In ogni “crime story” che si rispetti (rigorosamente con le virgolette perché i crimini veri sono ben altri…) si parte sempre dall’accaduto e allora bisogna spostarsi a Beringen, teatro dell’arrivo dell’ultima tappa del Giro del Belgio. Wellens contro Schmid e nel mezzo spunta Lampaert (in apertura).
Alla vigilia della sua partenza, la classifica dice che l’elvetico Mauro Schmid (Quick Step-Alpha Vinyl) e il padrone di casa Tim Wellens (Lotto Soudal) sono appaiati. L’ultima tappa è però particolare perché non assegna solamente secondi di abbuono al traguardo, ma nel suo svolgimento sono previsti tre traguardi volanti, chiamati “Chilometro d’Oro” che alla resa dei conti saranno decisivi. E’ come se nel gruppo ci sia un patto non detto: i velocisti si daranno battaglia per il traguardo finale, ma la corsa si deciderà in questi tre singolari frangenti.


Battaglia in tre sprint
Al primo traguardo i contendenti indossano subito le armature. Immagine un po’ forte, ma che in fin dei conti un po’ si attaglia a quel che avviene. Wellens si prepara per la volata, con un “pilota” d’eccezione come il giovane Arnaud De Lie. La Lotto Soudal ha infatti chiesto al suo talentuoso sprinter di mettere da parte per un giorno le ambizioni personali e mettersi al servizio del capitano e il ragazzino lo fa, perfetto ultimo uomo. Il belga conquista 3” e si mette in posizione di vantaggio per il secondo traguardo.
Al fianco di Wellens si pone però Yves Lampaert, il belga compagno di colori di Schmid e vincitore due giorni prima. Le toccate diventano spallate, che diventano spintoni, che diventano cambi di direzione. Wellens perde l’attimo buono mentre Schmid si avvantaggia nel conto dei secondi.
Potrebbe recuperare nell’ultimo sprint, ma anche lì Lampaert lo marca “a uomo” e gli fa sentire la sua presenza. Wellens ha un diavolo per capello, ma non è tipo da arrivare al traguardo e inveire contro qualcuno e davanti ai giornalisti cerca con le parole di addolcire la sua espressione accigliata.
«Abbiamo controllato la corsa tutto il giorno – racconta – De Lie ha fatto un lavoro meraviglioso. Quando ho conquistato il primo sprint ho pensato: “Dai che vinco io”. Poi però mi si è avvicinato Yves, siamo entrati in rotta di collisione e tutto è andato perduto. Io so di non aver fatto nulla di sbagliato, ora squalificano Lampaert ma a me che cosa cambia? ».


Stop in arrivo?
La Giuria infatti squalifica il corridore belga della Quick Step-Alpha Vinyl escludendolo dalla classifica, ma intanto Schmid è sul podio che festeggia la sua prima ccorsa a tappe. Lampaert prova a giustificarsi davanti ai giornalisti presenti.
«Ci sono state spinte da ambo le parti e non solo Wellens – dice – ma anche altri della sua squadra. Ma tutto era nella norma».
Dichiarazioni che in qualche modo vengono ribadite da Jakobsen, vincitore della tappa: «In quei frangenti ero lontano, fuori dal gruppo e fuori dal vento per preservarmi per la volata, ma si vedeva che c’erano due squadre a competere per quei traguardi, la nostra e la Lotto».
La prova televisiva
Parlavamo di “crime story”, che si sviluppano sempre seguendo il filo delle prove. In questo caso le prove consistono in immagini dall’alto di una delle volate, nelle quali si vede Lampaert che alza il gomito verso Wellens, lo spinge a bordo strada e lo chiude impedendogli di fare la volata in maniera palesemente ostruzionistica. La Giuria vede quelle immagini e squalifica Lampaert, ma la cosa non finisce qui: l’Uci infatti decide di aprire un procedimento a suo carico, per comportamento antisportivo.


L’ultima volta che era accaduto era stato nell’ambito della famigerata volata al Giro di Polonia 2020, con Groenewegen che fece cadere lo stesso Jakobsen contro le transenne con esiti terribili: giorni di coma fra la vita e la morte e una ripresa lenta per il belga che solo da quest’anno è tornato a primeggiare.
Il precedente di Groenewegen
In quel caso, il procedimento durò a lungo. Servirono oltre tre mesi al massimo ente ciclistico per deliberare e alla fine Groenewegen fu estromesso dalle corse per 9 mesi, ricalcando quasi parallelamente l’assenza dalle corse del suo sfortunato collega. Ci vorrà lo stesso tempo per sapere qualcosa a proposito di Lampaert?