Ulissi

Ulissi, ad Agrigento sprint perfetto

04.10.2020
3 min
Salva

L’arrivo di Agrigento ricorda vagamente quello di Fiuggi del 2015. Strada che sale nel finale, velocisti che saltano, corridori potenti che si sfidano e Diego Ulissi che partendo “agile” (aveva il 53×15) li beffa tutti.

Quello che ospitò anche i mondiali del 1994, sembrava l’arrivo perfetto per Peter Sagan e Michael Matthews. Ma alla fine grazie a freddezza tattica, un grande gregario come Valerio Conti e gambe ottime, Ulissi è riuscito a far fuori l’asso della Bora-Hansgrohe. Il toscano, settimo sigillo nella corsa rosa, si riprende così dopo un approccio non perfetto al Giro.

Delusione iridata, gioia rosa

«Avevo vinto al Lussemburgo e mi aspettavo grandi cose al mondiale», racconta Ulissi. «Invece ad Imola sono stato male nel finale. Ho vomitato nel momento clou. Forse alla vigilia avevamo mangiato troppo. Cosa? Le solite cose: pasta, carne bianca… Io poi avverto molto gli sbalzi di temperatura. Ad Imola siamo passati dal caldo al freddo all’improvviso. Arrivarci con quella condizione e raccogliere così poco mi ha dato davvero fastidio.

«Non solo, ma poi sono stato male anche nei giorni successivi e temevo per il Giro. Il covid? No, non ho mai pensato di poterlo avere. Primo perché facevamo continuamente i tamponi e poi perché non ho mai avuto la febbre».

Giro d’Italia, Alcamo-Agrigento. Ulissi abbraccia il compagno di squadra Valerio Conti
Ulissi abbraccia il compagno di squadra Conti

La stoccata perfetta 

Quel momento però è alle spalle. Questa vittoria lo fa sorridere, dà certezze e morale. In conferenza stampa Ulissi indossa la maglia ciclamino. Lui assicura che non la terrà. Piuttosto cercherà di passarla al compagno di squadra Gaviria. Sempre molto generoso.

Il gioco di squadra oggi è stato un meccanismo perfetto, così come la scelta del rapporto per lo sprint e le tempistiche per l’attacco.

«Gli ho detto di provare, ma Fernando ha lasciato spazio a me. Nelle tappe veloci lavorerò per lui. In frazioni con strappi così cercherò io di portare a casa il risultato. Sapevo che dopo quel buco ai 600 metri chiunque fosse rientrato avrebbe speso tanto. Io invece prima dell’ultima curva sono anche riuscito a recuperare un po’. E infatti Sagan non mi ha rimontato. Un grande merito è di Conti che ha fatto esattamente quello che gli ho detto». 

Consapevolezza e maturità

Spesso ad Ulissi è stato imputato il limite della distanza. Sopra certi chilometraggi Diego non sfrutta le sue qualità. Perde forza e spunto veloce. 

«Noi della Uae siamo qui al Giro per vincere più tappe possibili. Per quanto mi riguarda ho fatto gare belle anche nelle classiche. Ho raccolto un terzo posto alla Freccia Vallone lo scorso anno. Però sono realista, guardo i numeri e so che certi numeri non ce li ho. Certo che mi piacerebbe vincere una Liegi, la corsa dei miei sogni, o un Lombardia. E magari chissà, un giorno ce la farò. Ad oggi però i risultati dicono che non ho vinto quelle gare». 

Quest’ultima frase è una presa di coscienza molto importante. A nostro avviso non è un ridimensionamento ma un segno di maturità. Saper valorizzare quel che si ha e non piangere per le mancanze magari potrà dargli quella serenità e quella sicurezza per spingersi oltre.