Lazer lancia oggi sul mercato un nuovo dispositivo molto interessante. Si chiama VeloVox, si allaccia al cinturino del casco e permette di ascoltare o parlare con la massima comodità e sicurezza. Si può ascoltare la propria musica preferita (o i podcast), ma anche ricevere telefonate e addirittura comunicare con i compagni di uscita. Il tutto lasciando le orecchie libere per viaggiare al meglio, e in sicurezza, nelle strade.
VeloVox si applica al cinturino del casco e lascia libere le orecchie, è questa la grande novità introdotta da LazerVeloVox si applica al cinturino del casco e lascia libere le orecchie, è questa la grande novità introdotta da Lazer
Sviluppato con Cardo, per i ciclisti di ogni livello
Il nuovo dispositivo è stato sviluppato con Cardo, azienda leader nelle comunicazione wireless, specializzata nell’ambito motociclistico. Ma Velovox è pensato specificatamente per i ciclisti, siano essi amatori o agonisti. Come accennato permette di comunicare con altri atleti (fino a 30), come per esempio quelli di una stessa squadra, in modo da poter comunicare live le strategia di gara.
Oppure, più semplicemente, è lo strumento ideale per ascoltare la musica o fare e ricevere chiamate senza utilizzare le cuffie (che, ricordiamo, sono vietate dal codice della strada). VeloVox si compone di due parti, un dispositivo audio sinistro e uno destro, che si attaccano in modo semplice e sicuro ai cinturini del casco.
Ciascuna delle due unità (dotata di un’interfaccia con due pulsanti) ha una funzione specifica. Quella sinistra gestisce le comunicazione di gruppo, mentre quella destra si occupa della riproduzione della musica e delle chiamate.
VeloVox si può associare ai comandi Shimano Di2, in modo da essere controllato senza staccare le mani dal manubrioVeloVox si può associare ai comandi Shimano Di2, in modo da essere controllato senza staccare le mani dal manubrio
Integrazione con Shimano Di2
Un’altra caratteristica molto interessante di VeloVox è la possibilità di essere associato ai gruppi Shimano Di2. Questa modalità, ancora più pratica, permette di controllare il dispositivo direttamente dai comandi della bici, senza cioè staccare le mani del manubrio.
Inoltre, il sistema realizzato dalla collaborazione tra Lazer e Cardo è stato studiato per eliminare i rumori di fondo, primo fra tutti quello sempre molto fastidioso del vento. In questo modo sia il suono in entrata che la voce al microfono risulterà sempre chiara e pulita (fiatone escluso, ma quello è un altro discorso).
In questa foto di notano bene i due pulsanti e l’altoparlante In questa foto di notano bene i due pulsanti e l’altoparlante
Altre specifiche e dove trovarlo
Lazer fa sapere che VeloVox ha un’autonomia notevole, che arriva fino a 11 ore. In più può essere utilizzato con tutte le condizioni meteo, grazie alla certificazione IP54 per la resistenza all’acqua, con garanzia di 2 anni. Anche il peso è molto interessante: meno di 40 grammi in tutto (19 grammi per lato). VeloVox è disponibile da oggi nel sito ufficiale di Lazer in tutti i rivenditori autorizzati.
Insieme al modello Vento Kineticore di Lazer, lo storico ed iconico Z1 ed il Genesis rappresentano i top di gamma in senso assoluto. Lo Z1 però è stato rinnovato nel cuore ed in parte nel design, mentre il Genesis è ancora il casco più leggero (ed uno dei più leggeri del mercato).
Abbiamo messo a confronto il nuovo Z1 Kineticore (utilizzato da Van Aert nelle ultime competizioni del 2023) e proprio il Genesis, in una sorta di duello all’interno della stessa famiglia di caschi.
Van Aert in una delle ultime gare del 2023 (cx di Anversa) con indosso il nuovo Z1 KineticoreCX di Tabor 2019, Van Der Poel con il vecchio modello Z1. Il design del modello attuale è molto simileVan Aert in una delle ultime gare del 2023 (cx di Anversa) con indosso il nuovo Z1 KineticoreCX di Tabor 2019, Van Der Poel con il vecchio modello Z1. Il design del modello attuale è molto simile
Il design Lazer ha fatto scuola
Molto di quello che vediamo oggi in fatto di design nasce proprio dallo Z1 di Lazer, un modello iconico per molti corridori. E’ un casco che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella tecnica dei caschi e dove il design diventa funzionale alla protezione e all’immagine che un casco è in grado di trasmettere. Il Genesis invece è stato sviluppato con l’obiettivo principale di ridurre il peso e mettere sul mercato un casco leggerissimo, sicuro e ventilato (c’è comunque un richiamo al “vecchio” Z1).
