C’è voluta parecchia testa per restare in corsa dopo la botta al ginocchio sull’Etna e quella al morale sul Blockhaus. Simon Yates se ne è andato in giro per qualche tappa come uno zombie nella coda del gruppo, cercando di ricollegare i punti.
«Ammetto che negli ultimi giorni ho pensato molto al ritiro – mormora – avevo ancora problemi al ginocchio, ero venuto a combattere per la vittoria e di colpo avevo perso tutto. Adesso penso solo di lottare per qualche altra tappa».
Dodici borracce
L’inglese sfortunato della Bike Exchange-Jayco oggi è stato il più furbo di tutti. Li ha lasciati sfogare davanti. E quando poi ha capito che la pendenza fosse giusta per rientrare, lo ha fatto e ha poi piazzato l’attacco vincente. Uno e uno solo. Avrebbero potuto rispondergli, certamente Hindley e Carapaz ne avevano le gambe. Ma quando hanno realizzato che il distacco in classifica di Simon fosse a dir poco tranquillizzante, hanno preferito fingere di non averlo visto. L’unico a fare professione di rammarico è stato a quel punto Nibali, come abbiamo già raccontato.
«Quando sono partito – dice Yates – la situazione era veramente una lotta. I ragazzi della classifica si marcavano, mentre io stavo solo cercando la tappa, quindi ho dovuto approfittare di quel vantaggio. Lì davanti c’erano corridori più forti di me, quindi ho dovuto decidere dove attaccare e farlo bene. Ho sofferto il caldo e l’umidità, non ho potuto realmente raffreddare il mio corpo. Credo di avere bevuto 10-12 borracce per permettere al mio corpo di raffreddarsi».
Ginocchio (quasi) a posto
Dopo il blackout al Giro del 2018, Yates non è più stato lo stesso. E anche se l’anno scorso il suo terzo posto è quasi passato in sordina, non è un mistero che quest’anno fosse indicato tra i possibili vincitori.
«Però ho avuto un sacco di problemi al ginocchio – ammette – e non sono ancora al 100 per cento, ma adesso posso alzarmi sui pedali. Prima provavo molto fastidio e per me che non sono mai seduto sulla sella, era un bel problema. Mi sento finalmente dove dovrei essere, ho un po’ di frustrazione perché non posso più combattere per la classifica, ma ormai è andata così. I vari leader al momento mi sembrano equivalenti. Carapaz ha speso tante energie ad attaccare per primo, gli altri non si sono concessi spazio e questo mi ha permesso di andarmene, di prendere la mia occasione. Forse queste tappe non sono neppure fatte per certi corridori, la prossima settimana sarà loro più congeniale».
Carapaz e la rosa
E così, spodestato il giovane “Juanpe” Lopez, Richard Carapaz si è infilato nuovamente nella maglia rosa che aveva conquistato a Courmayeur nel 2019, nella stessa Val d’Aosta che domani abbraccerà nuovamente il Giro.
«Oggi è stato un giorno molto duro – dice – la Bora ha voluto correre in modo abbastanza aggressivo. Pensavamo che sarebbe stato tutto diverso, invece il gruppo si è spaccato. I mei compagni sono rimasti dietro, ma è andata bene. Quando mi sono reso conto che tanti erano al limite, ho provato ad approfittarne e ho attaccato. Siamo rimasti in quattro, per me è stato un movimento buono, perché tanti della generale hanno perso tempo significativo».
La Dogma F di Carapaz non ha strati di vernice per contenere il peso L’ecuadoriano ha attaccato a 28 chilometri dall’arrivo per distanziare i rivali diretti
Giro complicato
A chi gli chiede se abbia sofferto per il caldo, Carapaz strabuzza gli occhi e passa avanti. In Ecuador umidità e calore non fanno difetto.
«Anche a casa mia c’è questo tipo di clima – sorride – non è un problema, sapevamo che avrebbe fatto molto caldo. La settimana che viene è abbastanza complicata. Si deciderà il Giro, c’è tanta montagna e già dopo il riposo ci sarà una tappa importante, come anche domani. Sarà duro. Domani sarà una corsa diversa. Ci sono più montagne e dovremo difenderci. So come si fa. La prima volta che indossai la maglia rosa ero più giovane. Ora ho esperienza e una squadra per provare a vincerla. Ci sono corridori forti che hanno perso tempo nella prima settimana, come Yates e pure Nibali. Credo che se tornano in ballo anche loro, il Giro sarà anche più complicato».