Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Claudio Cozzi ascolta e non ci pensa un secondo. Ha già chiaro quello che vuole raccontarci e con lui inauguriamo questa serie di articoli in cui i diesse del gruppo ci porteranno a rivivere le situazioni che non sono stati capaci di gestire. Che non hanno colto, da cui sono stati sorpresi o che potevano finire in modo diverso.
Il direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team si sta rimettendo da un intervento ed essendo bloccato a casa, ha tutto il tempo per ricostruire, ricordare e ragionare. La sua memoria vola dritta a Magliano dei Marsi, seconda tappa del Giro d’Abruzzo.
«La tappa che ha vinto Jan Christen – dice Cozzi – che potevamo vincere noi con Voisard. C’era una salita, poi la discesa e l’arrivo, con un po’ di falsopiano. Io avevo puntato tanto su Voisard, ma pensavo che sarebbe rimasto davanti anche Marco Brenner. Lui aveva già fatto un bel lavoro per tenerlo coperto, ma davanti c’era anche Reichenbach, che però non è stato brillante nel chiudere i buchi. Perciò tira e molla, tira e molla e Christen se n’è andato. E noi abbiamo fatto quarto e quinto…».
Cos’è che si poteva fare di diverso?
Si poteva vincere la tappa. Nella riunione avevo detto di seguire solo la UAE. A Voisard ho detto: «Tu segui Yates, mentre a Reichenbach ho detto di seguire gli altri e di non tirare. E lui è rimasto a ruota, Voisard ha dovuto chiudere 3-4 buchi e poi Christen è partito in contropiede ed è andato. Sono arrivato senza voce, immaginate com’ero contento… Io speravo di avere anche Brenner, ma non potevo pretendere di più dopo tutto quello che aveva fatto in salita. Era la classica salita contro vento e lui si è messo davanti per tenere coperto il compagno. Alla fine ha fatto anche bene in classifica e ha vinto la maglia dei giovani, mentre Voisard ha fatto quinto nella generale, anche se io speravo arrivasse sul podio.
Dopo la tappa avete parlato di come è andata?
Abbiamo parlato, certo che abbiamo parlato. Voisard ha detto la sua e secondo me aveva ragione. Anche Reichenbach ha detto quello che pensava, però poi ho parlato anche io. Gli ho detto che avevamo fatto una cavolata, perché potevamo giocarci la tappa e bisognava stare più attenti. Bisognava seguire le disposizioni che ci eravamo dati nel meeting. Invece abbiamo buttato via tutto il buono. Avevamo preso bene la salita davanti. Avevamo fatto tutto bene. Eravamo in tre su nove corridori. avevamo deciso quale fosse la squadra da seguire e la perdiamo così? Alla fine il più forte è stato Lutsenko che ha vinto la corsa, però quel giorno lì per me con Yates, Ulissi e Christian, la UAE era la squadra più forte. Loro erano quattro, noi eravamo in tre e se Reichenbach avesse fatto la sua parte, noi vincevamo la tappa.
Si è preso una lavata di capo?
Non gliene faccio una colpa, però poteva anche svegliarsi. Forse avendo sempre lavorato per i capitani, tirando, non ha la brillantezza di chiudere i buchi e scattare in continuazione. Glielo dicevo alla radio. Gli dicevo di andare avanti e dare qualche cambio a Voisard, di non far tirare solo lui.
E’ il tuo rimpianto principale del 2024?
Quella tappa sentivo che potevamo vincerla. L’avevamo studiata bene, preparata bene, avevamo corso bene fino a in cima alla salita. Avevamo fatto tutto quello che avevamo progettato. Stava venendo tutto come volevamo. Anche l’approccio alla salita non era stato facile. Si arrivava da una strada larga, con il vento di lato, poi si entrava in paese e c’era un po’ di toboga. Abbiamo fatto un bel lavoro per prendere la salita davanti, c’era davanti un corridore della UAE Emirates e poi c’eravamo noi. Quello è un rimpianto, soprattutto perché alla fine Voisard ha fatto quinto in classifica generale. Fino a Prati di Tivo era terzo, il podio era lì. Invece quando Lutsenko ha attaccato all’Aquila, si è staccato, è rientrato nel gruppetto e ha vinto la volata, però ormai il podio era scappato.
Perché hai tirato fuori proprio questa corsa?
Quando ci sono tappe che puoi vincere, le devi vincere. Non devi sbagliare, perché dopo le rimpiangi. Non mi sento di colpevolizzare i corridori, perché probabilmente ho sbagliato qualcosa anch’io. Quando succedono queste cose, uno deve prendere le sue responsabilità. Forse non ho fatto capire a Reichenbach quale fosse il suo lavoro. Gliel’ho detto mille volte, ho parlato in riunione e ho finito la voce nella radio. Però se sono con loro, devo ritenermi responsabile come loro. Non è che scappo dal bus, mi arrabbio, scendo e me ne vado. Sto nel bus con loro e vado in albergo con loro. Ascolto tutti i loro pareri, poi dico la mia, discutiamo e chiariamo la situazione.
E’ bello che ci si infervori anche per una gara piccola come l’Abruzzo e non solo per le grandi corse.
Noi siamo andati lì per far bene. Voisard stava preparando il Romandia, va bene. Però quando si può, dobbiamo fare risultato. Era venuto tutto bene e mi dà davvero fastidio averla buttata così.