Corratec lascia, ma Vini Fantini resta al fianco di Parsani

06.12.2024
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Aria di profonda rivoluzione al Toscana Factory Team Vini Fantini dove dopo tre anni verrà a mancare lo sponsor principale Corratec. Varie opzioni per la sua sostituzione sono al vaglio di Serge Parsani, il team manager che comunque continuerà a giovarsi del supporto della Vini Fantini che resta quale seconda firma. Una scelta che sotto alcuni aspetti potrebbe sembrare curiosa, ma il suo titolare Valentino Sciotti ha idee molto chiare al riguardo.

Valentino Sciotti, titolare della Vini Fantini, un profondo appassionato e conoscitore di ciclismo
Valentino Sciotti, titolare della Vini Fantini, un profondo appassionato e conoscitore di ciclismo

«Noi siamo già impegnati con la Intermarché Wanty nel WorldTour e con la ’Israel Premier Tech come professional, che però ha l’accesso illimitato alle corse del massimo livello. Quello per la squadra toscana è un atto d’amore verso il ciclismo italiano. Diciamo che nei primi due casi è una scelta imprenditoriale, nel terzo un vero e proprio moto di passione per il nostro mondo».

Quando è nato il vostro rapporto con il team?

Siamo insieme ormai da 15 anni. Subentrammo come Vini Fantini quando si tirò indietro il marchio ucraino ISD, da allora siamo sempre rimasti in rapporto, quando poi ci è stato chiesto un aiuto suppletivo diciamo che abbiamo cercato nelle nostre tasche. Noi siamo un’azienda e prima di tutto dobbiamo tenere a bada i conti e far quadrare i bilanci, ma nei limiti del possibile non ci siamo mai tirati indietro, supportando il team con ii nostri marchi, prima Vini Farnese, poi Fantini, Zabù e ancora Fantini.

Mark Stewart, argento olimpico a Parigi nel quartetto, riconfermato nel team toscano
Mark Stewart, argento olimpico a Parigi nel quartetto, riconfermato nel team toscano
Tre lustri di legame non sono pochi…

Nel team abbiamo sempre trovato brave persone, responsabili, animate come noi dalla passione e dalla voglia di vivere un ciclismo sano. Un contesto che ci ha sempre attratto, poi riteniamo un dovere dare una mano per quanto possiamo al ciclismo nostrano.

La fuoriuscita di un marchio importante come la Corratec non rischia di sottoporre il team a un ridimensionamento?

Ma è tutto il ciclismo italiano che va sempre più ridimensionandosi in piccolo. Ci sono pochi sponsor e tutti quelli che investono sul ciclismo lo fanno perché veri appassionati, come noi. Non è una scelta legata al business. Ma bisogna dire grazie a questi che consentono al ciclismo italiano di sopravvivere. Noi già paghiamo il fatto di non avere un team nella massima serie, se venissero meno anche i professional, i ragazzi non avendo più sbocchi diretti si dedicherebbero ad altro e sarebbe la fine del ciclismo.

Tommaso Nencini approda al Toscana Factory Team, insieme a Piras e Verrando
Tommaso Nencini approda al Toscana Factory Team, insieme a Piras e Verrando
Perché non si riescono a coinvolgere grandi aziende, perché il ciclismo è subordinato ad altri sport che hanno una storia e una popolarità molto inferiori?

Questo è un problema storico. Pochi sanno che il rapporto costo/ritorno d’immagine che il ciclismo può garantire è il più basso in assoluto: dove trovi un altro sport che televisivamente mette il tuo marchio così spesso in evidenza? Sarebbe l’ideale per un investimento da parte di qualsiasi imprenditore. Perché non avviene? Perché il ciclismo paga errori antichi, un lungo periodo fatto di scandali, di fango che è stato gettato anche in faccia alle aziende, a chi poco c’entrava con le scelte di pochi. A livello mediatico ci si è spinti molto oltre e gli sponsor si sono spaventati. Dimenticando che il ciclismo è sì uno sport di squadra, ma è fatto da singoli che in quanto tali sono incontrollabili.

Questi vecchi errori fin quando continueranno a pesare?

