Un anno fa, prima della quarantena generale in tutto il mondo, Sergio Andrés Higuita ha confermato il suo status di ciclista d’elite mondiale. L’antioqueño, nato nel cuore del quartiere Castilla di Medellín – uno dei settori più popolari della città, dove è nato anche il mitico portiere della nazionale colombiana, René Higuita (non sono parenti, sono uguali solo per il quartiere e il cognome) – ha mostrato le sue abilità tra i più forti della spedizione colombiana, brillando nel circuito di Tunja fino a conquistare la maglia tricolore di campione nazionale e, successivamente, la vittoria del Tour Colombia che si era concluso a Bogotá il 16 febbraio.
Scalatore di città
Higuita, che non aveva mai vinto una gara nel suo Paese, ha inaugurato infatti il suo palmares nei due eventi più importanti e, a sua volta, è diventato il primo ciclista colombiano a raggiungere la prestigiosa doppietta. Negli altopiani della regione cundiboyacense (a metà fra Cundinamarca e Boyaca), il ciclista forgiato sull’asfalto della città e lontano dalle innumerevoli storie di campagna, ha realizzato il sogno che ha sempre inseguito, sin dagli esordi nelle squadre Ramguiflex Risaltex e 4-72. Tuttavia, la dura realtà della pandemia, che è peggiorata un mese dopo le sue vittorie, non ha lasciato al talentuoso corridore della EF Pro Cycling il tempo di assaporare il gusto della vittoria.
Covid e stop
Ha avuto appena il tempo di mostrare il suo tricolore alla Parigi-Nizza e affascinare il mondo del ciclismo con una splendida presentazione (miglior giovane e podio con il tedesco Schachmann e il belga Benoot). Poi sono arrivati la quarantena e il vuoto agonistico. Una trance di cinque mesi tormentata dall’incertezza, con l’unica sicurezza di avere il supporto della sua squadra e l’allenamento sui rulli che prevedeva la partecipazione ad alcune gare virtuali.
Il primo Tour
La rinascita è arrivata al Delfinato e la sua prima partecipazione al Tour de France, conclusasi nella 15ª tappa per l’imprudenza (non intenzionale) di Bob Jungels, durante la tappa che si concludeva al Grand Colombier. Poi, sebbene avesse ancora i segni dell’incidente, ha partecipato ai mondiali di Imola, ha rappresentato il Paese e ha concluso la sua stagione nella Freccia Vallone.
Debutto in Uae
Il 2020 è passato, ma la pandemia è continuata. Il tricolore gli rimarrà sul petto e il Tour Colombia lo conserverà come ultimo vincitore. Si stava preparando per il campionato nazionale a Pereira, ma i piani sono cambiati. Aprirà l’anno allo UAE Tour con Daniel Arroyave e Rigoberto Urán.
«Con il rinvio dei campionati nazionali i piani sono cambiati completamente. Ma abbiamo già l’esperienza di quello che abbiamo vissuto l’anno scorso (con la pandemia) e sappiamo come prepararci fisicamente e mentalmente. L’UAE Tour è una gara molto importante, stiamo andando a dare il nostro meglio con una preparazione molto buona», ha detto il 23enne colombiano, che dovrà affrontare, prima del Tour de France e delle Olimpiadi, gare prestigiose come Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Paesi Baschi e Classiche delle Ardenne: Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.
Tokyo chiama
«Penso che abbiamo una chiara opportunità di essere campioni in queste Olimpiadi. La Colombia ha sempre fatto molto bene su strada, con Rigo (Rigoberto Uran, argento a Londra 2012, ndr) e Sergio Luis (Henao, ndr) che ha avuto la sfortuna di cadere, ma aveva fatto tutto alla perfezione. Anche a Tokyo abbiamo una grande opportunità», ha sottolineato Higuita, che andrà al Tour per sostenere il suo leader e amico Rigoberto Uran.
«La squadra mi darà l’opportunità di andare in cerca di tappe, che è quello che voglio. Ma sarò anche lì per Rigo in tutto ciò di cui avrà bisogno», ha detto Sergio. Il corridore che sogna di regalare al Paese il primo oro olimpico su strada.