Ha poggiato la mano sulla spalla di Alaphilippe, poi è franato sul manubrio. Mathieu Van der Poel non ci gira intorno, per cui le sue prime parole sono state nette: «Non avevo gambe, la storia è semplice».
Un’eredità scomoda
Sembrava tutto perfetto. La Fosse aux Loups era un insolito Qwaremont da assalire per arrivare a giocarsi il Fiandre. Invece la magia non si è ripetuta e la favola della vittoria e della maglia gialla da dedicare a suo nonno Raymond Poulidor, per la quale l’Uci aveva consentito il cambio di maglia, si è infranta su quell’ultima salita. Come se la maledizione del nonno si fosse abbattuta anche sule spalle del nipote. C’è poesia anche in questo. Poesia e le necessarie analisi, perché non accada di nuovo.
Il primo Tour è una centrifuga, con pressioni e trappole che non si vedono. Come nella prima Roubaix, come in ogni posto in cui i segreti sono più delle evidenze. Però una certezza c’è: Mathieu impara molto in fretta e ieri sera avrà già capito il suo errore.
Posizione sbagliata
Che cosa ha sbagliato Van der Poel? Basta riguardare il film della corsa e incrociarlo con le sue parole dopo l’arrivo. Il segreto del finale di tappa lo aveva raccontato ieri Hirschi, anche se pure allo svizzero è andata piuttosto male. Si arrivava all’attacco della salita della Fosse aux Loups dopo una discesa piuttosto veloce da una località di nome Le Stum. Da quel punto e fino alle prime rampe del finale, serviva avere accanto dei compagni in grado di tenerti davanti e poi di lanciarti. Una strategia che Alaphilippe ha attuato alla perfezione. Tanto che in fondo alla discesa, il francese era già in terza ruota con Asgreen e Devenyns pronti a fare la loro parte. Van der Poel invece era intorno alla 30ª posizione.
Recupero prodigioso
Il ragazzo è un portento, non c’è molto altro da dire. Scorrendo le immagini si vede infatti che in una ventina di secondi riesce a risalire in quinta posizione, ma non osiamo immaginare a prezzo di quali energie. Da quel momento e fino all’arrivo, la corsa diventa una prova di apnea e se il cuore pompa già al doppio dei battiti, non sono i circa 30 secondi di recupero che Van der Poel riesce a concedersi a dargli il tempo di recuperare.
«Alaphilippe ha attaccato nella parte più ripida – racconta – il punto perfetto per lui, esattamente dove me lo aspettavo. Il piano era di seguirlo, ma le mie gambe erano sparite. Sono scoppiato, impossibile seguire Julian».
Doppio fuorigiri
Il ragazzo è un portento, lo ribadiamo. E piuttosto che arrendersi, decide di scoppiare un’altra volta. Se sei abituato alle strappate del cross, cosa vuoi che sia un altro fuorigiri nel giro di così poco tempo? Succede infatti che alle spalle di Alaphilippe si muovano le due star del Tour, Pogacar e Roglic, evidentemente intenzionati a lottare anche per le briciole. E Van der Poel ci riprova, ma ancora una volta le gambe e il cuore, soprattutto il grande cuore che nei giorni scorsi si era caricato di sentimenti e di pressioni invisibili e infide, gli dice basta.
«Ha pensato tanto a suo nonno – dice il suo addetto stampa – non so quanto sia stato pesante. Ha detto che oggi cercherà di farlo il meno possibile. Se ieri è stata una giornata condizionata dai nervi, allora oggi proviamo a essere più leggeri. Se sono state le gambe, allora per Mathieu il favorito sarà nuovamente Alaphilippe. Le tappe si somigliano molto».