Finché il movimento non riuscirà a mostrare la sua immagine migliore al punto da attirare sponsor e cancellare il passato. Faccio un esempio: qualche anno fa alla partenza del Giro a Napoli organizzammo un grande evento al quale invitammo 4-5 grandissime aziende, di quelle più ricche e danarose, che volevano investire nel ciclismo. Era tutto praticamente fatto per creare un grande sodalizio da inserire nel WorldTour, ma poi ci fu il caso doping di Di Luca e gli sponsor si tirarono tutti indietro. Ecco come il singolo in quel caso non fece male solo a se stesso, ma a tutto il movimento. Ed è solo un esempio. Eppure le possibilità ci sarebbero, perché tutti i grandi manager sono grandi appassionati delle due ruote, ma hanno paura.

Yukiya Arashiro è l’ultimo acquisto, prelevato dalla Bahrain Victorious
Yukiya Arashiro è l’ultimo acquisto, prelevato dalla Bahrain Victorious
E’ un problema anche culturale?

Sicuramente, bisogna rivedere tutta la nostra filiera. A me ad esempio non piacciono quei genitori che esultano quando i loro figli vincono nelle categorie giovanili – parliamo di bambini – e li rimproverano quando perdono. Il ciclismo deve restare a quell’età un gioco, altrimenti perderemo non solo ciclisti, ma uomini. Partiamo da qui, da queste piccole cose…

Tornando al team toscano, avete fiducia nel futuro?

Non potrebbe essere altrimenti, ma io allargo il discorso. Vorrei sempre che tutti i team italiani emergessero, non solo il nostro, perché faccio un discorso più generale legato a tutto il ciclismo italiano. Teniamo anche conto che i costi sono lievitati paurosamente e vanno di pari passo con regole sempre più penalizzanti. Oggi uno sponsor con 10 milioni di euro a disposizione potrebbe costruire un team WorldTour andando a sbattere contro realtà che investono almeno 6 volte tanto. Allora non c’è partita, è come un peso mosca di pugilato che deve affrontare un peso massimo.

Lorenzo Quartucci è uno dei confermati nel team, ancora nel pieno del ciclomercato
Lorenzo Quartucci è uno dei confermati nel team, ancora nel pieno del ciclomercato
Questo significa che è tutto il WorldTour da rivedere…

Assolutamente. Dicono che sono 18 team appartenenti alla stessa serie e quindi uguali, ma non è così e infatti vincono quasi sempre gli stessi. La cosa più iniqua è che se entri in un team che non è nel WorldTour sai già che non avrai la vetrina delle più importanti corse. E allora perché investire? Da imprenditore, posso dire che se avessi un team italiano che può gareggiare nei Grandi Giri come nelle classiche monumento, non avrei dubbi a concentrare tutte le risorse su quello…

Podio in Grecia per Conti. Quanto conta davvero?

22.05.2024
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Neanche il tempo di disfare le valigie, di passare almeno un paio di giorni a fare il papà con la sua bellissima bambina che Valerio Conti deve già ripartire, alla volta del Sestriere per un ritiro in altura con 5 compagni per preparare i prossimi appuntamenti. Ma questa volta il corridore laziale lo fa con un nuovo spirito, rinfrancato dal podio conquistato nella classifica generale del Giro di Grecia, che ha ridato ossigeno (anche dal punto di vista dei punteggi Uci) alla squadra.

«La stagione, già prima della trasferta ellenica non era stata male – afferma il corridore del team Corratec Vini Fantini – avevo colto buoni piazzamenti anche al Giro d’Abruzzo, ma questo risultato fa un po’ la differenza. Soprattutto perché premia quei miglioramenti che ho notato nel rendimento sulle salite lunghe, il che mi permette finalmente di puntare alla classifica generale delle corse a tappe».

Il podio finale in Grecia con Conti insieme agli austriaci Zoidl (1°) e Pernsteiner del Team Felt Felbermayr
Il podio finale in Grecia con Conti insieme agli austriaci Zoidl (1°) e Pernsteiner del Team Felt Felbermayr
E’ un passo in avanti per te?

Sì, per me e per il team, perché la classifica ti dà importanti punti Uci. Per noi in questo momento è importante raccogliere il più possibile per consentire alla squadra di entrare tra le prime 40 e rimanere nel panorama delle Professional.

Non essere al Giro d’Italia è stato da questo punto di vista un danno…

E’ un tasto dolente, ma abbiamo dovuto accettarlo. Oltretutto rientrare nella classifica ci dovrebbe spianare la strada alla partecipazione nel prossimo anno, quindi è un obiettivo comune. E’ chiaro che il Giro ci avrebbe dato più punti, noi dobbiamo impegnarci di più andando in cerca di risultati un po’ dappertutto, ma questo ci dà anche la carica.

