SAINT GERVAIS MONT BLANC – Chi lo vince il Tour? Se neanche la salita finale di questa tappa è servita a scavare un solco, significa che Vingegaard e Pogacar sono davvero identici. Speriamo che nessuno si offenda, ma la tappa è stata piuttosto noiosa e priva di pathos: ci siamo abituati forse troppo bene? Oggi intanto ha vinto Wout Poels, che ha tirato nei Tour di Froome e quello di Bernal e adesso si è preso il gusto di togliersi di ruota il Wout più famoso. Quando l’olandese della Bahrain Victorious ha attaccato, Van Aert ha preferito restare seduto e salvare il secondo posto.
Ellingworth: «Decide la crono»
Chi lo vince questo Tour? Abbiamo approfittato di un giro fra i pullman per chiederlo ad alcuni manager. Il primo è Rod Ellingworth, il capo della Ineos Grenadiers, che il Tour l’ha vinto per sei volte con Wiggins, Froome e Bernal e al momento è in lizza con Carlos Rodriguez per un posto sul podio.
«Penso sia abbastanza chiaro – dice – che Pogacar e Vingegaard sono davanti a tutti gli altri. Invece per il terzo posto, c’è una bella lotta. Carlos si sta solo concentrando sul fare il suo meglio ogni giorno, facendo bene le cose semplici, come si è visto oggi in salita. Non sta pensando al podio. E’ salito il più velocemente possibile e quando li ha presi non si è seduto. Pensavamo che fosse in grado di entrare tra i primi cinque e siamo sulla buona strada. Ma è il primo Tour e con questi giovani non si sa mai, può darsi che un giorno spenda troppo o commetta qualche piccolo errore di alimentazione.
«Credo che fra i primi due il lato fisico sia sempre l’elemento più importante. Ogni squadra ha la propria filosofia e anche noi siamo stati vicini a vincere il Giro. Chi vincerà fra loro due? Penso che siano entrambi simili. Penso che la cronometro mostrerà chi ha la forma migliore. E’ una corsa che piace, ci sono tutti gli ingredienti. Ogni Tour ha la sua storia, semplicemente bisogna accettarla come viene».
Matxin: «La battaglia continua»
Matxin è il team manager di Pogacar, la sua testa spunta da una selva di microfoni. Stamattina la riunione sul pullman del UAE Team Emirates è durata parecchio, segno che in pentola qualcosa bollisse.
«Non leggo il futuro – sorride – non potevo sapere che sarebbero arrivati alla crono quasi alla pari. Ovviamente per noi era una tappa importante. Abbiamo avuto una grandissima squadra che ha creduto in Tadej. Adam Yates prima ha provato a fare il podio, poi si è rimesso a disposizione.
«Non sono stupito invece per il fatto che Tadej sia arrivato al Tour dopo due mesi senza correre e sia così competitivo. E’ il numero uno al mondo, è un corridore che quasi vince ogni corsa che fa. Però ha davanti il vincitore dell’ultimo Tour de France. Vingegaard è uno dei migliori corridori del mondo. La crono sarà davvero molto buona per entrambi, la battaglia continua. I 10 secondi che oggi sono pochi, magari a Parigi potrebbero essere tanti. La crono di martedì non è simile a quella con cui vincemmo il Tour del 2020. Questa sarà molto più tecnica».
Vingegaard: «Oggi un pareggio»
Gli uomini della Jumbo sono andati diretti in hotel, per cui il loro punto di vista ce l’ha dato direttamente Vingegaard, acchiappato dopo l’arrivo e poi nella conferenza stampa.
«Oggi c’è stato un pareggio – analizza la maglia gialla – nessuno è riuscito a guadagnare tempo. Era una tappa decisiva, come lo saranno la crono, mercoledì a Courchevel e sabato a Le Markstein. E’ stata una bella giornata, resa difficile dalla caduta che ha coinvolto tre compagni di squadra. Sarebbe bello che i tifosi capissero che le foto si possono fare ugualmente stando sul marciapiede e non in mezzo alla strada.
«Crediamo ancora nel nostro piano. Si può sempre fare meglio, probabilmente nessuno di noi sa quale sia il suo limite, ma deve cercare di avvicinarsi il più possibile. Ora mi concentrerò su quello che devo fare, impegnandomi per andare più forte possibile nella crono. Ma prima mi riposerò e trascorrerò del tempo con la mia famiglia, che verrà a trovarmi».
Unzue: «Occhio al Col de la Loze»
Unzue è il grande capo del Movistar Team, che in avvio di Tour ha perso Enric Mas e adesso è qui che fa la corte a Carlos Rodriguez: un tema tuttavia su cui Eusebio non intende sbilanciarsi.
«Sono uguali – sorride – e superiori agli altri. Mi ricordano Fignon contro Hinault, oppure Fignon contro Lemond, però fra quelli c’erano comunque delle differenze che qui non ci sono. Il primo giorno ho pensato che fossero pazzi perché cercavano gli abbuoni, ma quelle piccole differenze sono il margine che li divide ancora oggi. Solo nel primo giorno sui Pirenei, Jonas ha guadagnato quasi un minuto, poi parità assoluta.
«La crono sarà importante, ma restano due grandi tappe di montagna. Il Col de la Loze è una salita lunga un’ora, la più lunga dell’intero Tour. E poi i Vosgi alla fine che, anche con il caldo, possono rendere bestiale la tappa numero 20. Le squadre sono equilibrate, ma rispetto allo scorso anno a Vingegaard mancherà Roglic, che fu decisivo nel giorno chiave. Credo però che quel giorno la maglia gialla abbia imparato tanto. Diciamo che la crono dirà chi dei due dovrà rischiare tutto con un attacco».