CHAMPOLUC – Le ammiraglie sono parcheggiate dietro alle transenne dell’ultima curva, esattamente laddove è caduto Giulio Pellizzari. I tecnici scendono e si sgranchiscono le gambe. Si scambiano anche i commenti, si parla di tattiche. Garate, direttore sportivo, della EF Education-EasyPost, passa e fa i complimenti a Fabio Baldato. E Baldato replica sincero: «Grazie, abbiamo una squadra forte». E’ proprio Baldato il nostro interlocutore
E sì, perché se da questo tappone alpino ci si aspettava qualcosa in più sia in termini di spettacolo che di movimenti in classifica, forse è per le tattiche messe in atto dai team. Tattiche in qualche caso non proprio chiarissime.
Di certo chi se la gode è proprio il direttore sportivo della UAE Emirates. Manca un solo tappone prima di Roma e il suo Isaac Del Toro è sempre (e di più) in maglia rosa. Oggi si sono difesi alla grande.


Fabio, avete controllato la tappa sin dall’inizio. Come è andata?
E’ andata che abbiamo una squadra forte. Se riusciamo a tenere tranquillo Isaac come oggi, va bene. Isaac è alla sua prima corsa come leader, ha speso tanto sin qui, ma ascolta Majka, ascolta Adam Yates. E questa è la cosa più importante. Grazie a loro in corsa è rilassato, si è concentrato sul bere, sul mangiare, sul risparmiare energie. Domani è l’ultima battaglia, vediamo…
Proprio Majka, almeno visto da fuori, sembra aver preso in mano la squadra?
Sì, qualche volta dovrebbe stare anche più tranquillo! Scherzi a parte, dalla macchina li teniamo rilassati, li facciamo ragionare perché la corsa è lunga e alla fine presenta i conti. Si è visto alla fine oggi: tutti sono arrivati a lumicino. Chi ne aveva un pelino più degli altri ha provato a fare qualcosa, ma credo che tutti abbiano fatto una bella corsa. C’è anche chi ha provato a farla dura, la EF Education-EasyPost, come la Visma-Lease a Bike, magari pensando che Del Toro potesse pagare. E sinceramente anche noi non sapevamo fino alla fine come poteva arrivare. Invece…
Invece ha risposto alla grande…
Il ragazzo sta bene e domani ce la giochiamo.
Passo indietro, Fabio. Hai tirato in ballo la Visma e il suo lavoro. E’ vero, hanno tirato, ma non era un ritmo forsennato. Il gruppo era allungato ma non si staccava. Ma soprattutto tirano e poi il capitano, Simon Yates, non parte. E’ un po’ strano, no?
No, invece ha senso. E lo hanno fatto perché cercano di portare tutti all’esaurimento. Magari avevano fiducia nel loro uomo, sapevano che aveva risparmiato, che aveva mangiato e bevuto a dovere e quindi se la sono giocata così. E’ quasi un gioco di bilancino, salvare le energie e giocarsi la propria carta. In più loro sono molto scientifici, avevano visto che l’altro giorno dopo 5.000 metri di dislivello e con quel dispendio energetico Del Toro aveva pagato un po’ e hanno pensato di fare la stessa cosa. Se poi magari fossero riusciti a staccare Del Toro, tutti a dire che bravi, che bel lavoro…


Chiaro…
No, davvero penso che tutti oggi abbiano corso bene. Ognuno fa la sua tattica e oggi penso che tutte le squadre davanti abbiano fatto il meglio per i loro capitani. Di noi sono contento perché veramente abbiamo dei ragazzi d’oro, cominciando da Baroncini, Arrieta che era nella fuga, McNulty.
In effetti aver controllato a lungo la fuga con un solo uomo, Baroncini, è stato importante per risparmiare gli altri…
Vero, “Baro” sta trovando una condizione impressionante. Ci sta stupendo.
A proposito di fuga da controllare, non gli avete mai lasciato troppo spazio. Come mai? E’ stata una scelta pensando di poter contrattaccare come sulle Motte a Bormio, visto il finale di Antagnod, o c’è stato altro?
In realtà non è che non abbiamo lasciato andare lontano la fuga. E’ che tutte le volte che abbiamo provato a calare, c’era subito un rilancio da parte di qualcun altro. EF, ma anche Israel-Premier Tech, Visma… E andavano a strappi, così abbiamo detto: “Okay, ragazzi, facciamo noi”.
Garzelli in diretta ha fatto un’analisi interessante, e diceva che non lasciavate troppo spazio anche per rendere più difficoltosi i rifornimenti della fuga. In poche parole la giuria non faceva passare le ammiraglie per dare le borracce in questa prima vera giornata di caldo…
No, non era per quello. E poi sulle salite c’erano i rifornimenti da terra. E sulla salita più dura e più lunga, la giuria ha dato la possibilità di un ulteriore rifornimento. Quindi no, non è stato per non farli rifornire. Il ciclismo è già al limite, ci manca solo di dover fare le lotte tra le ammiraglie per i rifornimenti.




Andiamo in casa Visma
Qualche auto dietro a quella della UAE Team Emirates, c’è quella inconfondibile gialla e nera della Visma-Lease a Bike. Si affaccia il loro direttore sportivo Marc Reef. L’occasione è ghiotta per parlarci e lui, gentilissimo come sempre, non si tira indietro.
Gli chiediamo della tappa di Simon Yates, arrivato stanco ma non sfinito, anche se le strisce di sudore sul suo pantaloncino erano più marcate di molti rivali.
«Penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Il nostro piano era di mettere alcuni ragazzi nella fuga, in modo che potessero essere utili in seguito. Stevie (Kruijswijk, ndr) e Wilco (Kelderman, ndr) hanno fatto un ottimo lavoro, tenendo un buon passo nelle ultime due salite e riducendo il gap. Nel finale, con Simon Yates volevamo seguire l’attacco di Carapaz, ma non aveva più le gambe. Abbiamo perso 24 secondi da Del Toro e Carapaz. Penso che sia stato anche abbastanza onesto. E’ stata una fase brutale della corsa».
Nessun muso lungo, ma tanta consapevolezza dunque in casa Visma. Probabilmente questo Giro d’Italia non lo vinceranno, ma non si smette di lottare anche perché in ballo c’è un grande obiettivo.
«Penso che in questo momento Simon sia il terzo miglior corridore della gara ed è ancora in lotta per il podio a Roma.
«Se domani correremo per il podio o per la vittoria? Manca ancora un giorno. Carapaz e Del Toro stanno meglio rispetto a Simon. Tutto è possibile e guardiamo avanti, a chi è sopra di noi. Ma quando non è possibile, quando ci sono due ragazzi forti, dobbiamo essere felici del podio e fare tutto il possibile per consolidarlo».