COMBLOUX – «Il Tour è finito oggi!». Il radiocronista di lingua spagnola sta comunicando fuori onda con i colleghi e sintetizza così la tappa appena conclusa. Pogacar è andato forte, Vingegaard di più. Spazzate via le perplessità e i piccoli distacchi dei giorni scorsi. Oggi è finita l’uguaglianza. E adesso nel clan della maglia gialla si fa fatica a tenere a bada l’entusiasmo.
Ancora freschissimo
Kuss sui rulli risponde a domande. Van Aert, arrivato terzo, poggiato a un’ammiraglia risponde a domande. Jonas ha rifilato 1’38” allo sfidante sloveno e addirittura 2’51” al compagno belga. Gli equilibri sono tutti saltati, Vingegaard ha gettato la maschera ed è volato sui 22,4 chilometri in 32’36” a 41,227 di media.
«Jonas ha dimostrato oggi che è ancora freschissimo – dice il diesse Arthur Van Dongen – l’ultima settimana è iniziata e questo spesso è decisivo in un grande Giro. Finora la differenza l’avevano fatta solo gli abbuoni, ora sarà bello non doversene preoccupare. Ma il Tour non è finito. Domani mi aspetto un duello super difficile sopra i 2.000 metri. Sappiamo che Pogacar farà ancora i fuochi di artificio. Deve provarci, ma andiamo alla sfida con fiducia. Non sarà una sorpresa, ha reagito anche l’anno scorso e penso che lo farà di nuovo domani. In una corsa così dura, penso che decideranno le gambe».
Cambio bici? No, grazie
Stamattina Jonas è stato il primo ad arrivare al pullman. L’hotel della Jumbo-Visma si trova a Saint Gervais les Bains, pochi chilometri dal via di Passy. Avrebbe provato la crono e poi sarebbe tornato in hotel per ingannare l’attesa. Sereno, senza particolari tensioni in volto. E’ arrivato, ha preso la bici da crono. Ci ha messo il computerino e si è avviato per provare il percorso.
«Stamattina – dice Grischa Niermann, il tecnico che lo ha seguito sull’ammiraglia – non abbiamo valutato il cambio di bici. Siamo venuti a vedere il percorso ad aprile e a quel punto sapevamo già che non avrebbe dato alcun vantaggio. Non ho ancora visto i numeri, ma Jonas è andato molto veloce, penso che sia stata la sua miglior crono di sempre. E’ partito subito aggressivo, ma avevamo anche ragionato sul fatto che doveva tenere qualche riserva per l’ultima parte, quindi penso che sapesse cosa stava facendo».
«Stavamo lavorando a questa crono da mesi – gli fa eco ancora Van Dongen – le crono come questa non si preparano negli ultimi giorni, ma con mesi di anticipo, sin da quando il Tour viene presentato. Stamattina abbiamo visto Pogacar fare questa prova in allenamento, ma non ci ha condizionato. Ogni squadra ha le sue strategie. E non credo che il cambio di bici lo abbia penalizzato. Era in ritardo già prima…».
Quattro secondi a chilometro
E poi arriva lui, il missile giallo che oggi ha preso a sberloni l’avversario, con una prestazione così prepotente da fare per due volte il conto dei distacchi sulle dita. Più di 4 secondi per chilometro: sono i distacchi con cui Indurain rispediva a casa Bugno e Chiappucci, quelli con cui Ullrich umiliava Pantani. Pogacar reagirà come Marco nel 1998?
«Mi sentivo benissimo – dice Vingegaard – penso che sia stata la migliore cronometro che abbia mai fatto. Sono davvero orgoglioso e felice della vittoria. Avevamo diviso la crono in tre, probabilmente quattro sezioni, ma c’era così tanto baccano che non sentivo bene la radio. Prima quella pianeggiante, poi la salita fra il tratto pedalabile e quello più duro, infine l’ultima parte. Quindi sono andato abbastanza forte fino alla salita e poi fortissimo nei tratti più impegnativi.
«Ho cercato di recuperare nella discesa, ho provato a trattenermi nel tratto pianeggiante e ho dato tutto nel finale. Ad essere onesti, non pensavo di andare così forte. Sono sorpreso della cronometro che ho fatto, ma non fatemi dire che il Tour è finito qui. Ci sono ancora molte tappe difficili da affrontare, quindi dobbiamo continuare a lottare».
Pronti per il contrattacco
Van Dongen, che salta dall’inglese all’olandese, è dello stesso avviso. Nessuno si illude che Pogacar si arrenderà. E anche se gli attacchi che ha fatto sinora non sono stati troppo incisivi, la tappa di domani ha una salita lunghissima su cui tutto può accadere.
«Domani è una bella tappa – spiega – e per fortuna abbiamo una buona squadra. Arrivare fino a qui è costato a tutti parecchie energie. E’ vero che negli ultimi giorni abbiamo corso di riserva cercando di salvare le gambe, ma quando uno come Pogacar ti attacca, non lo lasci andare per non stancarti».
La memoria di Van Aert
Il saluto, prima che Vingegaard sparisca nel dedalo delle premiazioni e Van Aert decida di averne avuto abbastanza, lo affidiamo proprio al gigante belga. Per prendere le sue parole, abbiamo beccato un quantitativo incredibile di gomitate, ma per lui ne vale sempre la pena.
«Sono soddisfatto del terzo posto – dice – ho recuperato molto sull’ultima salita, durante l’ultima parte stavo morendo. E’ bello essere riuscito a tenere lontani tutti, tranne quei due. Sono stato il primo delle persone normali.
«Nessuno si aspettava un tale divario fra Jonas e Pogacar. Mancano ancora pochi giorni a Parigi. Abbiamo già perso un Tour all’ultimo minuto e l’abbiamo vinto noi stessi lottando fino alla fine. Ora dobbiamo cercare di recuperare al meglio e tenere la testa alta, perché domani sarà un’altra tappa molto dura».