Bolton Equities, alla base del ciclismo neozelandese

31.01.2023
6 min
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Il mondo dei team continental è vastissimo e spesso misconosciuto, ma fra gli oltre 100 sodalizi esistenti in tutto il mondo si nascondono anche realtà che meritano di avere l’attenzione, perché possono insegnare qualcosa anche dove il ciclismo ha una tradizione consolidata come da noi. La Bolton Equities ne è l’esempio: non è un team come gli altri, ma una vera e propria scuola di ciclismo, sulla quale si fonda tutta la tradizione ciclistica della Nuova Zelanda, capace di cogliere ripetuti successi anche a livello olimpico. Anche per questo nel 2023 è salita di livello, fra le professional.

Per seguire l’evoluzione del team e farlo crescere, da qualche anno alla sua guida c’è Franky Van Haesebroucke, ex corridore belga a cavallo dell’inizio del secolo, con buoni risultati nelle classiche nazionali. Franky ha completamente cambiato la sua vita investendo tutto se stesso in questo progetto, andando dall’altra parte del mondo. Perché la Bolton Equities Black Spoke non è solo un team, ma una vera e propria scuola di ciclismo.

Franky Van Haesebroucke dopo una buona carriera da pro’ ha investito tutto nel progetto all black (foto Wielerflits)
Franky Van Haesebroucke dopo una buona carriera da pro’ ha investito tutto nel progetto all black (foto Wielerflits)

«La squadra fondamentalmente è nata proprio per aiutare i corridori neozelandesi ad avere opportunità per correre in Europa – racconta il 52enne manager fiammingo – L’idea è stata di Scott Guyton, un manager che ha corso in Europa per il team Linda McCartney. Ha convinto un ricco investitore, Murray Bolton, a creare una squadra all’uopo. In soli due anni abbiamo ottenuto molti risultati, così abbiamo deciso di salire un gradino e diventare un team professional. Quel che conta è abbinare gare importanti a prove più piccole per permettere ai giovani di crescere e rinnovare sempre più la squadra».

Che differenza hai trovato tra il ciclismo belga e il ciclismo neozelandese?

Il problema è che in Nuova Zelanda ci sono solo due gare importanti in un anno. La Cycle Classic, disputata pochi giorni fa e la Gravel and Tar Classic che è una gara Uci 1.2. Il resto è fatto di gare locali. Ma per crescere i corridori devono confrontarsi con i grandi, quindi venire in Europa e questo è molto costoso. Non puoi farlo per qualche settimana, ma per tutta la stagione. Quindi devi avere anche una buona famiglia che ti sostenga, anche economicamente. Per loro è un lavoro molto duro venire in Europa, ma hanno fame di correre. Prima, coloro che riuscivano a trovare un ingaggio in team europei si sentivano alla lunga molto soli. Qui si è creata una grande famiglia, dove tutti devono aiutarsi a vicenda per avere successo. Nel 2022 abbiamo vinto gare con otto corridori diversi, credo che questo sia l’esempio di come il sistema funzioni.

Subito un trionfo per il team: James Oram si è aggiudicato la Cycle Classic (foto organizzatori)
Subito un trionfo per il team: James Oram si è aggiudicato la Cycle Classic (foto organizzatori)
Quanto è importante la squadra per lo sviluppo del ciclismo neozelandese?

Enormemente. Si è innescato un meccanismo, i ragazzini non vedono l’ora di essere scelti e ci sono più ragazzi che iniziano a correre proprio perché c’è la squadra. Probabilmente lavoreremo molto per promuovere ancor di più il team e il ciclismo in Nuova Zelanda. Organizzeremo anche qualcosa per far venire i ragazzi. Intanto però abbiamo dovuto investire molto per la squadra, comprando camion e pullman per seguire la squadra in Europa, trovando un punto logistico di appoggio, sono stati investimenti importanti. È fondamentale per il ciclismo neozelandese che ora, ad esempio, corridori vengano già a chiedere se possono venire nella nostra squadra. Alcuni sono già approdati in team WorldTour, passando da noi, questo conta molto. Il ciclismo è molto complicato mentalmente perché c’è così tanta pressione, da noi hanno imparato a gestire lo stress, a divertirsi comunque, avendo ognuno un proprio personal trainer.

