Sagan saluta. E adesso che Bora vedremo, caro Benedetti?

08.08.2021
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Il lavoro come mantra di vita ce l’hai nel sangue… se fai il ciclista. Ma ce l’hai ancora di più se ti chiami Cesare Benedetti, sempre pronto a lavorare per i suoi capitani e ogni tanto anche a vincere. Il corridore trentino ha 34 anni e ne ha viste di cotte e di crude. E soprattutto le ha viste nella sua squadra, la Bora-Hansgrohe di cui è praticamente la colonna portante. Pensate, è pro’ dal 2010 ed ha sempre militato in questo gruppo. Sono cambiati quasi tutti i diesse, è cambiato il nome (prima era NettApp) ma lui c’è sempre stato.

E adesso ecco forse per questo team arriva un altro momento di grande rivoluzione: va via infatti Peter Sagan (nella foto di apertura al centro con Benedetti a destra).

Benedetti in testa a tirare nell’ultima Vuelta Burgos. Un lavoro egregio anche in questa occasione per il veterano della Bora
Benedetti in testa a tirare nell’ultima Vuelta Burgos. Un lavoro egregio anche in questa occasione per il veterano della Bora
Cesare, partiamo da te: come va? Hai corso a Burgos in questi giorni…

Sì, sto preparando la Vuelta e vi dico che sono molto motivato per questo. Ero riserva. Non mi aspettavo questa convocazione ma ne sono molto contento, perché alla fine nonostante l’età ne ho fatta una (nel 2016) e mezza (nel 2017). Finalmente comincio ad avere buone sensazioni. Il lavoro dell’estate ha pagato.

Dicevamo della Bora, della tua lunga permanenza in questa squadra e della rivoluzione all’orizzonte…

Siamo rimasti in tre rispetto a quando eravamo una continental: Schillinger, Schwarzmann ed io. Almeno posso dire che non sono il più vecchio per adesso, ma probabilmente lo sarò il prossimo anno. Si prospetta un bel cambiamento, specie con la partenza di Peter.

E come sarà il post Sagan?

Se ne va un corridore con un palmares importantissimo. Di lui se ne parla sempre, sia che arrivi ultimo o che arrivi davanti… Credo che a livello mediatico sia il corridore che più ha fatto notizia negli ultimi venti anni. E’ quello più amato, magari da qualcuno il più odiato, ma sempre al centro dell’attenzione per il suo modo di essere e di andare in bici. Magari avremo meno gente fuori dal bus che sgomita per lui  probabilmente avremo un’atmosfera meno scherzosa e penso anche a gente che gli sta attorno come “Ubo” (Gabriele Uboldi, amico e addetto stampa di Sagan, ndr), ma si va avanti.

Ogni volta che Sagan si affaccia dal bus o va al foglio firma, la folla è tutta per lui
Ogni volta che Sagan si affaccia dal bus o va al foglio firma, la folla è tutta per lui
Senza un corridore così cambierà anche il vostro modo di correre, di costruire la squadra?

Non so se avete seguito un po’ la campagna acquisti, ma l’idea è di restare competitivi nelle classiche, ma si va nella direzione delle corse a tappe. Arrivano infatti Hindley, Higuita e restano Buchmann, Konrad, Grosschartner. Sarà interessante vedere come saranno gestiti e distribuiti nelle varie gare. E invece – ride Benedetti – sarà curioso come sarà vedere Peter da un altro punto di vista e sgomitare con lui!

Cosa cambierà nella gestione del team?

Dal punto di vista organizzativo credo poco o niente. In gruppo invece quando hai corridori come Peter hai anche più rispetto da parte degli avversari. Ricordo al Tour nel 2016, nella prima settimana facevo fatica a vedere la testa del gruppo negli ultimi 50 chilometri, con lui invece ti muovi meglio nelle posizioni di testa. Molta attenzione era su di lui, ma in qualche modo ne risentiamo tutti. Però questo rispetto devo dire che è iniziato ad esserci anche con Majka. Perché un conto è lavorare per fare decimi e un conto è lavorare per chi finalizza. Questo è un vantaggio anche per me che posso mettermi in evidenza per quello che so fare. E ti prendi anche la responsabilità della corsa. E per questo devo dire che l’arrivo di Sagan è stato un salto di qualità, per la squadra chiaramente, ma anche per me.

Cioè?

Con Peter ho fatto un salto di qualità a livello mentale. Accadde alla prima Tirreno fatta insieme che corremmo sempre davanti, ma soprattutto alla Sanremo. Quel giorno avevo un lavoro preciso da fare, un lavoro duro e pensare che dietro di me avevo Peter in maglia iridata mi dicevo che di dovevo riuscire e basta, non avevo alternative. Ho fatto uno scalino in più, che in altri momenti non avrei fatto.

Sagan in maglia ciclamino e Cesare Benedetti al suo fianco
Sagan in maglia ciclamino e Cesare Benedetti al suo fianco
Immaginiamo sia un po’ presto, visto che siamo ancora nel pieno di questa stagione, ma sai già qualcosa del prossimo anno? A chi sarai affiancato per esempio?

Come avete detto anche voi ancora c’è questa stagione. Immagino che ne parleremo a fine anno. Mi piacerebbe essere  ancora utile nelle corse più importanti, che poi sono i grandi i Giri. Chiaro, in non in salita ma potrei essere il “road cap”, cioè il capitano in corsa. 

Benedetti deve andare. I suoi impegni lo aspettano. La gamba è buona, la determinazione anche. Adesso tornerà a casa per un paio di giorni e poi spiccherà il volo di nuovo per Burgos, da dove scatterà la Vuelta. Poi lo aspettano altre gare, come Fourmies e Francoforte. «Sperando che la facciano… Avete visto che hanno annullato Amburgo? Ma credo lo abbiano fatto perché loro puntano forte sulla granfondo, che parte prima della nostra gara. Poi chiuderò la stagione con le corse in Italia. Dovrei farne almeno tre».