Poli Arizona 2020

Il presente di Eros Poli, ciclista e… buongustaio

07.05.2021
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L’esistenza di Eros Poli è più girovaga di quando correva fra i professionisti. I suoi ricordi della carriera da pro’ sono ancora lì, vividi e brillanti a cominciare dalla sua vittoria a Carpentras dopo la scalata del Mont Ventoux al Tour 1994. E proprio sul Ventoux gli venne l’idea di cambiare la sua vita.

Chiusa la carriera da corridore, l’olimpionico di Los Angeles ’84 per 7 anni ha gestito un suo bar in Piazza delle Erbe a Verona, poi per altri 7 anni si è riavvicinato al mondo del ciclismo svolgendo un ruolo di accoglienza al Tour, grazie al suo buon inglese e francese: «Ancora una volta però è stato il Ventoux a farmi svoltare: organizzammo con una quarantina di amici veronesi un’escursione proprio lì e tutti rimasero colpiti dal fascino del posto, ma anche dalla bellezza dell’evento e capii che quella poteva essere un’altra strada per vivere il ciclismo».

Da allora cambiò tutto, era il 2005. Oggi Eros Poli si divide fra l’Italia e gli Usa, organizzando viaggi cicloturistici per la compagnia “InGamba”, un tour travel nato in Portogallo che ha ormai interessi un po’ in tutto il mondo: «Allestiamo viaggi cicloturistici di lusso, sono giri unici, spettacolari, costosi ma che danno ai partecipanti qualcosa in più».

Poli California 2020
Nelle foto il gruppo di cicloturisti con Poli a Santa Cruz (California) e Tucson (Arizona)
Poli California 2020
Nelle foto il gruppo di cicloturisti con Poli a Santa Cruz (California) e Tucson (Arizona)
Spiegaci di che cosa si tratta…

Noi mettiamo a disposizione del partecipante una struttura a livello di una squadra professionistica: abbiamo un parco di 80 bici Pinarello F12 con ruote in carbonio, un kit Castelli su misura per ogni corridore, mettiamo a disposizione guide per viaggi di gruppo, seguito da meccanici e massaggiatori proprio come avviene per un grande team di ciclismo.

Questi viaggi che scopo hanno?

Noi vogliamo abbinare la passione per la bicicletta a quella per la conoscenza del territorio attraverso le sue bellezze: proponiamo degustazioni di buon vino, i cibi più prelibati, strutture di primo piano per l’accoglienza. Il partecipante deve sentirsi coccolato al massimo. I clienti sono prevalentemente americani, canadesi, australiani, ai quali facciamo vedere angoli del mondo che altrimenti resterebbero a loro sconosciuti.

Poli struttura 2020
L’organizzazione curata da Poli mette a disposizione il necessario per escursioni di qualità
Poli struttura 2020
L’organizzazione curata da Poli mette a disposizione il necessario per escursioni di qualità
Il tuo ruolo qual è?

Io faccio da guida e progetto nuove destinazioni di viaggio, studiando i territori, la logistica del posto, quel che c’è da vedere e da gustare. Riassumo quella che è la filosofia dell’agenzia InGamba, in questo modo ho riassaporato il piacere di pedalare, lontano dallo stress del professionismo, ritrovando la passione.

Chi ti aiuta in questa avventura?

Con me ci sono altri ex professionisti, per la maggior parte portoghesi come Manuel Cardoso (35 vittorie in carriera compreso un titolo nazionale) e Bruno Pires (5 successi, campione lusitano anche lui), abbiamo due sedi, una a Oporto e l’altra a Radda in Chianti, oltre a un altro centro negli Usa.

Poli è stato professionista dal 1991 al ’99, nel ’84 ha vinto la tappa di Carpentras al Tour
Poli è stato professionista dal 1991 al ’99, nel ’84 ha vinto la tappa di Carpentras al Tour
Quali sono le vostre principali destinazioni?

Innanzitutto la Toscana, che incarna questa cultura del “mangia, bevi, bici” che è un po’ il nostro motto, ma anche le Dolomiti, la Valpolicella, Sardegna, Sicilia, la Catalogna, Palma di Maiorca, naturalmente il Portogallo. Poi ci sono i viaggi americani, la California innanzitutto con il tratto da San Francisco a Santa Barbara che è un incanto, ma anche Colorado e Arizona.

La pandemia ha influito sulla vostra attività?

Molto, eravamo in espansione sia numerica che di destinazioni, ci siamo dovuti contrarre ma siamo ottimisti per il futuro. E’ un’attività che mi prende enormemente.

Nostalgia per il tuo passato da pro’?

No, ho ritrovato l’amore per la bici e tanto mi basta. Il ciclismo lo guardo in Tv, lo lascio ai campioni di oggi e alla loro velocità estrema. E’ un altro mondo rispetto a quello che ho vissuto io, anche se la fatica è la stessa…

Poli Tour 1994

Poli: «Ho domato il Ventoux quasi senza capirlo…»

25.04.2021
4 min
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La sveglia per il contatto via Skype arriva presto per Eros Poli: lo rintracciamo a Santa Barbara, in California, in uno dei tanti viaggi in bici per la sua azienda, per la quale lavora da oltre 10 anni, che cura escursioni ciclistiche un po’ in tutto il mondo. Un modo diverso di pedalare, questo è certo, ma soprattutto di mantenere in vita un amore che ha pervaso tutta la sua esistenza.

Eros Poli, per chi non lo ricordasse, è stato uno dei 4 componenti del quartetto olimpionico a Los Angeles 1984, con Bartalini, Giovannetti e Vandelli. Da professionista ha avuto una lunga carriera come gregario di campioni a cominciare da Mario Cipollini, per il quale era fondamentale componente del treno che lo pilotava nelle sue eccezionali volate. Eppure la sua storia ciclistica è ricordata soprattutto per una vittoria, l’unica da professionista, per certi versi assurda: la tappa del Tour 1994 che finiva a Carpentras dopo aver scalato il Mont Ventoux (nella foto di apertura).

Oggi Poli s’interessa poco del ciclismo agonistico: «Ho poco tempo, quando posso però guardo il Tour in tv, sono rimasto legato a quella corsa, non lo nego, mi appassiona ancora».

Poli Boonen 2009
L’ultima presenza di Poli al Tour, nel 2009, qui con Tom Boonen. Ora segue solo da lontano
Poli Boonen 2009
Al Tour del 2009, qui con Tom Boonen. Ora segue solo da lontano
Ripensandoci a distanza di anni che cosa ti è rimasto?

Sono passati 27 anni ma sembra ieri… Ogni anno organizziamo tra i viaggi anche un’escursione sul Ventoux e ogni volta mi chiedo come ho fatto a non essere ripreso dal gruppo degli scalatori, con Pantani scatenato alle mie spalle. Io avevo un fisico che non aveva nulla a che fare con le montagne, 84 chili per 1,94 di altezza.

Il momento più bello?

A 3 chilometri dall’arrivo, quando compresi che non potevano più prendermi. Pensai alla gioia della mia famiglia, mia moglie, la bimba che aveva tre anni all’epoca e che tra poco mi renderà nonno. Poi, a pensarci bene, mi torna in mente la conferenza stampa.

Perché?

Lì per lì non compresi quel che avevo fatto. Mi dicevano: «Hai vinto la tappa del Mont Ventoux» e io «Sì, bene, sono contento» quasi con disinteresse. «No, non hai capito, hai vinto la tappa del Mont Ventoux…». «Va bene, ho vinto la tappa del Ventoux, e allora?». Un dialogo surreale, a ripensarci adesso… Dopo capii che impresa era stata.

Poli 1997
Poli ha corso da pro dal 1991 al 1999, ha anche diretto la De Nardi dal 2000 al 2002
Poli 1997
Poli ha corso da pro dal 1991 al 1999, ha anche diretto la De Nardi dal 2000 al 2002
Anche perché le salite non erano il tuo pane…

Anzi, erano un vero calvario. Quando c’erano i tapponi alpini e pirenaici, la sera rimanevo sveglio a studiare la cartina, mi facevo i conti di quanto avrei perso a ogni salita, perché dovevo rimanere entro il tempo massimo e quel limite era un incubo. D’altronde considerate che con la bici e il mio peso, era più di un quintale da far salire fino in vetta.

Dieci anni prima avevi conquistato il titolo olimpico, una gloria sportiva concessa a pochi. Ti dispiace che la 100 chilometri a squadre non esista più?

Molto, perché era una gara che non s’improvvisava, era il frutto di un lavoro costante. Noi ci allenavamo tre volte al giorno, facevamo velocità e fondo, lavori su pista, una marea di test. Fummo i primi ad esempio a usare il cardiofrequenzimetro. Era una disciplina sportivo-scientifica, tutti i dettagli dovevano funzionare alla perfezione.

Poli 100 km 1987
Il quartetto iridato della 100 Km a squadre del 1987: Poli, Scirea, Vanzella e Fortunato
Poli Mondiali 1987
Il quartetto iridato della 100 Km a squadre del 1987: Poli, Scirea, Vanzella e Fortunato
Ognuno aveva compiti specifici?

No, non era questo, ma la difficoltà era che tutti e 4 dovevano essere al top della forma al momento giusto, perché se qualcuno andava meno forte, innescava variazioni di ritmo che sfaldavano il meccanismo. Ricordo ad esempio ai Mondiali di Treviso dell’85, noi difendevamo l’oro olimpico: all’inizio non andavo proprio, forse avevo sbagliato il riscaldamento e saltai alcuni cambi. Eravamo in ritardo. Pian piano cominciai a ingranare, entrai nel meccanismo e riuscimmo a prendere quantomeno la medaglia. 

C’erano differenze con le cronosquadre?

Tantissime, per questo sarebbe bello resuscitarla, perché serve allenamento specifico. Nella cronosquadre vai forte solo perché devi farlo, io ne ho corse al Tour, ad esempio quando avevamo Cipollini con noi, quando andava davanti dava delle trenate infernali e rischiavi di staccarti. A me è successo…

Che cosa ti manca del ciclismo professionistico?

L’adrenalina che scorreva a fiumi dentro di me a 3 chilometri dalla conclusione, quando a tutta velocità iniziavamo il lavoro per lanciare la volata. Io sono stato nei treni di Cipollini, O’Grady, Moncassin, era qualcosa di unico, indimenticabile.