Casartelli, Barcellona, 30 anni fa. Annalisa ricorda…

22.07.2021
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Era il 2 agosto del 1992. Annalisa era ferma con sua mamma, i suoceri e la banda di Albese ai 200 metri dal traguardo. Fabio si era infilato nella fuga con Dekker e Ozols e alla ragazza bastò uno sguardo per capire che avrebbe vinto lui. Barcellona riardeva di un caldo africano. I tre azzurri portati da Zenoni indossavano un completo celeste fatto proprio per respingere i raggi del sole. Mancavano pochi chilometri alla fine delle Olimpiadi di Barcellona e per l’ultima volta nella storia del ciclismo, erano in corsa i dilettanti.

Adesso fai un bel respiro e dimenticati del resto. Il Tour del 1995 è lontano dal venire, scaccia via quelle immagini e torna a quando Fabio era un ragazzo di 22 anni in un gioco così grande da fargli tremare i polsi. Sarà meglio chiudere gli occhi, c’è troppa luce oggi in questa stanza.

Prima della partenza con il cittì Zenoni. Nell’Italia corrono anche Gualdi e Rebellin. Barcellona dista 20 chilometri
Prima della partenza con il cittì Zenoni. Nell’Italia corrono anche Gualdi e Rebellin

«Per dirgli che lo avevano convocato – ricorda – lo chiamarono a casa mia. Era venuto giù per la corsa di Sant’Ermete, la Coppa della Pace, e l’aveva vinta. Probabilmente lo chiamarono a casa sua e i genitori diedero il nostro numero. Delle Olimpiadi si parlava dall’inizio dell’anno, ma sembravano lontane e irraggiungibili. Poi cominciò a vincere, ma continuava a dirmi che tanto avrebbero portato Bartoli…».

Una gran bella persona

Annalisa racconta. I quasi trent’anni per certi versi sono stati pesanti come un supplizio, perché la vita ha presentato un conto pesante e ingiusto, ma adesso voltandosi sembra che siano volati.

«Chi era Fabio? Per me era una gran bella persona – dice – l’ho conosciuto a vent’anni. Non mi va più di tanto di santificarlo, perché abbiamo tutti i nostri difetti e allora ne avevamo anche di più, legati alla nostra età. Ma era una gran bella persona. Insomma, era l’amore mio…».

Casartelli entra nella fuga e la alimenta: in caso di volata è il favorito
Casartelli entra nella fuga e la alimenta: in caso di volata è il favorito

Tre azzurri in ritiro

Il 1992 era iniziato a suon di vittorie, dalla Montecarlo-Alassio a Soprazocco, passando per Trieste. Impossibile lasciarlo a casa e Zenoni non si pose affatto il problema. A Barcellona sarebbero andati Gualdi, Rebellin e Casartelli. Per l’esclusione di Bartoli saltò l’ammiraglia di Daniele Tortoli, ma questa è un’altra storia e ancora una volta si tratterebbe di parlare di amici che non ci sono più.

I tre ragazzi volarono a Igualada, una cittadina a 70 chilometri da Barcellona e a 20 dal circuito olimpico. Zenoni li raggiunse assieme a Peron, una volta disputata la 100 Chilometri che vide la vittoria della Germania e l’argento degli azzurri, con Anastasia, Contri, Colombo e il varesino che avrebbe fatto la riserva su strada.

«Fabio era in camera con Rebellin – ricorda Gualdi – io ero da solo, ma era più il tempo che eravamo tutti e tre sullo stesso letto a chiacchierare, di quello che passavamo separati. Eravamo tranquilli, con il massaggiatore Benazzi e Fossa il meccanico. Zenoni era solito farci fare la dieta dissociata. Quattro giorni senza carboidrati, poi l’inversione e tre giorni di carico. Ricordo che nel giorno dell’inversione eravamo in allenamento e Fabio andò in crisi di fame e io con lui. Passammo dall’avere sensazioni fantastiche al non andare avanti. Mi ricordai che la stessa cosa mi era successa due anni prima quando vinsi il mondiale in Giappone. E così cominciai a dirgli di non preoccuparsi, di buttare via i pensieri cattivi».

Quando i due tornarono in hotel, Zenoni quasi li festeggiò per essere riusciti a svuotarsi così bene da ogni zucchero e poi raccomandò loro di darci dentro con i carboidrati. Quando Fabio si infilò nella fuga con quei due, benedisse quel carico di carboidrati e si mise a pensare al modo per vincere la corsa.

Fabio vinse facilmente in volata su Dekker e Ozols
Fabio vinse facilmente in volata su dekker e Ozols

Sotto al podio

Adesso fai un bel respiro e dimenticati del resto. Il Tour del 1995 è lontano dal venire, scaccia via quelle immagini e torna a quando Fabio era un ragazzo di 22 anni in un gioco così grande da fargli tremare i polsi. Sarà meglio chiudere gli occhi, c’è troppa luce oggi in questa stanza.