Il team Bolton Equities ha iniziato nel 2020 come team continental. Quest’anno il salto di categoria (foto KW.be)
Il team Bolton Equities ha iniziato nel 2020 come team continental. Quest’anno il salto di categoria (foto KW.be)
In Italia si dice che la mancanza di un team WorldTour sia alla base della crisi del ciclismo italiano. Sulla base della tua esperienza con il Bolton Equities pensi sia vero?

Sono due realtà molto diverse. In Italia le squadre ci sono. Il problema è più profondo: la vita per i bambini è troppo facile e quindi chi vorrebbe soffrire in bicicletta? E’ un problema di mentalità. In Belgio ora c’è Evenepoel, ma non è che ne nasce uno ogni anno. In Italia, c’è stato Nibali, ma trovarne un altro non è facile. E’ comunque strano che in Italia non ci sia una squadra del World Tour perché c’è abbastanza lavoro. Devi solo essere fortunato a trovare anche lo sponsor giusto. Comunque ci sono realtà come l’Uae Team Emirates che sono sì affiliate all’estero, ma hanno una profonda radice italiana.

Quest’anno verrete a correre in Italia?

Sì, quest’anno faremo alcune gare in Italia, come la Per Sempre Alfredo e la Settimana Coppi e Bartali. Finora con la squadra non siamo ancora venuti da voi perché la nostra base è vicino al confine francese ed è stato difficile ricevere inviti. Eravamo al 24° posto fra le continental, con corridori poco conosciuti, ma le cose stanno cambiando. I nostri ragazzi sono affamati perché non hanno corso fin dalla giovane età. Quest’anno abbiamo ingaggiato quattro ragazzi inglesi per crescere di livello anche nelle gare d’un giorno.

Gate è la stella del team. Per lui 5 vittorie nel 2022, tra cui l’oro ai Commonwealth Games (foto Cor Vos)
Gate è la stella del team. Per lui 5 vittorie nel 2022, tra cui l’oro ai Commonwealth Games (foto Cor Vos)
Quali sono gli elementi principali del team?

Aaron Gate è il più esperto, ha già vinto nel WorldTour, ma nessuno si è veramente interessato a lui perché lo ritengono troppo vecchio. E ha solo 27 anni… Ha vinto al Giro del Lussemburgo l’anno scorso e 4 medaglie d’oro ai Giochi del Commonwealth. Poi abbiamo James Fouché, campione nazionale e continentale, un corridore molto aggressivo. Poteva andare in un team WT, ma ha deciso di restare con noi. Poi Logan Currie, che ha fatto molto bene ai mondiali a cronometro U23 finendo 4°. Ha 20 anni e ha iniziato a correre solo quando ne aveva 19. Poi è arrivato Matthew Bostock, è un ragazzo inglese che è un velocista. Doveva seguire Cavendish, ma poi non è successo, quindi ha firmato per noi. Quindi mi aspetto qualcosa da lui nello sprint. Ma nel complesso, sono convinto che abbiamo una squadra molto forte.

James Fouché ha corso nella Hagens Berman Axeon. Nel team dal 2021, è stato campione oceanico (foto Cor Vos)
James Fouché ha corso nella Hagens Berman Axeon. Nel team dal 2021, è stato campione oceanico (foto Cor Vos)
Quali obiettivi vi ponete per quest’anno?

Il primo anno, il nostro obiettivo era quello di essere tra i primi dieci in una gara Uci 1.1. Il secondo anno è stato provare a vincere una corsa a tappe e ne abbiamo vinte cinque. Ora vogliamo vincere una gara che abbia un supporto televisivo, minimo una Uci 1.1. Questo è il nostro obiettivo e faremo di tutto per coglierlo. In Europa inizieremo dal Tour of Antalya e vogliamo partire subito alla grande.