CESME (Turchia) – Le linee che demarcano le postazioni di fotografi, massaggiatori e giornalisti sono abbastanza vicine all’arrivo: per questo l’urlo che lancia Elia Viviani fa quasi spavento. E’ forte, potente. Uno sfogo… se vogliamo. E forse lo è.
Il corridore della Lotto torna alla vittoria. E’ la sua prima del 2025, nonostante abbia appena pochi giorni di corsa nelle gambe.
Era un arrivo tecnico: mentre aspettavamo la corsa, tra di noi pensavamo: «Vedrai che in un arrivo così, Viviani lascia il segno. Sicuramente se lo sarà studiato bene». Una lunga semicurva verso destra, ultimi 100 metri al 2 per cento, vento contrario leggermente di traverso. Sprint da gambe, ovvio, ma anche da testa. E la testa il campione olimpico di Rio 2016 su pista ce l’ha. L’ha sempre avuta.


Una corsa a tappe per Elia
E così quell’urlo ha messo tutto a posto. I nostri pensieri e soprattutto quelli di Viviani. Giusto ieri ci aveva detto che aspettava le ultime due frazioni per fare qualcosa. Che il giorno di riposo forzato, dovuto all’annullamento della tappa per pioggia in questo “blocco di lavoro”, non lo aveva gradito tantissimo.
«Sono qui per fare volume e magari è stata un’occasione in meno. Avevo proprio bisogno di questi sette-otto giorni di gara. Conto di buttarmi nella mischia sabato e domenica. Che poi sia per il quarto, quinto, sesto o primo posto lo vediamo: sappiamo che le volate sono caotiche, però voglio sprintare, voglio esserci, farle».


E le ha fatte: novantesima vittoria. L’89ª risaliva addirittura all’ottobre 2023. Troppo per un campione del suo calibro. Dopo l’arrivo, l’abbraccio con i nuovi compagni è sincero, forte… Viviani si è accasato bene.
E che sia davvero un grande del ciclismo, lo si capisce anche dal fatto che prima di salire sul podio, nel dietro le quinte, persino i giudici dell’UCI vanno a congratularsi con lui. Un grosso signore turco, al via in un inglese stentato, gli aveva detto che era una leggenda. Insomma, questo Viviani è davvero internazionale.


Elia, che urlo! Ma soprattutto che vittoria…
Sono felice, ci voleva…
Che sprint è stato?
Con Jasper De Buyst, uno dei migliori apripista al mondo, sapevamo che c’era vento contro e anche che l’arrivo tirava un po’ in su. Quando lui è partito ai 500-600 metri ho pensato: «Ecco, siamo lunghi». Quando mi hanno anticipato, mi sono impanicato un attimo e ho pensato che fossero andati via. Però appena ho preso velocità in scia ho capito che ancora potevo saltarli sulla sinistra.
Anche perché c’era un po’ di vento contro e stare coperti fino alla fine non era male, forse?
Diciamo che mi sono reso conto proprio negli ultimi 100 metri che ancora era fattibile, perché all’inizio sembrava che loro avessero più gambe. Ma poi ho visto che la velocità non scendeva.
Abbiamo dato una sbirciata alla tua bici: era un setup apposito per questa tappa?
No, uso spesso la corona piena da crono, che è più aero, da 55 denti. Da quest’anno uso sempre il 55 perché comunque le velocità sono sempre più alte e mi piace andare un po’ agile. Dietro ho sempre la cassetta 11-34. Le ruote di oggi sono le Zipp 454, giuste per ogni terreno: non troppo veloci ma neanche troppo leggere. Un buon compromesso.
Cosa ti è passato per la testa quando hai tagliato per primo quella linea?
Quello che avevo in testa era ciò che ho detto qualche giorno fa: dovevo fare una corsa a tappe per riuscire ad elevare la mia condizione. Ieri ho detto che vorrei finire in crescendo qui per poi continuare a fare bene a Dunkerque. Ci sono tante occasioni nei prossimi dieci giorni per me. Rompere il ghiaccio sembra sempre la parte più difficile, quindi bisogna continuare ad essere forti con la testa, crederci… ma con la consapevolezza che ci sono degli step da rispettare.


Ci hai detto di De Buyst, ma nel finale vi abbiamo visti lavorare compatti…
E’ ovvio che i meccanismi di un lead-outing perfetto sono sempre da oliare. Abbiamo Joshua Giddings, che è un ragazzo giovane, davanti a De Buyst. Jasper può fare due tipi di lead-out: uno da solo, quindi mettermi in una posizione migliore, oppure un lead-out perfetto seguendo i nostri compagni. Ci stiamo lavorando, ma visto che il tempo non è molto, ci buttiamo negli sprint in due, senza articolare un vero treno.
Perché?
Per essere sicuri di fare la volata, che è quello che voglio in questo momento. Non abbiamo tempo per provare meccanismi e aspettare che vadano bene.
Ecco, provare meccanismi… però tu sei Viviani: sei arrivato qui in questa squadra e, in qualche modo, l’hai presa in mano. Come sta andando con la Lotto?
Sicuramente la squadra, se mi ha preso in quel momento, aveva bisogno di ragazzi di esperienza. E’ un gruppo giovanissimo, tantissimi arrivano dal devo team della Lotto e devono fare esperienza. A ogni gara abbiamo uno della continental, quindi è segnale che vogliono integrare i giovani nel gruppo professional. E’ vero, siamo in un anno in cui Lotto sta soffrendo un po’. Negli anni scorsi hanno messo al sicuro la licenza WorldTour e adesso stanno un po’ rifondando la squadra. Ma sono sicuro che si troverà la via giusta. Van Eetvelt è il faro che sta tenendo bene il gruppo. Ho vissuto situazioni simili anche in altre squadre: quando arrivano le vittorie e si rompe il ghiaccio, poi tutta la squadra va dietro.


Ieri parlavamo del ritmo gara che ti mancava. Quanto è difficile trovarlo?
Molto, per questo volevo fare una corsa a tappe. Allenarsi e poi fare una corsa ogni dieci giorni non poteva essere sufficiente specie dopo un inverno così particolare. A me serve correre e questa gara spero mi farà bene. Per me è impensabile fare come i giovani di oggi che non gareggiano per mesi, arrivano e vanno forte. Non lo è mai stato, figuriamoci ora a 36 anni.
Elia, quali sono i tuoi programmi da qui in avanti?
Dopo questo Presidential Tour of Turkey andrò a Dunkerque. Sia io che la squadra vogliamo vedermi davanti. Vogliamo vedere qualche bell’ordine d’arrivo, quindi andare vicino alla vittoria nei prossimi dieci giorni sarà importante. A Dunkerque ci sono molti sprinter, è importante mandare qualche segnale. Poi seguiranno altre gare. Per il resto della stagione vedremo. Farò delle corse di un giorno in vista del campionato italiano. Arnaud De Lie è l’atleta di riferimento della Lotto per il Tour, quindi al momento è più Vuelta che Tour.
Possiamo dire che il peggio è alle spalle?
Sì, assolutamente.
E per il 2026?
State guardando troppo avanti!