Il Giro d’Italia di Filippo Zana è terminato sfiorando una top 10 in classifica generale. Non era partito con l’intenzione di seguire i migliori lungo tutte e tre le settimane, ma le vicissitudini in casa Jayco-AlUla lo hanno costretto a provarci. Undicesimo a Roma, un Giro lontano dalle telecamere ma comunque solido.
«Zana – ci racconta il suo diesse alla corsa rosa Valerio Piva – era partito per il Giro con le stesse ambizioni dell’anno passato. Essere di supporto a Dunbar per la classifica, cercare di ritagliarsi degli spazi nelle fughe e ripetere il successo del 2023».
Carte rimescolate
Eddie Dunbar ha terminato il suo Giro d’Italia a Oropa, tornando a casa il giorno dopo. Le carte in casa Jayco si sono rimescolate e i ragazzi del team australiano sono andati avanti giorno per giorno.
«Chiaramente – continua – Piva – l’uscita di scena di Dunbar ha compromesso i nostri piani. Zana però si è dimostrato in grande condizione, soprattutto nelle due cronometro. Dopo Perugia eravamo convinti che potesse tener duro, magari perdendo qualcosa in classifica. Così si sarebbero aperti spazi per tentare di vincere una tappa e magari risalire qualche posizione. Il problema è che l’occasione si è creata troppo presto, nella tappa con arrivo a Bocca di Selva. In quella fuga era il migliore in classifica generale ed è entrato in top 10, ma era troppo presto».
Dopo l’arrivo di Bocca di Selva si trovava a meno di un minuto da Tiberi, detentore della maglia bianca.
Era controllatissimo. La Bahrain in quella tappa si era messa a ricucire un po’ il margine sulla fuga nella quale era presente Zana. Il problema era che anche la Ineos era interessata alla maglia bianca, visto che avevano Arensman in classifica.
Alla fine era in top 10 e in lotta per la maglia bianca…
Gli spazi erano troppo ristretti per provare a fare qualcosa, per andare in fuga. L’unica mossa permessa era tenere duro e provare ad attaccare nei finali, ma con un Pogacar del genere era impossibile. In più Zana non è uno scalatore puro. Alla fine ci siamo detti che sarebbe stato importante portare a casa una top 10 e ci stavamo riuscendo.
Fino alla penultima tappa, quella della doppia scalata del Monte Grappa.
Li ha pagato tutti gli sforzi fatti. Ha perso contatto, di poco, proprio sul primo passaggio del Grappa, ha lottato per rientrare ma era da solo. Peccato, perché una top 10 era più che meritata.
Come mai avete optato per tenere duro nonostante non fosse esattamente la sua specialità?
Dopo la cronometro di Perugia abbiamo parlato tutti insieme: Zana, Pinotti ed io. Ci siamo detti che l’occasione era ghiotta e comunque Zana stava facendo registrare ottimi valori. Fare un Giro in lotta per la classifica non era nei piani iniziali, ma comunque ha portato un’esperienza diversa che lo farà crescere. Per la squadra è stato un buonissimo risultato, anche perché una top 10 porta più punti UCI che una vittoria di tappa.
A livello personale ha fatto un passo indietro?
Vincere una tappa porta tanto dal punto di vista del prestigio. In quel giorno sei il migliore, il corridore al centro dell’attenzione. Però Zana ha fatto un Giro solido, che può avergli insegnato qualcosa di nuovo e che lo ha fatto crescere. E’ giovane potrà migliorare ancora, anche se non lo vedo come un corridore specializzato per i grandi giri. Per corse di una settimana sì.
Si è ritrovato anche spesso da solo.
La squadra era costruita intorno a Caleb Ewan. Con Zana e de Marchi che avrebbero dato sostegno a Dunbar. Il ritiro di quest’ultimo ha costretto Zana a lavorare per sé. L’esempio è la tappa del Grappa, se ci fosse stato qualcuno con lui magari sarebbe rientrato sul gruppo prima della seconda ascesa. Perdere la top 10 in questo modo è stato un po’ un boccone amaro, ma siamo molto soddisfatti di quanto fatto da Zana al Giro.