Entrambi hanno tutt’oggi un design arrotondato dove serve, capace di non sacrificare il potere di “scivolamento” in casco di impatto e caduta. Entrambi i Lazer fanno della ventilazione un punto fermo dello sviluppo. A questi fattori si uniscono un sistema di ritenzione completamente integrato (con il rotore Lazer Advanced RollSys) e nell’ultima versione dello Z1 troviamo anche la tecnologia Kineticore, che soprattutto in fatto di valore alla bilancia ha avvicinato tantissimo quest’ultimo al Genesis.
Sono accostabili per il design, ma non sono ugualiAnche il retro è accostabile, ma di fatto è molto diversoSezioni interne molto diverseSono accostabili per il design, ma non sono ugualiAnche il retro è accostabile, ma di fatto è molto diversoSezioni interne molto diverse
Il marchio di fabbrica è la protezione occipitale
Entrambi i caschi Lazer hanno un’importante ribassamento verso il basso nella sezione posteriore, a tutto vantaggio di una completa protezione dell’osso occipitale della testa.
Sia il nuovo Z1 Kineticore che il Genesis adottano una sorta di profilo semi-tronco, ma comunque arrotondato e non spigoloso, particolare che emerge soprattutto quando si osservano di lato. Il casco non ha blocchi, non ha ostacoli, soluzione utile a preservare e proteggere anche la zona cervicale.
235 grammi per lo Z1 KineticoreStessa taglia, ma il Genesis pesa 213 grammi235 grammi per lo Z1 KineticoreStessa taglia, ma il Genesis pesa 213 grammi
La grossa differenza è il cuore
Si perché il nuovo Z1 si fregia del suffisso Kineticore che arriva dal mold interno. E’ costruito con una forma irregolare che si riferisce alla presenza di tasselli e “mattoncini” di dimensioni differenti in base alle zone della testa. Hanno l’obiettivo di collassare in caso di impatto facendo una sorta di effetto cuscino e distribuendo le forze negative su una superficie ampia. Potremmo definirli come una sorta di ammortizzatore. Inoltre, il mold non ha ancoraggi di componenti esterni, se non la gabbia posteriore che è regolabile in altezza (uguale a quella del Genesis). La stessa tecnologia Kineticore contribuisce a limitare l’impiego di imbottiture (sono solo 4 e molto sottili). Aumenta la qualità e la quantità della ventilazione tra casco e testa.
Lazer Genesis è un po’ “vecchio” (vecchio per modo di dire, tecnicamente è molto attuale) stile. Non integra la Kineticore anche se tutta la sezione interna è parecchio scavata e rastremata. Anche in questo caso le imbottiure (Ionic+) sono quattro, belle e ben fatte, sempre asciutte, ma di stampo tradizionale se messe a confronto con quelle che fanno parte del pacchetto Z1 Kineticore.
Il Genesis ha una sezione frontale importante che si estende in avantiIl Genesis ha una sezione frontale importante che si estende in avanti
Tra i due cambia l’azione perimetrale della chiusura
Il Genesis ha un filler perimetrale separato che si ancora su due punti diversi nella sezione frontale. Il filler si tende quando si agisce sul rotore ed è anche una soluzione per adattare la taglia del casco. I due punti di ancoraggio al mold sono coperti dall’aimbottitura. L’azione di chiusura è particolarmente potente e molto del lavoro della distribuzione delle pressioni è scaricato sulla gabbia posteriore, morbida e adattabile.
Lo Z1 Kineticore ha un filler perimetrale unico. La gabbia posteriore è leggermente diversa nelle forme. In fatto di chiusura cambia molto, perché pur avendo un potere stringente elevato, il casco risulta quasi impercettibile una volta indossato. È fissato e bloccato sul perimetro e dietro, mentre su tutta la zona parietale e frontale/alta il casco è una “nuvola”. Il lavoro di aggiornamento e l’azione del mold con Kineticore si sente e si vede. Tra i due cambia anche la concezione delle fibbie, perché il Genesis ha un passante in materiale plastico nel punto di sdoppiamento, mentre lo Z1 Kineticore ha una sorta di integrato che limita anche lo sfarfallamento quando si è a velocità elevate.
Lo Z1 è un casco che non è mai fuori postoNel nuovo Z1 si può inserire anche il led posterioreLo Z1 è un casco che non è mai fuori postoNel nuovo Z1 si può inserire anche il led posteriore
In conclusione
Di sicuro lo Z1 Kineticore è un casco più moderno e abbina in modo eccellente un design funzionale e una tecnologia protettiva di altissima caratura tecnica. Ha un prezzo di listino che non lo rende a portata di tutti (249,99 euro), anche se è in linea con la categoria. Lo stesso prezzo di listino lo ha il Genesis, ancora oggi uno dei caschi più leggeri in circolazione ed uno dei primissimi con un valore alla bilancia intorno ai 200 grammi, a ricevere la classificazione massima da Virginia Tech. Quindi, la protezione e la sicurezza non sono un argomento di discussione.
L’orientamento in fase di scelta si dovrebbe concentrare sull’impatto estetico, sugli ultimi aggiornamenti tecnici e anche su quella percezione del comfort che diventa un aspetto da valutare soprattutto quando fa caldo. Nel complesso ci spingiamo a dire che il nuovo Z1 Kineticore ha qualcosa in più, nonostante paga qualche grammo alla bilancia. La tecnologia Kineticore fa la differenza (per fortuna non abbiamo provato la sua efficacia), perché aumenta la ventilazione interna e quella comodità del casco una volta indossato anche per tante ore consecutive e non è un semplice dettaglio. Per i maniaci dei numeri e della bilancia c’è il Genesis.
L’ultima famiglia dei caschi Lazer porta con sé la tecnologia Kineticore, soluzione che rende i caschi differenti dagli standard del mercato. Strada e Vento, i due prodotti dedicati in maniera specifica al settore road, sono leggeri, ventilati ed estremamente confortevoli ed ora anche con la livrea Limited Edition Red Bull dedicata Wout Van Aert.
Dopo aver provato il modello Lazer Vento in occasione del lancio ufficiale, abbiamo testato il modello Strada (nella colorazione bianco nero).
La versione Strada con la livrea Limited EditionIl modello Vento Limited EditionLa versione Strada con la livrea Limited EditionIl modello Vento Limited Edition
Collaborazione con Red Bull
Le particolarità di questa produzione non stanno solo nella tecnologia dei due modelli – Vento e Strada – e nella livrea cromatica, ma anche nel fatto che questi di Lazer sono ufficialmente i primi caschi Red Bull che vengono messi in commercio.
Rispetto alle versioni standard, le caratteristiche tecniche non cambiano. Quello che cambia è la livrea blu cangiante, che è parte del DNA Red Bull, oltre alla presenza del logo dell’azienda austriaca abbinato a quello di Wout Van Aert. I prezzi di listino sono di 269,99 per Vento (modello usato in tutte le situazioni da Van Aert) e 119,99 euro per Strada, prezzi che non si discostano dalle versioni “convenzionali”.
Il casco si regola facilmenteI due tiranti che agiscono in modo diretto sulla gabbia posterioreL’asola per il led posta sotto il rullo di chiusuraSi può applicare una luce a led, questa è ricaricabileIl casco si regola facilmenteI due tiranti che agiscono in modo diretto sulla gabbia posterioreL’asola per il led posta sotto il rullo di chiusuraSi può applicare una luce a led, questa è ricaricabile
Chiusura ScrollSys
Il sistema di chiusura ScrollSys consiste in un dispositivo meccanico che sostituisce il rotore posteriore micrometrico e perimetrale. E’ molto preciso ed ha il vantaggio di essere completamente integrato nella struttura del casco, un fattore da considerare anche in ambito sicurezza. Agisce in modo diretto sulle due gabbiette inferiori che si adeguano alla forma del collo, ma anche sul filler perimetrale per una calzata ottimale, con pressioni ben distribuite. Appena sotto il nastro di azionamento posteriore, c’è una piccola asola che è utile per il montaggio del led. Non un semplice dettaglio.
La tecnologia Kineticore del mold e delle imbottitureLa tecnologia Kineticore del mold e delle imbottiture
Fronte e retro, forma diversa
Il numero delle imbottiture è ridotto all’osso, sono solo 4. Una frontale con degli spessori differenziati e due laterali, oltre a quella centrale, anche quest’ultima con spessori differenti e un’asola centrale per agevolare l’espulsione del calore. Tutto questo è reso possibile anche grazie all’adozione di Kineticore, con tutti quei piccoli tasselli del mold che hanno una miriade di funzioni.
E poi la forma di questo Lazer, più largo davanti e nella zona delle ossa Sfenoide, più stretto ed asciutto man mano che passa verso il retro, forma che non influisce minimamente sulla bontà del fitting. Questa forma è comune anche al modello Vento.
Una volta indossato è davvero comodoLe prese d’aria dello Strada sono 23 in totaleC’è tanto spazio per indossare gli occhialiSuperficie curva e posteriore troncoUna volta indossato è davvero comodoLe prese d’aria dello Strada sono 23 in totaleC’è tanto spazio per indossare gli occhialiSuperficie curva e posteriore tronco
I nostri feedback
Lazer Strada è un casco estremamente comodo e ventilato in ogni situazione, fattore quest’ultimo che si percepisce anche alle velocità più basse, magari in salita, magari quando si ha il naso all’insù in un ambiente gravel. L’accumulo del calore e dell’umidità prodotti durante lo sforzo sono davvero ridotti, merito delle imbottiture, ridotte come numero e di ottima qualità, ma anche dei tasselli Kineticore che lasciano l’aria libera di circolare.
Preciso ed efficace il sistema di chiusura, aspetto che avevamo già sottolineato in occasione della prova del modello Vento. Lo stesso sistema influisce parecchio sul design del casco, che ha un profilo tronco marcato e che risulta in linea con i più moderni sviluppi per quanto riguarda le forme. Inoltre, sempre nella zona posteriore, i due lati scendono verso il basso in maniera importante, un ulteriore vantaggio in fatto di protezione per zone sensibili come quella occipitale e parietale inferiore.
Lazer Strada Kineticore è un casco che conosce pochi limiti d’impiego e di modi per essere sfruttato a pieno. E poi ha un rapporto eccellente tra la qualità ed il prezzo.
Come è stato che Mathieu Van der Poel sia diventato campione del mondo sta tutto nel suo ragionamento e nelle sue gambe. Van Aert e Pogacar si inchinano
I nuovi caschi Lazer KinetiCore danno il via ad una importante rivoluzione, dove la protezione è sempre il soggetto principale. Questi prodotti fanno collimare un rinnovata tecnologia di sviluppo, produzione e concetto, fattori che si riflettono in modo esponenziale sulla prestazione una volta indossati. Abbiamo visto le due anteprime road, ovvero i modelli Vento e Strada, due modelli che indosseranno anche gli atleti del Team Jumbo-Visma. Abbiamo provato in anteprima la versione Vento durante le giornate BCA.
Roglic con il nuovo Lazer Vento KinetiCore (foto Lazer Team Jumbo-Visma)Roglic con il nuovo Lazer Vento KinetiCore (foto Lazer Team Jumbo-Visma)
Lazer KinetiCore la tecnologia in tutti i caschi
Con tutta probabilità, a detta degli stessi sviluppatori, Lazer KinetiCore è una delle innovazioni più importanti dell’azienda belga che opera all’interno del portfolio Shimano ed è molto differente dalle tecnologie di protezioni già presenti nel mercato. Inoltre non è solo legata ai caschi top di gamma, ma la ritroviamo anche nei caschi dei bambini e delle diverse categorie di utilizzo. Anche per questo motivo, il messaggio che viene trasmesso è chiaro e apprezzabile, “il massimo in fatto di sicurezza deve essere disponibile e fruibile per tutti”.
La parte interna del casco (@MirrorMedia BCA)La parte interna del casco (@MirrorMedia BCA)
KinetiCore, in cosa consiste
KinetiCore, ovvero Integrated Rotational Impact Protection. Lasicurezza non deve essere un compromesso e deve essere efficacie a prescindere dall’impatto, di tipo diretto e/o rotazionale e deve contrastare qualsiasi tipo di accelerazione negativa che si genera. E’ un sistema di protezione che è perfettamente integrato nella struttura del casco, in modo specifico nel mold.
