Reverberi, cosa pensi di Zoccarato? «E’ una forza della natura»

25.06.2021
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Quando la gara è dura, i duri iniziano a correre e Zoccarato è uno di questi. Il terzo posto ottenuto dal 23enne padovano della Bardiani-Csf Faizanè al campionato italiano ha confermato sia le sue doti di corridore di grande forza su cui contare, sia la scelta della sua squadra di prenderlo dalla Colpack-Ballan a fine 2020.

Dopo la gara di Imola – durante la sua intervista – abbiamo ricordato come Zoccarato fosse il primo neopro’ da Formolo (secondo nel 2014) e il primo atleta della scuderia della formazione reggiana da Podenzana (vincitore nel 1994) a salire sul podio tricolore. Così abbiamo chiesto a Roberto Reverberi, il suo general manager, di descrivercelo un po’ meglio.

Il terzo posto di Imola parla di grande forza ed è una spinta morale pazzesca
Il terzo posto di Imola parla di grande forza ed è una spinta morale pazzesca
Roberto, torniamo un attimo sulla corsa e sul risultato di domenica. Grande soddisfazione per voi ma anche tu sei un po’ rammaricato per il finale?

Siamo contenti per ciò che abbiamo fatto. Volevamo portare via una fuga numerosa con almeno tre dei nostri e ce l’abbiamo fatta. Volevamo far faticare i capitani dei team WorldTour e ce l’abbiamo quasi fatta, se non fosse stato per la Eolo-Kometa che si è messa a tirare quando la fuga aveva già un buon vantaggio e loro non potevano più portare dentro nessuno. Peccato perché sarebbe stato bello vedere come andava a finire, ma va bene così col nostro terzo posto, ci avrei messo la firma al mattino.

Dei tuoi tre ragazzi in fuga poi hai battezzato Zoccarato per fare la corsa.

Esatto, davanti avevamo dei bei menatori. Non avevamo la radio e così con l’ammiraglia ho deciso di portarmi davanti e sentire le loro sensazioni. Maestri e Tonelli, che hanno fatto un lavoro pazzesco e sono stati davvero bravi, mi hanno detto che Samuele stava molto bene, che aveva ancora forza. A quel punto ho ordinato loro di aiutarlo, anche a male parole se fosse stato necessario. Perché so che lui è un po’ testone ed esuberante. E mancava ancora tanto al traguardo.

Ripreso da Colbrelli e Masnada, Zoccarato ha continuato a collaborare
Ripreso da Colbrelli e Masnada, Zoccarato ha continuato a collaborare
Che carattere però che ha il ragazzo…

Sì sì, è un corridore generoso, che non disdegna tirare per tanti chilometri e dà sempre il cambio, anche quando non dovrebbe o potrebbe risparmiarsi. Come ad esempio nel finale, quando Colbrelli e Masnada sono piombati su di lui. Se non avesse tirato, e glielo avrei urlato dalla radio se ce le avessimo avute, loro due non gli avrebbero potuto dire nulla visto che era fuori da 200 chilometri. Invece no, ha voluto dare il suo contributo, le energie rimaste e si è staccato sull’ultima salita.

Poteva andare diversamente quindi?

Non lo so, magari lui fa terzo e Colbrelli vince ugualmente, però se fosse rimasto a ruota nel finale risparmiando un po’ di forza, anche Masnada avrebbe potuto approfittare della sua partenza per rilanciare in contropiede e anticipare lo sprint. Non si può mai dire, ma è andata così, è tutta esperienza per lui e per noi.

Come lo avete preso Zoccarato? 

Ce ne aveva parlato a inizio 2020 Antonio Bevilacqua (team manager della Colpack-Ballan, ndr) dicendoci che era un ragazzo con tanta forza, che non aveva paura del vento in faccia. Poi al Giro dell’Emilia dell’anno scorso, dopo 170 chilometri di gara, c’era questo under 23 in fuga insieme a tanti pro’, compresi alcuni nostri. Non si staccava, dava i cambi, menava… Ed io incuriosito da questa prova, chiedo subito chi fosse. Era lui e lì mi sono tornate in mente quelle parole, quella segnalazione così abbiamo approfondito e lo abbiamo messo sotto contratto.

Ha preparato il campionato italiano mangiando vento e fatica al Baloise Belgium Tour
Ha preparato il campionato italiano mangiando vento e fatica al Baloise Belgium Tour
E che tipo di corridore è?

Negli U23 ha vinto poco (due gare nel 2018 in maglia General Store, ndr), va sgrezzato fisicamente e tatticamente, ma ha un motore incredibile. Al Giro d’Italia lo ha dimostrato in tante tappe come a Canale dove il suo ex compagno di fuga Van der Hoorn ha vinto beffando la rimonta del gruppo. E quella un pochino mi brucia ancora, perché Samuele ha sprecato troppo. Poi ha fatto una gran corsa anche in fuga a Sestola in supporto a Fiorelli. Le corse del Nord sarebbero adatte a lui, ma direi in generale tutte le corse dure, come a Imola che lo è diventata anche per il gran caldo.

Chi ti ricorda dei tuoi corridori del passato?

