la covavano già da un po’. Con Stefano Zanatta, il direttore sportivo, erano tre giorni che parlavano di questa tappa. Il diesse gli diceva che potevano provarci, anche perché Mirco stava bene. «Tutto sommato ho pedalicchiato, dai! In altre occasioni in una tappa così avrei preso 20 minuti». 

E infatti ha ricevuto i complimenti da parte di tutti, anche di Ivan Basso che gli ha inviato subito un messaggio. Ma oltre allo spettacolo va sottolineata anche la prestazione di Maestri. La media oraria finale è stata di 46,7 all’ora in una tappa che misurava 193 chilometri e 2.160 metri di dislivello.

«Era meglio che non me la dicevate la media! Siamo andati forte – riprende Maestri – Julian tirava nelle salite, che quasi mi staccavo, e io ci davo sotto in pianura. Sul computerino avevo la schermata della strada per vedere le curve e i chilometri all’arrivo, ma immagino viaggiassimo sempre tra i 50 e 52 all’ora. Per i traguardi volanti o i Gpm, non ci siamo parlati. Alaphilippe mi dava il cambio poco prima e io passavo. Sembravamo due compagni di squadra di lungo corso». 

E infatti… «Dopo l’arrivo Alaphilippe mi ha aspettato. Mi ha abbracciato e mi ha detto: “Questa tappa me la ricorderò tutta la vita”. E’ stata bellissima tutta questa cosa. Come detto, anche se siamo colleghi io tifavo per lui ai mondiali o nelle grandi occasioni, ed ero dispiaciuto nel vedere i problemi che ha avuto ad inizio stagione. Anche io questa giornata me la ricorderò per tutta la vita.

«Se ci riproverò? Certo, ma con la speranza di fare un po’ meglio. Non come prestazione, ma come risultato». 

AIR, quarta tappa da Fano al Conero nelle tradizioni marchigiane

27.05.2022
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L’Adriatica Ionica Race sbarca nelle Marche per le ultime due tappe in programma il 7 e l’8 giugno. In particolare, la carovana per la penultima frazione affronterà 165 chilometri con partenza da Fano e arrivo nella Riviera del Conero. Il percorso attraverserà in rapida successione alcune perle della Regione Marche come Jesi, Recanati, Loreto e Numana. Ricco di emozioni sarà anche il passaggio da Filottrano, in ricordo di Michele Scarponi. Il finale sarà ospitato della splendida Riviera del Conero con un anello impegnativo, caratterizzato dalla salita del Poggio, che vedrà transitare per tre volte la carovana a Sirolo.

Le specialità del territorio che caratterizzano il Food Project presente nell’Hospitality all’arrivo, saranno le più rappresentative di questa regione che fonda la sua gastronomia in una ricca di tradizione.

Per raccontarci il territorio e la tappa, abbiamo chiesto a un pro’ che conosce a menadito queste strade, Giovanni Carboni. Nato e cresciuto tra le colline di questi luoghi, ha corso l’Adriatica Ionica Race concludendo con un 6° posto nel 2018 e un 4° posto nel 2021 in classifica generale.

La tradizione a tavola

La tradizione culinaria delle Marche è ricca di prodotti unici. Tra questi, le specialità marittime, con i piatti a base di pesce della costa marchigiana che vanta un commercio di pesce che rispetta l’ambiente e il mare. Per poi addentrarsi nelle specialità dell’entroterra con primi piatti e secondi, dettati da ricette che vengono tramandate da secoli. 

Non solo cibo ma anche la tradizione dei vini è forte e caratterizzante delle colline marchigiane. Per l’occasione all’interno dell’Hospitality coordinato da Federico Da Re, verrano proposti i vini della cantina Mecella. In particolare “I Lavi” rosso Conero, un vino DOC la cui produzione è consentita nella zona di Monte Conero, animato da uve Montepulciano che danno profumi fruttati del bosco tipici del territorio mediterraneo. A seguire il “Preludio“ Verdicchio Matelica DOC, prodotto con uve Verdicchio provenienti da più vigneti della zona di Matelica, vinificate in bianco a temperatura controllata. Infine lo Spumante “Epilogo” prodotto con uve Verdicchio.

