C’è un corridore da far rifiorire, che deve e vuole tornare a pungere in corsa. Diego Rosa ne ha tutte le capacità (o spine se preferite) per farlo. Ne è convinto di questo anche Stefano Zanatta, diesse della Eolo-Kometa. La professional di Ivan Basso e Alberto Contador a partire dal 2022 sarà la formazione del piemontese (in apertura mentre vince la Milano-Torino del 2015), al quale è stato offerto un contratto di un anno e contemporaneamente la possibilità di rilanciarsi.
Francia di traverso
Il trentaduenne della Arkea-Samsic (la squadra in cui approderà l’altro italiano Alessandro Verre) viene due stagioni in Francia non particolarmente fortunate. Ci si era trasferito a fine 2019 insieme al trio colombiano Winner Anacona, Dayer e Nairo Quintana, proprio per fare da supporto a quest’ultimo nelle grandi gare a tappe. Gli unici piazzamenti nella top five risalgono a febbraio 2020, prima che il mondo si fermasse e si stravolgesse.
In epoca di Covid, sembra che sia passata un’eternità da quei giorni, meglio quindi per Rosa decidere di cambiare aria e accettare la proposta della Eolo-Kometa. Con Zanatta (in ammiraglia in questi giorni al Giro di Sicilia) ci siamo fatti raccontare cosa prevedono per lo scalatore di Corneliano d’Alba.
Stefano come è nato il contatto con Diego?
Avevo saputo a metà agosto da un conoscente dell’ambiente che non era contento in Arkea-Samsic, del calendario che gli avevano designato e anche che il feeling con loro si era raffreddato. Ne ho parlato subito con Basso e gli ho proposto di sentirlo perché poteva fare al caso nostro. Tempo di qualche doveroso incontro anche con Fran (Contador, general manager e fratello di Alberto, ndr) e abbiamo trovato l’accordo.
E lui come vi è sembrato quando lo avete chiamato?
Entusiasta, molto. Ha avuto subito un grande approccio e siamo rimasti colpiti positivamente da questo. Pensate che per qualche settimana mi chiamava ogni tre giorni per sapere programmi, materiali e novità sull’anno prossimo. Gli ho dovuto dire (spiega sorridendo, ndr) di stare calmo, che consumava troppe energie.
Nel 2015 fece la differenza in salita e lancio Nibali verso il primo Lombardia Nel 2016 invece si gioca lui il Lombardia, ma Chaves lo batte allo sprint
Nel vostro roster avete corridori esperti come Gavazzi e Belletti (che ha già annunciato il ritiro a fine stagione). Per Rosa pensate ad un ruolo simile “da chioccia” per i vostri giovani come avete fatto con loro?
Loro due sono stati molto d’aiuto con i nostri giovani. Per Diego sarà più o meno così. Nel senso che lui ha già una bella esperienza alle spalle avendo corso e vinto con team WorldTour come Astana e Ineos e potrà tornare utile alla nostra causa. Però pensiamo anche che possa ancora fare molto per se stesso. Che possa giocarsi le sue possibilità in tante corse, come ad esempio in un Lombardia (nel quale ha già ottenuto un secondo e quinto posto, ndr). Senz’altro in gara sarà un tramite tra l’ammiraglia e gli altri ragazzi.
Rosa ha firmato solo per il 2022. Si gioca il tutto per tutto o c’è già un’opzione per la stagione successiva?
Onestamente non lo so, non sono questioni che seguo direttamente. Di sicuro lui dovrà sfruttare questa occasione che gli forniamo. Che gli forniamo ben volentieri sia chiaro, perché crediamo molto nel suo rilancio.
Fortunato e Albanese su tutti, ma non solo. La vostra linea è stata quella di puntare su corridori che rischiavano di non avere più carte da giocare nel ciclismo di un certo livello.
Lavoriamo per dare una nuova chance a professionisti che a 24 anni non possono considerarsi vecchi o finiti. Con alcuni corridori abbiamo fatto una buona scelta. Ma abbiamo anche dodici neopro’, come ad esempio Piganzoli o Fetter (rispettivamente decimo al Giro U23 e quarto agli europei U23 nella prova in linea, ndr) che quest’anno sono cresciuti tanto.
Chiudendo Stefano, secondo te cosa è stato a far accettare a Diego Rosa la vostra proposta?
Bisogna dire che quando ti telefonano persone come Basso, Contador o Sean Yates (il responsabile dell’area sportiva, ndr) non puoi restare indifferente. Ma non è stato soltanto quello, c’è un buon clima da noi. Abbiamo una bella struttura, un bel progetto in cui crediamo. Siamo una professional, ma ben attrezzata nel nostro piccolo. Non promettiamo nulla che non possiamo fare o dare. Non abbiamo capitani designati. Non mettiamo pressioni. E anche il nostro presidente Luca Spada, che è uno sportivo, è interessato ma non ossessionato dai risultati.