Pomeriggio iridato: l’inno suona per Mazzone e Cornegliani

24.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – «Facciamo come Ganna – dice Mazzone – mettiamo in mezzo lei che però è più alta!». Così il pugliese in maglia iridata fa passare di là Cornegliani, vincitore oggi del secondo mondiale, e in mezzo mettono Ana Maria Vitelaru che ha conquistato il bronzo. Come Ganna, Affini e Remco nel mezzo, solo che questa volta le maglie iridate sono ai lati. Dopo la vittoria nella staffetta di apertura, un altro pomeriggio d’oro ed emozionante per gli azzurri di Pierpaolo Addesi.

Ana Maria Vitelaru è bronzo nella crono donne H5. Ha chiuso a 3’53” dalla vincitrice Haenen
Ana Maria Vitelaru è bronzo nella crono donne H5. Ha chiuso a 3’53” dalla vincitrice Haenen

Dalla polvere alle stelle

L’ultima volta che avevamo seguito di persona una gara di Mazzone fu lo scorso anno a Glasgow, quando Luca finì contro una transenna nella staffetta e uscì di gara, colpito e umiliato nell’ultimo giorno di gare. Forse per questo, vedendolo piangere per la gioia al risuonare dell’Inno di Mameli, il groppo in gola ce l’abbiamo pure noi. Dopo quel giorno, per il pugliese arrivato al 19° titolo, sono venute le due medaglie di Parigi e l’onore di essere portabandiera. Ma di vincere ancora a 53 anni non se lo aspettava.

«Tante volte – sorride e riflette – quando vado alle scuole come ambasciatore paralimpico, racconto sempre questo. Quando prendete un brutto voto, non demoralizzatevi, fate in modo che sia un punto di partenza. Un punto per avere la tigna di rifarsi. A Glasgow, veramente il morale era caduto a pezzi. Invece quando sono tornato a casa, mi è venuta la cattiveria agonistica di rifarmi. Non contro gli avversari, perché gli avversari sono comunque uno stimolo. Rifarmi con me stesso, per ritrovare quel Luca di otto anni fa anche con qualche anno in più (nel dirlo si commuove, ndr). Ce la volevo mettere tutta, volevo fare bene sia alle Paralimpiadi che qua».

Luca Mazzone, classe 1971, è campione del mondo nella categoria H2 con 40″ sul secondo. Mano sul cuore, c’è l’Inno
Luca Mazzone, classe 1971, è campione del mondo nella categoria H2 con 40″ sul secondo. Mano sul cuore, c’è l’Inno

«Veramente però – prosegue – sono sbalordito di me stesso. Sapevo che il percorso era favorevole, perché gli allenamenti fatti a Campo Felice insieme ai miei amici H3 davano buone speranze. Mi mettevo dietro di loro a fare gli allenamenti e mi facevano sempre i complimenti. Quindi sapevo che su questo percorso potevo fare bene, ma non con un simile distacco ai miei avversari (Mazzone ha vinto con 40” sul francese Jouanny, ndr) che, come ho detto a Parigi, hanno tanti anni meno di me. Questo è frutto del tanto lavoro svolto con la nazionale sia a livello personale, tante rinunce. In questo campionato ringrazio lo staff, che ha dato tanta serenità che per me fa molto. Serenità e tanta professionalità che mi ha permesso di far così bene».

La differenza dei tubeless

Fabrizio Cornegliani è una molla che non si scarica. Sul podio non è riuscito a stare fermo, almeno fino a che sono partite le note dell’Inno. E allora pure lui si è fermato ad ammirare quella bandiera che saliva al cielo. AI piedi del palco, c’è Ercole Spada, il presidente del suo Team Equa che sorride compiaciuto. E se Mazzone ha parlato col cuore in mano, Cornegliani la prende da atleta sulla cresta dell’onda, mescolando emozioni e numeri. A Zurigo c’è arrivato con l’oro olimpico al collo, non uno qualsiasi.

«Non me l’aspettavo – dice – però l’ho cercata. A Parigi lo dissi subito che ero sotto di un 10-15 per cento rispetto alla potenza che mi aspettavo. Così siamo ritornati a casa, ho riposato perché volevo un wattaggio migliore. Sono partito svantaggiato, perché sul piatto non ho tutta quella potenza per fare la differenza. Invece la differenza c’è stata. Abbiamo usato dei materiali nuovi, i tubeless che non avevamo ancora messo bene a punto sulla handbike. Probabilmente parte di questo vantaggio qua (2’35” sul secondo, ndr) è stato dato dalle gomme. Me li hanno dati due giorni fa e rispetto ai tubolari classici avevo la bici che scorreva e aveva un comfort mai visto».

Cornegliani ha vinto l’oro nella crono H1 con 2’35” sul secondo, il brasiliano Ferreira de Melo
Cornegliani ha vinto l’oro nella crono H1 con 2’35” sul secondo, il brasiliano Ferreira de Melo

«Questo percorso per quanto mi riguarda era fin troppo facile – prosegue – perché quando c’è solo una curva in un percorso, la potenza è tutto. Però era una gara lunga per la mia categoria, quindi la differenza l’ha fatta questo. Questo e la voglia di fare meglio di Parigi. Ho corso contro il mio fantasma ed è andata bene che fosse asciutto. Sul bagnato abbiamo delle difficoltà maggiori, i tutori cominciano a scivolare e diventa tutto un problema. La commozione sul palco? Quando suona l’Inno di Mameli, il brivido c’è sempre. Poi adesso che non ce lo suonano più nelle Coppe del mondo, è diventata una cosa rara. Quindi quando c’è l’Inno, mano sul cuore e cantare».

Le gare vanno avanti. Lello Ferrara si fa la foto con le medaglie al collo, strappando ben più di una risata. C’è la fila per fare le foto con questi splendidi atleti e andando via verso la sala stampa, il pensiero va a tutte le volte che un corridore si lamenta per il freddo o i sacrifici che deve fare. Non serve neanche aggiungere altro, abbiamo appena ricevuto l’ennesima lezione di volontà e voglia di vivere. Il resto non conta.