Scaricato dalla Bora, ora Politt vuole la rivincita

23.02.2024
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«Sono contento che abbia trovato un ingaggio alla Uae, ma Nils Politt qui non aveva più spazio. Nei 3 anni che è stato alla Bora non è stato all’altezza del suo passato. E’ vero, a volte non ha avuto il giusto sostegno dal team, altre però è stato lui a non avere le gambe. E il suo rendimento non giustificava l’alto ingaggio che ha avuto».

Parole sferzanti, quelle del manager Ralph Denk, pesanti come raramente capita nel WorldTour. Parole che dipingono un’immagine del 29enne corridore tedesco probabilmente non del tutto fedele alla realtà.

Alla Bora aveva iniziato bene, con il successo a Nimes al Tour 2021 seguito dal Giro di Germania
Alla Bora aveva iniziato bene, con il successo a Nimes al Tour 2021 seguito dal Giro di Germania

Kristoff, quasi un mentore…

A questo punto due sono le possibilità per Politt: prestare il fianco a un giudizio così severo o smentirlo a furia di risultati. Chi conosce Nils propende per la seconda eventualità, perché ha una determinazione senza pari. Forgiata nei primissimi anni. Nato a Hurth, vicino al confine con il Belgio, nelle categorie giovanili era solito prendere la bici e passare dall’altra parte per respirare ciclismo, pedalare nella pioggia, nel vento, nel freddo, ma soprattutto sul pavé. In allenamento come in gara, anzi gareggiava più lì che in Germania. Spesso da solo, a dispetto della giovane età.

Così è andato maturando, passo dopo passo. Mentalmente allo stesso ritmo del fisico, diventando presto un marcantonio di 1,91 per un’ottantina di chili. Tanto che lo stesso Kristoff sin da giovanissimo lo ha preso sotto la sua ala protettrice, vedendone le potenzialità. Appena approdato in Katusha, dopo averlo visto finire 5° a Le Samyn in una giornata davvero difficile climaticamente parlando, gli diede una gran pacca sulle spalle e disse ai diesse del team: «Lui me lo portate alla Roubaix, perché è nato per queste gare».

Le pietre della Roubaix sono state la sua passione sin da ragazzino
Le pietre della Roubaix sono state la sua passione sin da ragazzino

L’amore per le classiche

Effettivamente Politt ha una predilezione per le classiche del Nord. Non manca mai, anche se (e qui un po’ di ragione a Denk bisogna darla) non ha più avuto lo stesso rendimento del 2019, quando mise insieme una serie di piazzamenti tra cui il 5° posto al Fiandre e il 2° a Roubaix, battuto solo da un Gilbert in giornata di grazia. Il belga riconobbe il merito del tedesco nella costruzione dell’azione decisiva, per Politt sembravano essersi schiuse le porte del paradiso.

Attenzione però: se il Uae Team Emirates ha creduto su di lui, lo ha fatto certo a ragion veduta. I dirigenti del team di Pogacar credono in lui, nelle sue potenzialità, come uomo da classiche ma anche come utile aiutante per lo sloveno soprattutto al Tour, soprattutto nelle tappe non troppo dure e nel lavoro oscuro per portarlo nelle migliori condizioni a quando dovrà prendere l’iniziativa in prima persona. Perché Politt ha un’elevata resistenza, non solo fisica.

Lo sfortunato testa a testa con Gilbert al velodromo di Roubaix nel 2019
Lo sfortunato testa a testa con Gilbert al velodromo di Roubaix nel 2019

La faccia di un pugile suonato

C’è un episodio che in sé racconta molto di chi sia il tedesco. Giro di Gran Bretagna, anno 2018. Seconda tappa, una caduta prima del finale seleziona il gruppo. Politt è tra quelli che ha le conseguenze peggiori, ma non molla. Si rimette in bici, arriva penultimo. A chi lo soccorre dice: «Mi sento un po’ stordito, ma passerà». «Guarda che hai un taglio sotto l’occhio, il sangue ti cola addosso. Sembri un pugile». «Ah sì? Ho detto che passerà…» e se ne va verso il pullman della squadra. Cinque giorni dopo sarà secondo, unico a contenere il ritardo da Stannard sotto il minuto.

La determinazione come detto è una delle sue caratteristiche principali. E’ un po’ il suo modo di mostrare il suo grande amore per questo sport, che nutre da sempre: «Quando ho iniziato, il ciclismo dalle nostre parti aveva una brutta fama – raccontò qualche tempo fa a Pez – la gente non faceva altro che associarlo al doping, ricordando l’esperienza della T-Mobile. Ma io e molti altri abbiamo insistito e andiamo avanti, credendo in quel che facciamo per dare il giusto esempio. Il ciclismo tedesco può tornare ai livelli del secolo scorso, essere un buon contraltare al calcio imperante, ma senza prendere scorciatoie».

Con il Team Stoelting è stato campione tedesco in linea nel 2014 e a cronometro l’anno prima (foto Michael Deniec)
Con il Team Stoelting è stato campione tedesco in linea nel 2014 e a cronometro l’anno prima (foto Michael Deniec)

Iniziare dalle cose semplici

I suoi inizi non sono stati facili: «Quando sono approdato alla Katusha nel 2015 ero molto nervoso. Il mio inglese al tempo non era dei migliori, faticavo a comunicare. I primi mesi furono difficili, ma sapevo che stava a me adattarmi. L’ho sempre fatto, anche nella continental dove militavo (il Team Stoelting, ndr) avevo imparato a far tutto da me, anche a lavarmi e pulirmi la bici. Lì era già un altro mondo, come passare da un piccolo hotel di provincia a uno a 5 stelle”.

Nel corso degli anni le vittorie sono arrivate, seppur non con tanta frequenza. Anche alla Bora, alla quale dopo tutto ha regalato una vittoria di tappa al Tour nel 2021 e la conquista del Giro di Germania lo stesso anno, cosa abbastanza inusuale per lui che non è certo un corridore da classifica per corse a tappe: «Su questo però avrei un po’ da dissentire, perché non sono le dimensioni del corpo a decretare che tipo di corridore puoi diventare, ma le fibre muscolari. Se hai fibre corte sarai un velocista, altrimenti sei più resistente e adatto a sforzi di un certo tipo. Certo, le grandi salite non saranno mai per me, ma per il resto posso cavarmela un po’ dappertutto».

Politt ha conquistato il titolo nazionale a cronometro nel 2023 e punta con ambizione alle Olimpiadi
Politt ha conquistato il titolo nazionale a cronometro nel 2023 e punta con ambizione alle Olimpiadi

E se il prossimo 27 luglio…

Per questo Politt è l’uomo giusto per le classiche e per questo la Uae ha investito su di lui. Domani si comincia con l’Omloop Het Nieuwsblad, poi avanti fino alla Roubaix del 7 aprile.

«La prima volta, da U23, sono caduto 5 volte, eppure è stato proprio allora che ho capito che è adatta a me. Non sono praticamente mai mancato, mi piace da morire, mi piacciono queste corse come mi piace la cronometro, soprattutto quando è lunga, oltre l’ora. E’ allora che emergono i veri valori».

Lo scorso anno ha vinto il titolo nazionale e non nasconde che vorrebbe esserci a Parigi 2024, sabato 27 luglio, il giorno della crono. Non sarà tra i favoriti, ma con uno come lui mai dare niente per scontato…