Brillano gli occhi di Andrej Hauptman e sotto la mascherina si può immaginare un sorriso a trentadue denti. E’ l’età dell’oro per il ciclismo sloveno che, non contento di dominare in lungo e in largo i grandi Giri (2 Vuelta di Spagna con Roglic e 2 Tour de France con Pogacar) dall’autunno 2019 ad oggi, ora fa incetta anche di prove di un giorno. Oltre alle due Liegi-Bastogne-Liegi conquistate uno dopo l’altro (prima Roglic a ottobre 2020, poi Pogacar ad aprile 2021), i due funamboli sloveni ora vantano una medaglia olimpica a testa: al bronzo in volata di Tadej nella prova in linea di sabato scorso ha fatto seguito la cavalcata d’oro di Primoz nella cronometro odierna. Nessun’altra nazione è riuscita ad andare a bersaglio in entrambe le prove maschili: e pensare che annoverano soltanto due milioni di abitanti.
Dopo la caduta al Tour de France, ti aspettavi di vedere Primoz sul gradino più alto del podio all’Olimpiade?
Perché no? Quando si è ritirato dal Tour, gli ho lasciato qualche giorno perché aveva bisogno di sbollire la rabbia, visto che era andato lì per vincerlo e aveva dovuto rinunciare alle sue ambizioni per una caduta. Era deluso, poi quando ci siamo sentiti mi ha detto: «Vediamo come sto». Poi, se un corridore come lui dice che fa l’Olimpiade, vuol dire che è a posto.
Perché non schierare Pogacar nella crono?
La decisione finale l’abbiamo presa perché avevamo solo un posto e non abbiamo cambiato idea.
Dove Primoz ha fatto la differenza?
Difficile dirlo, è andato forte in tutta la crono. Lui è stato regolare per tutta la gara, mentre altri hanno avuto più alti e bassi.
E’ l’epoca d’oro della Slovenia?
Viviamo un sogno ciclistico. Godiamocelo finché dura così.
Un momento che è cominciato con te…
No, ben prima. Dai primi pro’ che c’erano in Italia: Cerin, Paulic, Bonca. Ognuno di loro ha messo un sassolino nel mosaico, anche io nel mio piccolo. Voglio ringraziare anche la Federazione italiana perché con i nostri ragazzi delle categorie esordienti, allievi, juniores e under 23 possiamo correre gare nazionali in Italia. Da quell’accordo, il ciclismo sloveno è cresciuto e adesso siamo qua.
Avete lavorato tanto con le scuole?
Molto, ma c’è ancora tanto da fare perché non abbiamo tanti ciclisti. Ci sono regioni in Slovenia, come Capo d’Istria, in cui non abbiamo un movimento al top, però adesso si sono trovati questi Mohoric, Tratnik, Polanc che veramente vanno forte.