Pogacar attacca, Vingegaard cresce. E Remco cosa fa?

14.06.2025
5 min
Salva

Se ieri il titolo giusto per Pogacar poteva essere su cosa succede a farlo arrabbiare battendolo a crono, oggi che la rabbia gliel’hanno fatta scattare davvero cosa si potrebbe dire? La Visma-Lease a Bike è in modalità offensiva dal primo giorno del Delfinato e oggi ha attaccato allo scollinamento della Croix de Fer tirando la discesa con il coltello fra i denti. Forse un atteggiamento troppo aggressivo, forse il tentativo neanche troppo velato di mettere pressione sul campione del mondo. E allora lui, da par suo, ha attaccato e lasciato tutti sul posto.

«Avrei voluto essere più difensivo – spiega Pogacar – ma la Visma ha attaccato in cima alla Croix de Fer e anche in discesa. Hanno dato il massimo, credo che abbiano cercato di fare qualcosa. Non so cosa, ma è stato pazzesco. Il fatto che mi abbiano attaccato in discesa mi ha dato un po’ più di motivazione. Ho preferito lasciare un piccolo margine prima delle curve, perché andavamo davvero forte. Forse per loro non era così veloce, ma io mi sono ritrovato più volte al limite, quindi ho preso precauzioni per non avvicinarmi troppo. Non era necessario andare così, secondo me, avrei lasciato spazio alla fuga. Ma queste sono le corse, lo accetto, questo è il ciclismo moderno. Hanno gettato benzina sul fuoco e per me ha funzionato».

Nostalgia di Almeida e Yates

Tappa breve di 131,6 chilometri da Grand-Algueblanche a Valmeinier 1800, con la Madeleine dopo il via, poi la Croix de Fer, infine l’arrivo in salita. L’azione della Visma-Lease a Bike ha sortito l’effetto di isolare il leader in maglia gialla, che però ha sempre pedalato con ampi margini di sicurezza.

«Ho parlato con Sivakov nel finale – prosegue Pogacar – e abbiamo detto che se ci fossimo trovati con gli stessi avversari sull’ultima salita, sarebbe stato meglio anticipare, in modo da non doverci preoccupare dei contrattacchi. Ha funzionato, ma non vedo l’ora di avere Almeida e Yates al Tour con me, in modo da non dover vivere altre avventure come questa. E’ stata un’eccezione, ma è stato un attacco per difendermi. Ho controllato fino in cima e nel frattempo ho vinto la tappa, quindi sono più che contento. Sono riuscito a raggiungere il traguardo da solo e nessuno mi ha infastidito negli ultimi 10 chilometri».

Un colpo a Vingegaard e uno ai media

Vingegaard si è avvicinato nel finale, con la sensazione che però sia stato lo sloveno a calare il ritmo. Lo ha fatto perché appagato o perché anche lui ha iniziato ad accusare la fatica di quell’azione così lunga?

«Non avevo bisogno di aumentare il distacco – dice ancora Pogacar – avevo già accumulato un vantaggio sufficiente e oggi era più importante che gli altri non mi attaccassero. Sono riuscito a gestire lo sforzo e negli ultimi chilometri ho potuto rilassarmi. Così ho potuto fare le interviste più facilmente perché non ho più dovuto fare un recupero troppo lungo sui rulli dopo l’arrivo. E’ tutta una questione di efficienza, è stata una buona giornata».

Il ragazzo sta attento e deve aver capito che le interviste flash fatte ieri sui rulli davanti al backdrop della corsa non siano andate giù. E anche l’aver puntualizzato di aver rallentato è un’abile mossa per raffreddare l’entusiasmo di Vingegaard, che questa volta tuttavia non ha ceduto. E’ arrivato a 14 secondi dando l’idea di essere in crescita. Mancano due settimane abbondanti all’inizio del Tour, quante cose possono ancora cambiare? E in che modo hanno lavorato i tre contendenti in altura?

Evenepoel al traguardo ancora con un ritardo pesante: ci sta tutto, se in altura ha lavorato soprattutto sul fondo
Evenepoel al traguardo ancora con un ritardo pesante: ci sta tutto, se in altura ha lavorato soprattutto sul fondo

Remco fa il filosofo

Chi deve sperare che le settimane rimaste gli diano la brillantezza che serve è Remco Evenepoel. Lui sicuramente ha curato la brillantezza nella crono e il risultato lo ha confermato. Ma se in altura ha lavorato soprattutto sul fondo, si spiega il cedimento sui cambi di ritmo, che oggi gli hanno fatto perdere l’enormità di 2’39”.

«E’ stata durissima – ha detto dopo l’arrivo – con la partenza già in salita. Alla fine ero davanti, ma le gambe hanno iniziato a cedere man mano che ci avvicinavamo al traguardo. Un po’ la stessa storia di ieri. L’anno scorso ero ugualmente qui contro avversari meno forti e ho subito dei distacchi superiori. Rispetto ad allora sono più avanti. Al momento mi sto concentrando su me stesso e affrontiamo le cose giorno per giorno. Ora mi faccio una bella doccia e spero di riprendermi un po’. Anche l’anno scorso c’erano corridori che hanno fatto bene qui e sono arrivati dietro di me al Tour. Prendiamo tutto quello che vediamo con le molle».