Casco Poc stile Ufo, bici Argon super aerodinamica, calzini e body futuristici e poi Ashton Lambie si presenta con dei baffoni da sceriffo del far west! Un esperto di aerodinamica come Simone Omarini, che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi grazie alle sue produzioni con Hardskin, rabbrividirebbe.
Ma si sa, gli americani spesso sono istrionici. E Lambie lo è di brutto!
A Roubaix ha vinto con il tempo di 4’05″060 Lambie e Milan si sono congratulati dopo la sfida per l’oro Ashton Lambie (30 anni) originario del Nebraska in mixed zone dopo il trionfo Lambie, rispetto ai nostri che sono anche stradisti, è più “muscolato”. Eccolo in riscaldamento prima del record del mondo
A Roubaix ha vinto con il tempo di 4’05″060 Lambie e Milan si sono congratulati dopo la sfida per l’oro Ashton Lambie (30 anni) originario del Nebraska in mixed zone dopo il trionfo Lambie, rispetto ai nostri che sono anche stradisti, è più “muscolato”. Eccolo in riscaldamento prima del record del mondo
Corsa sull’uomo
Cerchiamo di conoscere meglio chi è il nuovo campione del mondo dell’inseguimento che ha battuto i nostri due campioni: Jonathan Milan e Filippo Ganna. Di sicuro non è una novità, va detto. Lambie ha 30 anni ed è il primatista mondiale sui 4 chilometri. E’ stato il primo uomo a scendere sotto il muro dei quattro minuti: 3’59″930 il suo tempo.
Marco Villa lo aveva dato per favorito e ha avuto ragione. Probabilmente sapeva che Pippo non era al top e Jonny non è ancora pronto per certi eventi, almeno per l’oro. Anche se il friulano glielo ha fatto sudare non poco.
E infatti quando è sceso dalla sua bici ed è venuto in zona mista era davvero raggiante l’americano.
«E’ incredibile – ha detto Ashton – mi ci vorranno diversi giorni per realizzare quel che ho fatto. Sono su una nuvola! Ho visto che Jonathan è partito molto forte, ma ho seguito il mio passo. E solo quando mancava un chilometro alla fine ho capito che ce la potevo fare. In quel momento sono riuscito a capire che avevo 4 decimi di vantaggio e a quel punto ho insistito sul mio ritmo. Ho portato negli States questo titolo undici anni dopo Taylor Phinney. Il tempo? Non contava nulla. Io ho corso sull’uomo».
E stavolta il titolo voleva. Uno che è stato tre volte primatista del mondo non poteva non mettere la maglia iridata in bacheca.
Single track e parquet
Lambie è del Nebraska, Stati Uniti centrali. Zona di ampie praterie, dove spesso sono stati girati dei film western… ideali per i suoi baffi! E proprio su prato è stato il suo primo giro in velodromo da ragazzino. Forse è anche per questo che ama il mondo gravel e i baffi sono legati a quella “cultura” dell’arrangiarsi, dello spirito wild legato alle tradizioni. Lo abbiamo già visto con Lachlan Morton.
Il velodromo lo ha saggiato da ragazzino, vero, tuttavia non è tantissimo che Ashton si cimenta in pista. Il tutto è diventato più serio solo nel 2016. Lambie fu “chiamato”, dopo i suoi record tipo la traversata del Kansas su strada, nel team Huub Wattbike per sostituire Harry Tanfield, venuto in Europa nelle fila dell’allora Katusha e oggi nella fila della Qhubeka.
Per capire che tipo sia Lambie, vi diciamo che dopo la sua vittoria a Roubaix è tornato in hotel in bici… di notte! Gli piace pedalare, è fatto così.
Anche il record, siglato in quota ad Aguascalientes in Messico, è arrivato quasi per scommessa. Per carità, non si improvvisa nulla, ma non ne ha fatto un cruccio. Quella prestazione però gli ha fatto ampliare i suoi orizzonti e gli ha dato maggior consapevolezza. Tanto che presto ci dovrebbe riprovare.
Nel mito di Ganna
Ma l’altra sera, dopo la sua corsa, Ashton si è complimentato con i suoi avversari, soprattutto con Ganna che lo aveva battuto l’anno scorso a Berlino, e per il quale ha speso belle parole.
«Io avrò anche il record ma Filippo è il più forte – ha dichiarato Lambie – Avete visto che palmares che ha? Lui va forte tutto l’anno e lo fa sia su strada che in pista. E’ fenomenale, anche per la concentrazione che riesce a mantenere per tutta la stagione, dal Giro alle Olimpiadi poi ancora in pista. E’ fenomenale».
La cosa che ci ha colpito di questo ragazzo è la sua serenità. La facilità con la quale ha affrontato il suo sforzo. Noi lo abbiamo osservato da vicino. Si è scaldato in modo molto blando sulla bici normale, quella da strada, messa sul ciclomulino. Pochi fuorigiri, rispetto a quel che si potrebbe pensare. Ginocchia sporgenti, tipico di chi ha i “coscioni”. Ha un fisico tozzo, l’opposto dei nostri due campioni, ma davvero tanta potenza.