Il podio finale in Grecia con Conti insieme agli austriaci Zoidl (1°) e Pernsteiner del Team Felt Felbermayr
Già in Abruzzo il romano si era ben comportato, finendo 11° assoluto
Com’è l’atmosfera in squadra?

Non nego che fino a un paio di settimane fa il clima era un po’ teso, proprio per la mancanza della corsa rosa unita a qualche risultato mancato. Ora però i buoni riscontri hanno riportato il sorriso. Io poi ho sempre ribadito come in questo team mi trovi davvero bene, è quello giusto per svolgere questo lavoro, per avere un rendimento più costante.

Questo però potrebbe portare anche a leggere il tuo risultato in maniera diversa: non essendo al Giro, in un contesto come quello greco di livello sicuramente inferiore, può quasi sembrare che il podio finale sia il minimo sindacale…

Capisco che lo si possa pensare, ma bisogna fare alcune considerazioni. Innanzitutto in corse come queste limare è più facile, ma se parliamo di lottare per la classifica, diventa tutto più difficile. Io sono consapevole che un 3° posto in Grecia può equivalere a una Top 10 in una corsa professionistica italiana, ma io vedo i valori miei e degli altri, posso garantire che nelle tappe di montagna sono comunque molto alti. Nelle continental ci sono corridori che hanno valori importanti, che magari hanno un passato nel WT dove non sono rimasti proprio perché lì limare è più difficile, qui c’è più libertà.

In queste corse limare in gruppo è più facile che nelle prove con team WorldTour
In queste corse limare in gruppo è più facile che nelle prove con team WorldTour
Infatti i due che ti hanno battuto nella tappa di montagna che alla fine ha fatto la classifica hanno un passato nel circuito maggiore…

Esatto, ma dirò di più. Non voglio assolutamente peccare di presunzione o mancare di rispetto nei confronti dei velocisti (il nostro Mareczko in primis…) ma fare un piazzamento in volata, proprio per il discorso di come stare in gruppo, è più facile che lottare per la tappa secca di salita e quindi per la classifica. Non è un caso ad esempio se in certe gare vincono sempre le stesse squadre.

Com’era la tappa in questione?

Dura, con una salita di 40 minuti con una pendenza media del 9 per cento. Zoidl che ha vinto è uno che vinceva tappe anche nel WorldTour, Pernsteiner che è giunto secondo è anche lui un reduce dalla massima serie oltre che avere un passato illustre nella mtb. Insomma, di gente forte la incontri anche qui… Per questo credo che il mio podio abbia un valore.

Conti con i compagni del Team Corratec in Grecia, dov’è arrivata anche una vittoria di tappa con Mareczko
Conti con i compagni del Team Corratec in Grecia, dov’è arrivata anche una vittoria di tappa con Mareczko
Ora che cosa ti attende?

Andrò al Giro di Slovenia dove so già che il livello sarà più alto perché è una di quelle gare dove vengono anche squadre WorldTour che alla fine hanno sempre una marcia in più. Io comunque nella mia nuova condizione punto a far bene e guardo alla classifica, per ottenere un altro piazzamento importante. Poi c’è l’appuntamento con il campionato italiano che è un po’ l’obiettivo di stagione, considerando che il percorso si attaglia alle mie caratteristiche. Non voglio peccare di presunzione, ma una maglia di campione italiano, per il nostro team, significherebbe avere l’invito per il Giro 2025 già in tasca…

Per la Corratec niente Giro. Frassi «Non ci piangiamo addosso»

23.01.2024
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Rcs ha oggi diramato le sue WildCard e chiaramente le più attese erano quelle per il Giro d’Italia, la corsa che può fare la differenza per alcune squadre. Specie quelle italiane: Corratec-Vini Fantini, Polti-Kometa e VF Group-Bardiani. Poi magari non è così per altre squadre, vedasi la Lotto-Dstny per esempio.

Il suo direttore sportivo Kurt Van de Wouwer ci ha detto: «La squadra è ancora piuttosto giovane, quindi abbiamo deciso di fare nuovamente due grandi Giri invece di tre. In quel periodo, maggio, possiamo programmare un ritiro in quota per preparare la seconda parte della stagione, dopo un periodo di riposo. Per il 2025 siamo fiduciosi che la squadra avrà acquisito maturità, il che ci fa guardare al futuro con ottimismo per correre di nuovo tutti e tre i giri».