Non ci sono inserimenti meccanici ancorati all’interno, oppure applicazioni aggiuntive, tranne quelli dei filler laterali, per il sistema di chiusura. Lo stesso mold del casco presenta dei blocchi di differente volume e grandezza. Proprio la sezione interna risulta maggiormente rastremata, rispetto a quella di un casco con una costruzione standard. I blocchi, separati tra loro, hanno il compito di distribuire al meglio le forze negative e cedono più facilmente rispetto ad una struttura unica e compatta. L’efficienza e la protezione aumentano. Inoltre gli stessi blocchi sono posizionati in modo differente, in base alle taglie e con un mold che ha diverse densità. E poi c’è un design arrotondato che aumenta la fase di scivolamento in caso di caduta.
La parte posteriore, si nota anche la perfetta calottatura perimetrale (@MirrorMedia BCA)
La chiusura posteriore del modello Vento, comune anche a Lazer Strada (@MirrorMedia BCA)
La parte posteriore, si nota anche la perfetta calottatura perimetrale (@MirrorMedia BCA)
La chiusura posteriore del modello Vento, comune anche a Lazer Strada (@MirrorMedia BCA)
Più comfort e qualità del fitting
Il casco è leggero, senza compromettere stabilità ed efficacia. L’assenza di applicazioni meccaniche contribuisce ad aumentare il circolo dell’aria al suo interno. La presenza dei blocchi genera una sorta di intreccio di vari canali che agevolano proprio il flusso dell’aria. Diminuisce l’utilizzo di imbottiture spesse, calde e talvolta ingombranti. Diminuisce anche la lavorazione di materiali di origine plastica. E poi c’è anche l’aerodinamica, che non guasta mai. Volendo fare un confronto, il modello Vento è 90 grammi più leggero del Lazer Bullet Mips e il 94% più efficiente in fatto di ventilazione.
Lazer Strada KinetiCore (@MirrorMedia BCA)Lazer Strada KinetiCore (@MirrorMedia BCA)
Vento e Strada
Il primo può essere categorizzato al pari di un modello aerodinamico, perché maggiormente calottato rispetto allo Strada. Entrambi sono compatti nelle forme, poco ingombranti e in parte ricordano il modello Century. La zona posteriore ha un piccolo “cingolo” che aziona il sistema di ritenzione all’interno del casco. Questo è regolabile in senso perimetrale e verticale. In questa zona può essere integrato anche un led ad elevata visibilità. E poi ci sono le fibbie con una chiusura tradizionale. Internamente si presenta come un casco mai visto fino ad ora, rastremato in ogni su parte e con quattro sole imbottiture, essenziali, amovibili e ben fatte. Ottimale il rapporto tra la qualità ed il prezzo, in particolare per la versione Strada KinetiCore, con i suoi 110 euro. In linea con la categoria dei caschi aero concept invece il Vento KinetiCore, che ha un prezzo di listino di 269 euro.
Il led nella zona posteriore, del tutto amovibile (@MirroMedia BCA)
Una volta indossato, il modello Vento KinetiCore è compatto e molto aerato (RooFowler BCA)
Le feritoie laterali con la zona grippante per le aste degli occhiali (@MirrorMedia BCA)
Il led nella zona posteriore, del tutto amovibile (@MirroMedia BCA)
Una volta indossato, il modello Vento KinetiCore è compatto e molto aerato (RooFowler BCA)
Le feritoie laterali con la zona grippante per le aste degli occhiali (@MirrorMedia BCA)
Lazer Vento, prime impressioni
Il fitting è in linea con il DNA Lazer, grazie ad una calzata avvolgente, per un casco ben saldo in testa e con dimensioni che non danno mai fastidio. Grande merito va alla chiusura che distribuisce le pressioni di maniera quasi perfetta, ma anche ad un fit che non fa mai scendere il casco sulle orecchie e sulle arcate sopracciliari.
Soprattutto il secondo aspetto crea dei vantaggi, perché la linea orizzontale è sempre libera e non c’é mai l’accumulo di sudore. Inoltre c’é tanto spazio anche per gli “occhialoni” che oggi vanno di moda. La chiusura posteriore può non essere immediata, se paragonata con quella dello Z1 e del Genesis (solo per fare due esempi), ma al tempo stesso non porta a fare errori quando si è in movimento. Ma come per i modelli citati in precedenza, la chiusura diventa una sorta di “fine tuning”, per fare delle micro-regolazioni e nulla più.
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