«La vittoria al Giro mi ha sbloccato». Parola di Oldani

19.06.2022
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In questi ultimi trenta giorni siamo certi che avrà pensato tanto a quel giovedì pomeriggio in cui a Genova ha vissuto la miglior giornata della sua carriera. Stefano Oldani col primo successo da pro’, ottenuto nella dodicesima tappa del Giro d’Italia, sa di essere entrato in una nuova dimensione. Nulla che centri con le mode del “metaverso” ma qualcosa di reale, tangibile, pratico.

L’intenzione del 24enne della Alpecin-Fenix sarebbe stata quella di dare continuità alle buone prestazioni di maggio al Tour de Suisse prima di chiudere questa prima parte di stagione, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Al telefono Oldani ci racconta di questo e tanto altro proprio a cavallo della sesta frazione nella quale non ha preso il via, al pari di altri suoi quattro compagni, due dei quali positivi al Covid come annunciato dalla squadra.

Stefano come stai intanto?

Sono negativo e questo è un bene. Però dopo il Giro, dal quale ero uscito in condizione, avevo preso una leggera tracheite a causa degli sbalzi di temperatura tra il caldo afoso, il freddo di qualche tempesta e l’aria condizionata. In Svizzera le gambe giravano bene nelle prime cinque tappe, ma essere così “incatramato” nella respirazione mi ha frenato. Peccato perché la quinta tappa passava praticamente da casa mia e sulle mie strade d’allenamento. Pur non essendo al massimo ho compensato con la gran voglia di fare ma nel ciclismo di oggi se non sei al 110% fai fatica a fare risultato.

Che obiettivi avevi dopo lo Svizzera?

Spero che questo ritiro forzato mi possa aiutare a recuperare a dovere. Forse l’infiammazione alla trachea può passarmi con un po’ di riposo. E spero che questo non rallenti troppo la preparazione al campionato italiano. Il percorso non è durissimo ma è adatto alle mie caratteristiche. Di sicuro ci proverò. Dopo di che dovrei fare un periodo di stacco ed iniziare a pensare alla seconda parte di stagione. Salvo cambiamenti, dovrei rientrare al Tour de Wallonie (dal 23 al 27 luglio, ndr).

A distanza di un mese, a mente fredda, che effetto ti fa la vittoria al Giro?

Mi sto rendendo conto adesso di quanto valga. Ha inciso tanto dal punto di vista mentale. Non vincevo dal 2018 da quando ero U23 (Trofeo Magni a Barzago, ndr) ed ormai mi ero quasi scoraggiato. Avevo perso un po’ di fiducia in me stesso, anche perché l’anno scorso avevo sfiorato il successo in diverse occasioni come al Polonia, in cui mi avevano rimontato negli ultimi dieci metri. Da una parte pativo questa situazione, dall’altra invece correvo spensierato perché potevo andare a caccia di risultati quando mi capitava l’occasione.

Alla fine è arrivata questa vittoria…

Sì, è valsa la pena aspettare così tanto. La cercavo sempre però mi dicevano di avere pazienza se non arrivava quando lo volevo io perché lavorando sodo, poi si raccolgono i risultati.

Si rischia di essere appagati?

No, non per me almeno. Questa vittoria è un punto di partenza. Sapete, un paio di volte in alcuni ambienti ciclistici mi è capitato di sentirmi fuori luogo. Magari mi capitava di andare ad eventi dove c’erano giovani che avevano vinto tantissimo e io soffrivo un po’ il fatto di essere pro’ e non aver ancora vinto. Era una cosa mia ma dopo il Giro, vittoria a parte, mi sento all’altezza. Già ero andato forte nella dura tappa dell’Etna ed ero contento. Adesso mi sento sbloccato.

Puoi fare quindi un pensiero anche alla nazionale?

Certo, perché no?! Il cittì Bennati ed io ci conosciamo bene. Proprio al Giro, specie dopo Genova, mi ha detto che mi tiene in considerazione. Naturalmente non mi ha garantito nulla, però le sue parole mi hanno dato grandi stimoli per guadagnarmi una convocazione per europei o mondiali. Infatti ho parlato col mio preparatore e abbiamo deciso che potremmo fare dell’altura proprio in vista di queste rassegne con la nazionale. Insomma, voglio farmi trovare pronto ad una eventuale chiamata.

Hai una gara da sogno nel cassetto che, dopo la vittoria al Giro, può diventare realizzabile?

La corsa dei miei sogni è sempre stata la Milano-Sanremo. Un po’ perché da bambino, essendo io milanese, l’andavo sempre a vedere. Un po’ perché è la Classicissima, basta il nome. Ecco, ora un pensiero ce lo faccio un po’ di più. Negli ultimi anni è stata una gara imprevedibile ed uno con le mie caratteristiche la potrebbe vincere. Se la gara si fa dura, io voglio esserci.