Francesco Frassi (classe 1979) è uno dei diesse della Corratec
Francesco Frassi (classe 1979) è uno dei diesse della Corratec

La rosa migliore

Senza polemiche con il team belga, chiaramente. Che ha intrapreso tutt’altra linea e che tutto sommato se doveva venire in Italia per portare “a spasso” la bici bene ha fatto a rinunciare. Per la Corratec, diretta tra gli altri dal diesse Francesco Frassi, le cose sono ben diverse. La corsa rosa ha un valore senza pari. E la Corratec è stata la squadra italiana scartata. 

«Sinceramente – racconta Frassi in procinto di partire per il Tour of Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti – un po’ di delusione c’è. Abbiamo lavorato tutto l’inverno con una squadra che sulla carta è senza dubbio la migliore delle tre italiane. Avendo dunque allestito una squadra di livello, di merito, pensavamo di essere dentro».

Il ranking UCI per squadre dice la Corratec è il 35ª team. Il terzo italiano dietro VF Group-Bardiani e Polti Kometa. Veniva da un 2022 durissimo, passato come continental ed è risalita di 71 posizioni al termine del 2023.

«Ma il Giro d’Italia per noi è ad invito e non possiamo che rispettare le scelte di Rcs. Ci toccherà dimostrare sul campo, sin da queste prime gare, il nostro valore e il buon lavoro svolto in questi mesi. Si guardano i punteggi? Bene, noi nel 2023 non ne abbiamo fatti molti, abbiamo cinque corridori che hanno vinto nel WorldTour: sono certo che abbiamo la migliore squadra tra le italiane. E non posso che essere orgoglioso dei miei ragazzi».

La Corratec-Vini Fantini in allenamento questo inverno. Una rosa ben più forte rispetto a quella del 2023 (foto Instagram)
La Corratec-Vini Fantini in allenamento questo inverno. Una rosa ben più forte rispetto a quella del 2023 (foto Instagram)

Morale così, così

La botta morale c’è stata ed è innegabile. Però non è stato un colpo di grazia. Le occasioni, tra Sanremo, Tirreno e molte altre corse ci sono. I palcoscenici importanti non mancano. Maggio è lontano, ma già si fanno i piani. Anzi, si lavora proprio…

«Il morale non è alto – continua Frassi – ma non è neanche la fine. Fare il Giro piace a tutti. Tutti i ragazzi vorrebbero farlo. Mentre per i team è importante per i budget e per gli sponsor: questo ci avrebbe dato più possibilità per il futuro. Guarderemo il Giro d’Italia degli altri, ma non staremo a casa».

E a casa non ci staranno sin da adesso. Anzi, gireranno per mezzo mondo. Emirati Arabi, poi Colombia e le corse francesi tra Marsigliese, Besseges. E ancora in Turchia… Tra l’altro proprio a Sharjah potremmo vedere una prima prova di forza nelle volate con il treno composto da Niccolò Bonifazio, Jakub Mareczko e Attilio Viviani. Una formazione molto, molto interessante.

Conti impegnato lo scorso anno al Giro. Valerio e compagni punteranno forte sulla Tirreno-Adriatico
Conti impegnato lo scorso anno al Giro. Valerio e compagni punteranno forte sulla Tirreno-Adriatico

Piano B, ricco

Si diceva che l’attività è molto elevata. Per la Corratec si parla anche di tripla attività. Lo stesso Frassi ci confessa che: «Da domani, quando atterrerò, so già che passerò due giorni davanti al computer per rifare tutte le squadre, rispondere agli inviti e insomma ridistribuire le varie formazioni nelle varie gare. Ma ce la farò e sarà un nuovo stimolo. La cosa più importante è che i ragazzi non sono abbattuti. Sanno che avranno molte possibilità e che alla fine lo scarto dalla corsa rosa non è dipeso da loro».

In effetti quando Frassi dice di non essere a casa a quanto pare non scherza proprio. Il maggio della Corratec-Vini Fantini sarà composto da Hellas Tour, Giro di Ungheria, Gp New York City e forse anche Quattro Giorni di Dunkerque.

«Davvero abbiamo tante corse in ballo – conclude Frassi – e una squadra molto buona. Quindi non ci piangiamo addosso».