I prodotti tipici 

Tra i prodotti tipici che gli Chef Mirko e Alex De Luca, insieme ad uno Chef locale, tratteranno con sapienza e maestria ci saranno tra questi i salumi, in particolare la porchetta, prodotta dall’Azienda Agricola Angeletti. A seguire Agorà proporrà le olive da friggere, olio e vino di propria coltivazione e produzione.

Ad inforcare queste eccellenze gastronomiche ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili prodotti da Cristianpack BIO. Questa azienda è un faro nella progettazione di elementi per la gastronomia sostenibili per l’ambiente. Da anni infatti si impegna e oggi vanta più del 70% della produzione è dedicata alla lavorazione di materiali in bio e compostabile.  

Per quanto riguarda le degustazioni liquide, verrà proposto dall’azienda Il Lorese, il vino cotto, invecchiati e grappe, accompagnati da cantucci e marmellata. Infine i distillati, Ngricca che raccolgono in loro l’autenticità dei sapori di una terra incontaminata grazie all’utilizzo della materia prima migliore che il territorio offre.

Il tutto è impreziosito e coordinato in collaborazione con Copagri Marche. Una Confederazione di produttori agricoli a vocazione generale che crede nella funzione di progresso dell’associazionismo quale strumento di valorizzazione e rappresentanza delle diverse componenti. 

Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade
Carboni è cresciuto tra le colline marchigiane tra gare e allenamenti su queste strade

Territorio unico

Le Marche rappresentano un territorio unico, con le sue colline a pochi chilometri dal mare e i paesaggi mozzafiato che spesso ospitano arrivi di tappa e corse dai più giovani ai pro’. Giovanni Carboni ci porta alla scoperta delle zone in cui è cresciuto e si allena ogni giorno. Lui potrebbe correrla con la maglia della nazionale, perché la Gazprom in cui ha iniziato la stagione è ormai un ricordo lontano.

«Io sto a San Costanzo, un paesino sopra a Fano. In pratica – dice – posso vedere il passaggio dell’Adriatica Ionica Race dall’alto. La tappa parte da Fano e va verso Senigallia costeggiando il mare. E’ un territorio che quando la gente viene a vederlo ne rimane stupita. Purtroppo non è molto conosciuto a livello turistico. Le strutture stanno iniziando a crescere nell’ultimo periodo in questa ottica. Ci sono dei posti veramente belli. Chi viene a pedalare ne rimane sorpreso e ha voglia di tornare.

«Ora come ora, ho cambiato un po’ il modo di allenarmi. Se prima lo facevo costantemente guardando i dati, in questi mesi di incertezza causati dalla situazione della mia squadra, mi alleano per assurdo con meno stress non avendo un calendario che detta il ritmo. Anche io ho iniziato a rinnamorarmi del territorio godendomi i panorami, riscoprendo le mie zone e la loro bellezza. Soprattuto in questo periodo dove c’è tanto verde e andare in bici è un paradiso».

La tappa e le speranze

L’entroterra marchigiano offre pendenze e terreno che si potranno adattare ad attacchi e ultime occasioni per chi vorrà fare gli ultimi assalti alla classifica generale. 

«E’ un continuo sali e scendi – dice Carboni – esclusa la prima parte dove si costeggia il mare, da Senigallia, fino a Montemarciano. Poi ci si inoltra nelle zone di Chiaravalle, Jesi e di lì iniziano i primi strappi. Segue Filottrano, per poi finire a Recanati con uno dei passaggi più belli della tappa. Per finire con l’arrivo a Sirolo con un triplo passaggio. E’ un finale esplosivo, non proprio da scalatori puri ma che favorisce i corridori più esplosivi. Essendo la quarta tappa ci sarà un po’ di fatica sulle gambe. Se verrà affrontata in modo deciso e ci sarà una squadra che vorrà fare selezione, potrà venire fuori qualche potenziale distacco. Dipenderà tutto dai distacchi iniziali la mattina della tappa».

«L’ho corsa nel 2018 la prima volta, dove fece secondo Ciccone, allora mio compagno di squadra, mentre io feci sesto. Successivamente l’ho corsa l’anno scorso dove ho chiuso quarto in generale. E’ una corsa che mi piace. E’ in un periodo che mi si addice, con il caldo mi trovo sempre bene. Spero vivamente di poter correre questa Adriatica Ionica Race. La nazionale mi può dare questa possibilità e se ci sarò, mi farò sicuramente trovare pronto».