L’umore di Giulio Pellizzari è frizzante, come se fosse una bottiglia di spumante alla quale non vede l’ora di togliere il tappo perché sprigioni la forza delle sue bollicine. Il marchigiano è di ritorno dal primo ritiro con la Red Bull-Bora Hansgrohe con gli occhi che ancora luccicano (in apertura è con il suo mentore Massimiliano Gentili). Ma l’emozione si è quasi diradata lasciando spazio a pensieri profondi di un ragazzo pronto a diventare grande.
«Ho un pochino di raffreddore – dice mentre si trova in aeroporto pronto per partire in direzione Venezia, da lì poi tornerà a Camerino in macchina – questi giorni non sono stati bellissimi a livello di meteo. Ha piovuto e ha fatto anche freddo, praticamente i pantaloncini corti non li abbiamo mai messi. Siamo stati dieci giorni a Palma de Mallorca ad allenarci e fare gruppo. E’ stato fantastico, mi sono divertito parecchio e ho preso le misure con la nuova realtà. E’ tutto ampliato, quello che prima era per uno ora è per dieci».
Come se fosse a casa
Ormai l’emozione del momento si è sciolta, Pellizzari ha preso confidenza con i nuovi compagni e la sua simpatia ha abbattuto ogni barriera. In squadra è uno dei più giovani, gli altri lo vedono e gli vogliono bene. Anche perché il ragazzo cresce a grandi passi.
«Mi sono allenato con la gente che ho sempre visto in televisione – racconta – visto che ero nel gruppo degli scalatori. C’erano i vari Roglic, Hindley, Martinez e Vlasov. Ridiamo e scherziamo comunque, sono persone normali. Rispetto alla Bardiani c’è un altro modo di divertirsi, più adulto. Qui in Red Bull i corridori hanno tutti figli, da Reverberi eravamo un gruppo di diciottenni sempre con la risata in bocca. Anche questo fa parte della crescita».
Che giorni sono stati?
Tranquilli. Il gruppo degli scalatori inizia a correre abbastanza tardi. Io sarò il primo a iniziare a fine gennaio con tre gare proprio a Mallorca. Sinceramente non vedo l’ora di correre anche se saremo un gruppo misto, metà dal WT e metà dal devo team. Il diesse sarà Cesare Benedetti, che conosco molto bene, quindi sarà un inizio un po’ più morbido.
Sei il più giovane del gruppo, cosa ti hanno detto i tuoi compagni?
Roglic mi ha parlato un po’ quando ha saputo che sarei stato tra le riserve del Giro d’Italia. Mi ha detto di non preoccuparmi che ho una carriera lunga davanti e di fare le cose con calma. Lui alla mia età non era ancora salito in bici.
Ti dispiace essere riserva al Giro?
Da un lato certamente mi spiace, ma è comunque una scelta della squadra e la rispetto. Ognuno ha il suo programma. Ho parlato con Gasparotto e mi ha detto che fare il Giro con Roglic sarebbe un rischio perché intorno alla squadra si crea tanta attenzione e molta pressione. Per un ragazzo di vent’anni può non essere facile fare il gregario in una situazione del genere. Di contro sono stato inserito nella squadra della Vuelta.
Sei felice di questa occasione?
Sì, perché proverò qualcosa di diverso. Inoltre la squadra ha scelto questo Grande Giro per due motivi: il primo per avere una minore pressione. Il secondo, invece, è perché potrei avere più libertà. Correre con Roglic vuol dire lavorare al 100 per cento per lui. E’ una garanzia: dove va, fa bene e vince.
Poi hai anche nove mesi per ambientarti e capire.
Farò un calendario molto interessante e avremo occasione di capire come reagirò ai vari impegni. Per settembre conto di aver imparato come lavorare con la squadra e di apprendere ogni dettaglio.
Che programma hai?
Dopo Mallorca andrò al UAE Tour e poi in altura a marzo per preparare il Catalunya che correrò con Roglic. Sarò ancora in Spagna ai Paesi Baschi e andrò anche al Romandia. Mi fermerò ancora per un altro ritiro e farò il Giro di Svizzera, Burgos e Vuelta. E’ un calendario bellissimo.
Sei carico?
Non vedo l’ora di mettere la divisa per la prima volta, dopo tre anni cambiare è bello e stimolante. Qualche giorno fa mi hanno spedito il pacco da 25 chili a casa pieno di vestiti. L’ho aperto subito, un regalo di Natale bellissimo.
Come ti senti tra i grandi?
Più che bene, sento di poterci stare. Inizialmente mi dispiaceva l’idea di correre poco in Italia, sarà per il prossimo anno. Magari farò le gare di fine stagione, ma non ne sono sicuro ancora.
Altri corridori, come Piganzoli, sono rimasti in una professional un altro anno per correre il Giro da protagonisti e una volta fatto questo passo saranno pronti per il WorldTour. Tu ti senti già pronto?
Penso che da grande voglio essere un corridore vincente. Per fare ciò, questo era il passo giusto da fare. Provare a essere un atleta vincente e conquistare un Grande Giro vuol dire anche fare un passo come questo. Sono sicuro che se andrò forte avrò le mie occasioni e penso di essere nella squadra giusta. Qui mi possono dare il sostegno giusto, se puntano su un corridore lo fanno al 100 per cento.