La Solution Tech-Vini Fantini ha finora collezionato 19 vittorie che non è certamente un numero di poco conto. Di queste, ben 13 arrivano da Dusan Rajovic, il campione nazionale serbo che sin dall’inizio di stagione ha messo la sua firma, dimostrando che l’investimento fatto su un corridore fuoriuscito dal WorldTour era stato indovinato.


Vittoria ad alta quota
Le ultime vittorie di Rajovic sono arrivate dall’altra parte del mondo, nelle ultime due tappe di una corsa che non è certamente comune, visto che si tratta della Trans-Himalaya Race. E il serbo quei successi se li porta nel cuore, perché conquistati in una terra dai mille significati.
«E’ stata piuttosto dura soprattutto a causa dell’alta quota. Si gareggiava sopra i 4.000 metri ed era davvero difficile per l’allenamento, la respirazione, il recupero dagli sforzi. Non è la classica altura alla quale siamo avvezzi. Siamo stati abbastanza fortunati perché c’erano tutte tappe abbastanza pianeggianti e infatti la classifica è stata molto racchiusa, ma portarla a termine non è stato facile».


Effettivamente non ci sono stati grandi distacchi, che tipo di corsa era e come ti sei trovato?
Non è stato ideale per me. Sono stati davvero quattro giorni difficili perché non era la mia prima volta che correvo in alta quota. Mi era già capitato in un paio di occasioni, ma questa è stata molto più dura delle precedenti perché la quota era molto più alta.
Quale delle tue due vittorie è stata la più difficile e importante per te?
La terza tappa. Era davvero bella, perché l’arrivo a Lhasa era di fronte all’ultimo tempio del Dalai Lama. Rimarrà sicuramente nella mia memoria per la luce che si vedeva, perché non capita tutti i giorni di vincere una tappa in Tibet, soprattutto di fronte al luogo speciale del Dalai Lama.


Che cosa ti ha colpito di più del luogo dove avete gareggiato e della popolazione locale?
Avevamo una guida locale che ci aiutava, era un ragazzo super gentile e la gente del posto era davvero incredibile per la sua disponibilità, per la gentilezza nei nostri confronti. Ci facevano sentire qualcosa di speciale. Poi ci sono la natura, le montagne, è uno spettacolo meraviglioso. Qualcosa di diverso che di solito non si trova in Europa. Sarebbe sicuramente bello se un giorno tornassi lì, raccogliere altri ricordi, anche se le difficoltà non sono mancate. Ma lo spettacolo dei luoghi ripaga delle fatiche…
Quest’anno hai ottenuto 13 vittorie. Pensi di aver raggiunto l’apice della tua carriera?
Non credo che sia la punta più alta, non mi nascondo che molte gare erano di categoria 2.2, è chiaro che il mio calendario, pur molto buono, non sia lo stesso di quello che facevo alla Bahrain Victorious. Ma io guardo le mie prestazioni e sinceramente penso di poter fare ancora meglio.


Quest’anno hai lasciato il WorldTour. Pensi che sia stata la scelta giusta?
E’ vero che sono rimasto fuori, ma fa parte del gioco. Non mi domando se ho fatto bene o male, io valuto semplicemente che in questa squadra trovo davvero un ottimo programma e un’atmosfera davvero piacevole. Sono abbastanza soddisfatto di esserci arrivato e anche che abbiamo un ottimo programma dove i confronti con le squadre della massima serie e soprattutto i grandi appuntamenti non mancano, vedi la Sanremo, il UAE Tour che s’inseriscono in un programma di gare di prima e seconda categoria. C’è tutto per fare bene, io da parte mia cerco di raccogliere il più possibile e finora devo dire che è andata bene perché è un programma che è proprio adatto a me.
Hai ambizione di tornare nel WorldTour?
Cerco di non pormi il problema, se capiterà l’occasione ci penserò. Per ora penso solo che mi piace molto questa squadra e siamo comunque a livello professional, quindi molto alto. C’ero già stato quando si chiamava Corratec: era stata una bella esperienza, ma all’epoca era una Continental, il che è abbastanza diverso come gare ma soprattutto come organizzazione.


Tra le tue 13 vittorie di quest’anno, qual è quella che pensi sia stata più importante?
E’ una domanda alla quale non saprei proprio come rispondere. Ogni settimana, ogni gara è davvero speciale. Non puoi sapere quello che ti riserva il domani. Io sono abituato a guardare tutto in maniera specifica e penso che ogni vittoria abbia un grande valore, a prescindere dalla categoria, da chi hai davanti, perché quel giorno sei stato il migliore e per me questo conta.
Ora che altre corse ti aspettano e dove pensi che potrai allungare la tua serie?
Andremo al Tour di Shanghai. Torno in Cina, dove ho già vinto quest’anno al Tour of Hainan, è un Paese in genere mi porta bene. Spero quindi di allungare questa stagione vincente con altri acuti.