Un po’ corridore, un po’ preparatore: è il Belli commentatore

03.07.2022
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Che un commentatore tecnico sia anche un ex corridore non è una novità. Ma che sia anche un preparatore sì. A questo profilo risponde Wladimir Belli, grande professionista a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000.

Belli è sempre molto tecnico nei suoi commenti: snocciola numeri e nozioni di chi certe cose le vive da dentro. Per un periodo, era il 2017, è stato anche nello staff della Gazprom-RusVelo. Adesso lo ascoltiamo nelle dirette di Eurosport.

Wladimir Belli (classe 1970) è stato pro’ per 16 stagioni. A fine carriera ha sempre fatto il preparatore
Wladimir Belli (classe 1970) è stato pro’ per 16 stagioni. A fine carriera ha sempre fatto il preparatore
Wladimir, quando e come è iniziata la tua carriera di commentatore?

E’ iniziata sette anni fa quasi per caso. 

Cioè?

Io ho corso fino al 2007. Poi per due anni sono stato relativamente “alla finestra”, diciamo così, per quel che riguarda il mondo del ciclismo. In quei due anni ho aperto una ditta edile con un mio amico. Poi lui ha continuato mentre io sono uscito dalla società. E ho deciso di tornare nel ciclismo. Che poi in qualche modo ci ero rimasto sempre come preparatore, biomeccanico…

Come ti hanno contattato?

Diciamo che mi hanno ascoltato presso un’emittente della concorrenza. Eurosport stava ampliando il suo pacchetto inerente al ciclismo. Gli sono piaciuto per come parlavo e mi hanno contattato.

Cosa ti affascina di questo mestiere?

Di stare nel ciclismo. Mi piace l’idea di commentare e dare al pubblico le mie esperienze e i miei aneddoti da corridore. Riesco a leggere la corsa e ad anticipare ciò che succede. In questo modo riesco a condividere le emozioni col pubblico. Alcune cose che prima vivevo da corridore, adesso le vivo da commentatore.

Wladimir Belli, Giro d'Italia 2003, Zoncolan
Sin da quando era corridore, Belli è sempre stato molto attento ai numeri
Wladimir Belli, Giro d'Italia 2003, Zoncolan
Sin da quando era corridore, Belli è sempre stato molto attento ai numeri
C’è passione in ciò che dici. E come si mescolano quindi il “tifoso”, l’ex corridore e il preparatore?

In effetti certe emozioni rimangono. E’ un bel mix. In alcune corse entro proprio nella parte, a volte anche troppo! Mi immedesimo nel corridore, in ciò che sta facendo, in quell’azione o in quell’impresa.

Hai quasi il mal di gambe anche tu!

Magari non mi batte il cuore a 200 pulsazioni, ma ho la pelle d’oca. Per esempio mi ha colpito molto quando ha vinto Girmay alla Gand.

Tante emozioni, Wladimir, però sei molto tecnico: quanto incide la componente del preparatore?

Io faccio dei test, curo la biomeccanica e la preparazione: pertanto ho dei riferimenti, dei numeri rispetto ai ragazzi che seguo e già questo mi aiuta. In più sono sempre stato appassionato di numeri e ritmi. Ai miei tempi quando correvo e mi allenavo prendevo i tempi sulle salite. Controllavo la cadenza, incrociavo il tutto con le sensazioni, anche in base a quanto avevo spinto, e cercavo di capire come stavo.

E tutto ciò trova riscontro anche nelle tue telecronache?

Non vorrei sembrare arrogante, ma sì. Molto spesso ci azzecco. Vedendo come affrontano magari una salita o determinati tratti, capisco come stanno, capisco se la fuga può andare oppure no. Per esempio la fuga di Ciccone al Giro era chiaro che sarebbe andata in porto.

Cosa guardi?

Cadenza, rapporto, incrocio i dati.

Per Belli l’impresa più bella che ha seguito da commentatore è stata quella di Froome (qui sul Finestre) al Giro 2018
Per Belli l’impresa più bella che ha seguito da commentatore è stata quella di Froome (qui sul Finestre) al Giro 2018
C’è qualche impresa che hai commentato e ti ha colpito particolarmente?

Beh, devo dire che Girmay alla Gand è stato un gran bel momento, come ho detto. Mi è piaciuto molto il Fiandre di Bettiol, ma più di tutti credo mi sia rimasta dentro l’impresa di Chris Froome al Giro del 2018. E io non ero un ammiratore di Froome. Per me che sono vecchia scuola, lui era troppo robotico. Ma quel giorno ha compiuto un’impresa che mi ha fatto ricredere sul suo conto. Non credevo potesse farcela, sul piatto mise tanto.

Ecco, per esempio, quel giorno cosa guardavi, come ti regolavi per i tuoi commenti?

Cercavo di capire come andava Froome e come andavano gli altri, tanto più dopo che il gruppo era esploso. Cercavo di intuire la sua prestazione, se poteva tenere quel passo fino in fondo. Mi rendevo conto che stava facendo numeri importanti.

E come?

Calcolavo i tempi e in base al suo peso, i wattaggi e la Vam (velocità ascensionale media, ndr). Chiaramente non era facile non conoscendo il suo peso esatto. Però avevo una buona stima di ciò che stava facendo. Restava il dubbio se potesse tenere sino in fondo. Ma più passavano i chilometri e più la sua azione assumeva una dimensione storica. Ci ha messo tanta testa, tanto cuore e tante gambe. Che poi è un po’ il mio motto.