«Ero partita da Albese con la mia mamma – ricorda Annalisa – e con i tifosi, tutti sullo stesso pullman. Mi ricordo che la mattina della corsa, riuscii a vederlo prima che partisse. Mi ero portata un televisorino con l’antenna, mi sentivo una privilegiata, anche se perdeva sempre il segnale. Ero ai 200 metri e quando vinse feci di tutto per scavalcare le transenne, ma non volevano lasciarmi passare. Continuavo a dire di essere la morosa, ma quelli in spagnolo cosa volevate che capissero? Finché in qualche modo riuscii a raggiungerlo. Fabio mi abbracciò. Mi guardò. E mi disse: “Hai visto cosa ho combinato?”. Ridevo e piangevo, non capivo…».

Fabio salì sul podio con la maglia di Gualdi, perché la sua si era strappata. In quelle Olimpiadi a pane e salame, il podio si fece subito dopo la gara, senza neppure dare ai corridori l’occasione di cambiarsi.

Sul podio di Barcellona, il suo bellissimo sorriso di sempre
Sul podio di Barcellona, il suo bellissimo sorriso di sempre

Il biglietto di Rebellin

Il segno dei tempi. Immaginate ora la compagna del campione olimpico che scavalca le transenne e lo raggiunge prima del podio. Ma successe di peggio…

«Dopo la premiazione andai in albergo -ricorda – e venne fuori il discorso di come sarei tornata a casa. Il pullman stava per ripartire e siccome Rebellin sarebbe tornato con i suoi, avrei potuto prendere il suo biglietto. Vi immaginate a farla oggi una cosa del genere? Io sono una attenta alle regole, Fabio invece diceva che se ci avessero fatto storie, avrebbe tirato fuori la medaglia d’oro e ci avrebbero fatto passare, ma nessuno ci chiese niente. Insomma, dovevo restare su per pochi giorni e rimasi più a lungo con lui. Non avevo vestiti di ricambio. E quando sbarcammo all’aeroporto, indossavo i suoi pantaloncini corti e la maglietta della nazionale. Pensate come mi sentii quando si aprirono le porte e ci trovammo davanti giornalisti e fotografi. Già ero timida in modo imbarazzante, immaginate come mi sia potuta sentire. In realtà era timido anche Fabio e tutto questo essere chiamato alle feste, per le interviste e le foto, inizialmente gli piaceva. Poi in autunno un giorno sbottò e cominciò a dire basta».

La città di Forlì nel 2016 ha dedicato a Fabio una pista ciclabile. Sul pannello la foto di Barcellona 1992. Nella foto, Annalisa e Marco
La città di Forlì nel 2016 ha dedicato a Fabio una ciclabile. Nella foto, Annalisa e Marco

Matrimonio nel 1993

Un giorno si ritrovarono ospiti del Pavarotti & Friends, a tavola fra il Maestro e sua moglie. «Dio che imbarazzo – ricorda Annalisa – non riuscivo neanche a divertirmi, anche se mi resi conto che Pavarotti era una persona normale con cui parlare. Quando eravamo soli però ci divertivamo come matti. La vittoria non lo aveva cambiato, è sempre rimasto lui. Io a dire il vero cominciai a pensare che con tutte quelle miss intorno, sarebbe finito tutto e glielo dissi. Mi guardò e mi disse: “Sei matta?”. L’anno dopo ci sposammo e non perché fossi incinta, come disse qualcuno. Ma solo perché lui era ad Albese e io a Forlì, troppo lontano per continuare a viaggiare. L’ho imparato a mie spese quanto sia cattivo il chiacchiericcio delle persone. Così come mi resi conto di quanti migliori amici saltarono fuori dopo la vittoria delle Olimpiadi. Gente che magari non avevamo mai visto e veniva a raccontare chissà cosa…».

Il 29 giugno 2021, laurea con lode per Marco Casartelli, a destra
Il 29 giugno 2021, laurea con lode per Marco Casartelli, a destra

Gli eroi son tutti giovani e belli

Fabio se ne è andato il 18 luglio del 1995, ma in qualche modo è come se fosse ancora con noi. Rivive ogni volta che incrociamo lo sguardo o le parole di Annalisa e rivive nelle espressioni di suo figlio Marco che quel giorno non aveva che pochi mesi, mentre oggi si è laureato ed è un giovane uomo pieno di vita e di sogni. Il mondo è cambiato, le Olimpiadi sono cambiate e gli eroi di adesso fanno sembrare quelli di ieri come personaggi di film in bianco e nero. Eppure a noi piace pensare che Fabio sia ancora vivo. E anche se Annalisa è grande fan di Ligabue e grazie a Ligabue è riuscita a lasciarsi indietro grossi pezzi di dolore, pensando a Fabio a noi piace pensare alla strofa di un altro grande emiliano, più serio, con la barba e la erre moscia.

Fai un bel respiro e dimenticati del resto. Scaccia via quelle immagini e torna a quando Fabio era un ragazzo di 22 anni. Chiudi gli occhi, c’è troppa luce oggi in questa stanza. Ascolta la chitarra. «Ma nella fantasia ho l’immagine sua, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli».