Pablo Torres è un altro gioiello della ricca corona della UAE Emirates e uno degli scalatori più forti in prospettiva. Su di lui, tutto sommato, si sa ancora poco. Quest’anno è passato nella squadra WorldTour. Torres era già in casa UAE, ma nella continental, ed era seguito da Giacomo Notari.
Come si sta adattando a questa nuova dimensione? Sin qui ha messo nel sacco ben 32 giorni di corsa e si è fermato ai primi di maggio a causa di una caduta, come vedremo. Tante corse a tappe per mettere chilometri ed esperienza nelle gambe e aumentare il motore. Ricordiamo che parliamo di un ragazzo nato nel 2005.


Dall’Abruzzo all’Ungheria
Ci eravamo lasciati con Pablo Torres brillante al Giro d’Abruzzo e poi al servizio del team al Tour de Romandie, sua terza gara WorldTour. Lo spagnolo era partito alla volta della corsa magiara con i gradi di leader e grandi ambizioni, ma nella seconda tappa ecco una brutta caduta che lo ha messo ko. Commozione cerebrale e stop forzato.
Come sta dunque Pablo Torres? «In Ungheria è caduto – spiega Matxin – ed è un peccato perché avrebbe potuto fare classifica. C’era per lui una tappa in salita interessante. La cosa importante però è che sta recuperando bene».
Noi ci ricordiamo delle sue imprese al Giro della Valle d’Aosta. Vederlo pedalare dal vivo non fu cosa banale: scioltezza e potenza insieme.


La crescita
Non è facile stabilire quanto sia cresciuto il madrileno. Ma se una squadra come la UAE Emirates, dove di certo non c’è fretta di sfornare campioni, ti promuove in prima squadra, vuol dire che stai andando bene e che la stoffa c’è.
«Io – va avanti Matxin – dico che Pablo sta facendo bene la sua professione ed è senza dubbio in crescita. Sta imparando a prendere il livello del WorldTour, che è diverso da quello della continental. Lo sta facendo piano piano. Stiamo mischiando un po’ le cose e le corse: alcune gare di primo livello e altre nel WorldTour, per far sì che possa crescere, come detto, e ottenere, non col Tour, qualche risultato».
«Non voglio neanche etichettare la sua crescita con un numero, con i watt… Non è una macchina che è in anticipo o in ritardo su certi parametri. Vogliamo fare le cose in maniera corretta, rispettando i suoi tempi. Se lui va forte siamo contenti, se va meno forte siamo fiduciosi per quello che sarà. Insomma, vogliamo togliergli tutta la pressione e dargli tutta la fiducia».


Torres all’Avenir
Matxin parla a tutto tondo del suo giovane connazionale. Esalta sia l’aspetto tecnico che quello umano.
«Pablo è un ragazzo d’oro. In squadra lo adorano tutti. Si sa far voler bene, E’ un ragazzo umile che ha tanta, tanta voglia di vincere. Per lui tutto questo è un sogno. Mi diceva: “Il primo giorno che sono stato con la prima squadra e sedermi al fianco di Tadej, Adam o Jay… non ci credevo. Erano i corridori di cui avevo il poster in camera”».
Ma c’è una domanda che ci preme fare al manager della UAE Emirates. Di solito chi arriva al primo anno nel WorldTour non fa un grande Giro. Tuttavia, qualche eccezione c’è stata: Del Toro e, prima ancora, Ayuso. Insomma, c’è un’idea Vuelta per Torres?
«Quest’anno no – replica Matxin – almeno per il momento. Ma vi dico questa: Torres farà il Tour de Suisse, il campionato nazionale e, visto che l’anno scorso è arrivato secondo sarà presente al Tour de l’Avenir. Abbiamo parlato con la Federazione spagnola, l’ho fatto io personalmente, per prepararlo bene in vista dell’Avenir».