Mentre Pidcock se ne andava con un sorriso grande così, le vie del centro di Siena si riempivano del solito struscio. Ogni tre passi, camminando dalla sala stampa alla macchina, sentivi però parlare della Strade Bianche appena conclusa. Nel frattempo, il plotone degli sconfitti riguadagnava la via dell’hotel, rimuginando e meditando rivincite più o meno immediate. Su tutti Van der Poel, il favorito per eccellenza, anche se lui per primo ha fatto di tutto per allontanare da sé il calice della responsabilità.
«Dopo tutto – dice Mathieu Van der Poel – le sensazioni non erano poi così male. Personalmente non mi aspettavo di vedere già la miglior versione di me stesso. Sono abbastanza forte per correre, ma non per vincere una corsa così dura, che per giunta era la prima gara su strada dell’anno. Ho bisogno di costruirmi una base più solida. Sono sopravvissuto bene allo sterrato più duro, ma le gambe non erano abbastanza buone per rispondere all’attacco decisivo».
Ritardo previsto
Non si può dire che non ci abbia provato. Al punto che quando Tom Pidcock davanti aveva già preso un margine preoccupante, è stato lui a forzare la mano, sperando di avere risposte che invece non sono arrivate.
«Se sono preoccupato per le prossime settimane? No. Dopo tutto – prosegue Van der Poel – non sono troppo deluso. La prossima settimana continuerò a costruire la forma alla Tirreno-Adriatico, che è esattamente quello che avevamo in mente quando abbiamo pianificato il mio calendario. Sapevamo da tempo che il periodo tra i mondiali di ciclocross e la Strade Bianche sarebbe stato troppo breve. Sarebbe stato meglio avere più compagni nel gruppo di testa, ma non voglio prenderlo come scusa. Non ho avuto le gambe. L’avevo anche detto ieri, siete voi giornalisti semmai ad aver immaginato che potessi vincere…».
Rammarico Benoot
Tiesj Benoot è arrivato terzo e potrebbe esserne felice, ma è salito e scesi da quel podio con lo sguardo costernato di chi avrebbe voluto e potuto fare di più. Così almeno dice.
«Alla partenza – spiega – avrei detto che un podio sarebbe stato una buona cosa, ora invece so che avevo le gambe per vincere. E’ una doppia sensazione, ora sta venendo fuori un po’ di delusione, che domani potrebbe lasciare posto all’orgoglio. Il rammarico è che forse, essendo in due, potevamo fare meglio. Anch’io ho commesso degli errori.
«Dovremo rivedere la corsa insieme – aggiunge parlando del compagno Attila Valter in corsa al suo fianco – perché quando ci sei dentro è difficile mantenere una visione d’insieme. E’ stato un errore da parte nostra che nessuno dei due sia andato via con Pidcock, che tuttavia è stato il migliore. Penso che siamo stati entrambi tra i migliori in gara, lo abbiamo dimostrato. Peccato però che alla fine non abbiamo raccolto abbastanza».
Le scuse di Attila
Gli fa eco Attila Valter, passato proprio quest’anno dalla Groupama-FDJ alla Jumbo Visma e già pimpante e potente come tutti i suoi nuovi compagni di squadra. Anche questa volta i gialloneri d’Olanda hanno offerto una prova di grande esuberanza atletica, pur fermandosi al terzo posto con Benoot. Perché non si sono messi d’accordo per andare a prendere Pidcock?
«Dovevo comunicare meglio con Tiesj – dice l’ungherese Attila Valter – e decidere di sacrificarmi per lui. Il podio non è abbastanza per gli standard della Jumbo-Visma. Però posso essere soddisfatto della mia prestazione odierna. Concludo quinto alla mia seconda Strade Bianche, l’anno scorso era arrivato quarto. Se mi confronto con Nathan Van Hooydonck, posso ancora migliorare. Lui conosce Tiesj da tempo e si sarebbe comportato diversamente. Dateci ancora qualche corsa e andrà molto meglio. Alla fine è solo la mia prima gara con lui».
Problema di gambe
E poi c’è Alaphilippe e quella frase di Bramati alla vigilia: «Sabato sarà diversa». Il francese non ha mai brillato nel vivo della corsa, lasciando che a seguire Bettiol fosse Bagioli.
«Come mi sento?», così debutta il francese, che sul traguardo di Siena si è piazzato 43° a 5’52”. «Sono stanco. Abbiamo provato a fare la gara – dice – e con la squadra siamo sempre stati ben piazzati. Sfortunatamente, ho sentito presto che le mie gambe non erano eccezionali. Ho fatto quello che potevo, ma non è stata una giornata fantastica. Non voglio trovare scuse. Ero sempre al posto giusto grazie ai miei compagni di squadra, ma le gambe non erano abbastanza buone per stare davanti. Continuo ad amare questa gara, anche se oggi ero un po’ meno in forma. Se sono preoccupato per le corse fiamminghe? No, perché dovrei? Ci sono cose peggiori nella vita».
Formolo nei 10
Il primo italiano all’arrivo è stato Davide Formolo, nono a 1’23”. La sua corsa doveva essere in appoggio per Tim Wellens, che è arrivato a Siena dopo il quinto posto di Kuurne. Poi in realtà il belga è finito alle spalle del veronese.
«E’ stata veramente dura – dice Formolo – sul Sante Marie abbiamo perso un attimo come squadra, allora ho dovuto chiudere sulla fuga di Bagioli. Poi sfortunatamente Wellens ha avuto un problema meccanico ed è rimasto indietro, ma a quel punto aveva già speso tanto. Già prima sarebbe stato difficile battersi con i migliori, a quel punto era andata. Quando è partito Pidcock, era impossibile tenerlo. Mi dispiace perché forse potevamo vincere la corsa, per cui adesso ci concentreremo sulla Tirreno-Adriatico, dove arriverà anche Almeida. Mamma quanto sono stanco…».