Il primo che mi viene in mente è Dario Pieri (alla corte dei Reverberi in maglia Scrigno dal ’97 al ’99 e che in carriera fece due secondi posti al Fiandre e alla Roubaix, ndr) anche se lui era più veloce. Samuele in realtà deve allenare lo sprint, perché finora non lo ha mai fatto.

Quindi sarà ancora protagonista Zoccarato nel resto della stagione e nel futuro?

Farà Lugano poi avrà tutto luglio per recuperare poi vedremo i programmi. Di sicuro il terzo posto ha accresciuto la sua autostima e spero che sarà ancora là davanti a breve. Se continua così potrebbe essere uno dei tanti nostri ragazzi cercati e presi dalle formazioni World Tour.

Roglic, qualche sassolino e una primavera diversa

24.06.2021
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Manca poco per rivedere all’opera Primoz Roglic, sparito dai radar in primavera dopo la Liegi. Di lui si sa che è stato a Sierra Nevada e poi a Tignes con la Jumbo Visma, quindi che si è dedicato ad alcuni sopralluoghi sui percorsi del Tour, infine che ha trascorso dei giorni a casa. Quello che si sente dire in giro è che lo sloveno non voglia cadere nel problema dello scorso anno e così, per non rimanere a corto di gambe a fine Tour e arrivare in forze ancora alle Olimpiadi, abbia spostato tutto in avanti. Di fatto, i suoi giorni di gara nel 2021 sono stati 17 e concentrati fra il 7 marzo e il 25 aprile.

La resa alla Planche des Belles Filles al Tour 2020
La resa alla Planche des Belles Filles al Tour 2020

«E’ vero – ha confermato nella conferenza stampa della vigilia – è stato un approccio un po’ diverso, correndo poco in primavera, ma ho già fatto alcune cose del genere al Giro e alla Vuelta ed è andata bene. Normalmente vengo dall’altitudine e sono pronto. Lo scorso anno, il coronavirus ha cambiato tutto, quest’anno sono fiducioso. La squadra è super forte, cercheremo di fare del nostro meglio e vedremo come andrà».

Crono decisive

I sopralluoghi hanno riguardato le salite, ma soprattutto le crono, dato che come ci ha spiegato molto bene anche Marco Pinotti, le prove contro il tempo avranno il loro bel peso nell’assegnare la maglia gialla.

Dopo la Liegi, prima fase di altura a Sierra Nevada, poi a Tignes
Dopo la Liegi, prima fase di altura a Sierra Nevada, poi a Tignes

«Le abbiamo provate entrambe – ha detto – per vedere se e quanto saranno decisive. L’anno scorso abbiamo capito che la crono resta un momento cruciale e può produrre grandi differenze. Tenendolo a mente, ci siamo allenati con più impegno sulla bici da crono. Vedremo. Quando ti alleni da solo, non vedi quanto siano forti gli altri».

Si vince e si perde insieme

Il passato torna, impossibile il contrario. Va bene aver vinto subito la Liegi e poi la Vuelta, ma perdere il Tour al penultimo giorno è un’esperienza che ti segna.

Roglic sul muro d’Huy con la nuova Cervélo R5. E’ la Freccia 2021: penultima corsa di primavera
Roglic sul muro d’Huy con la nuova Cervélo R5. E’ la Freccia 2021: penultima corsa di primavera

«Sono arrivato secondo – ha detto – ma se penso a quelle tre settimane di gara, ricordo anche momenti di grande intensità. I miei compagni hanno lavorato come matti, ero così orgoglioso di essere il loro leader e nessuno potrà negare che siamo stati la squadra migliore. Penso che da allora alcuni giovani sognino di correre in un gruppo del genere. Al contempo, sono consapevole che essere i più forti non basta. Per vincere serve mettere in atto la strategia migliore e forse su questo non siamo stati impeccabili. La sconfitta è stata dura da digerire, non ho molte parole per descrivere quello che provavo. Ma non è stato un discorso limitato a Roglic e al Tour – ha detto togliendosi qualche sassolino dalle scarpe – c’erano tante persone coinvolte, siamo una squadra e abbiamo fallito all’ultimo momento. Quando si vince, la vittoria è di tutti. Quando si perde, la sconfitta è solo mia?».

Nulla è per caso

L’attenuante dell’esperienza tutto sommato breve rispetto agli avversari può contare e non c’è modo migliore dello scottarsi le mani per accelerare l’apprendistato. 

Da Tignes ha colto l’occasione per provare le tappe alpine del Tour
Da Tignes ha colto l’occasione per provare le tappe alpine del Tour

«Se guardo da dove vengo e dove sono ora – dice – non sapevo assolutamente nulla di ciclismo, non sapevo fin dove potevo arrivare, quello che potevo ottenere. Era tutto nuovo, anche la sofferenza sulla bici. Ho imparato che qualunque cosa mi passi per la testa, la sola cosa da fare è restare davanti. Ho imparato che per correre ai massimi livelli bisogna saper soffrire, ridursi se serve allo stremo delle forze. Ho imparato molto sulle dinamiche di squadra e sul lavoro dei compagni. Credetemi, la sconfitta dello scorso anno a caldo bruciava, ma in prospettiva è diventata una nuova strategia. Per cui è vero, è stato un approccio un po’ diverso, ma non è stato affatto per caso».