Pallini è a casa e oggi che al Uae Tour Vincenzo ha finalmente attaccato, le sue sensazioni sono davvero strane. Tornerà con lo Squalo dalle prossime corse e nel frattempo lo segue con messaggi e chiamate ogni due, tre giorni. L’inverno no, l’inverno lo ha trascorso tutto con il siciliano. Lo ha visto lavorare bene e con motivazione in palestra, lo ha salutato quando soltanto all’ultimo momento è andato in Sicilia per abbracciare la famiglia.
Doppia tinta
Ci sono due aspetti che oggi stridono nel raccontare Nibali. Da una parte lo scherzo delle Iene e dall’altra la morte prematura di Giuseppe Milone, il ragazzino siciliano che indossava la maglia della sua squadra.
«Non so bene come l’abbia presa – dice Pallini – perché probabilmente questo ragazzo non era intimo con la sua famiglia come Rosario Costa. Comunque non è mai bello, perché pensi che lui magari corresse in bicicletta per imitare te e ti senti addosso questa responsabilità. Quanto allo scherzo delle Iene, quella caduta uscendo dall’albergo poteva costargli caro, per fortuna ha preso soltanto un colpo ad una costola. Poi, tra l’altro, la scena hanno anche dovuto rifarla. Uscendo infatti, Vincenzo si è accorto che sull’auto di Carera c’era qualcuno con una telecamera e ha mangiato la foglia. Per cui il finale dello scherzo è stato girato una seconda volta».
Come ti sembra che stia andando, guardandolo alla televisione?
In realtà sto guardando molto poco le tappe in diretta, avendo i bimbi cui pensare, però riguardo i filmati la sera e leggo sui social. Mi pare di aver capito che sul primo arrivo in salita abbiano fatto il record di scalata, quindi anche il tempo di Vincenzo deve essere stato buono. La gamba c’è. In realtà mi fa strano non esserci, per questo cerco di distrarmi.
Proprio con Vincenzo qualche tempo fa abbiamo parlato delle sue motivazioni.
Sicuramente è molto concentrato e con voglia di fare bene. Dopo un anno come l’ultimo, è comprensibile che abbia voglia di riscatto, per la stagione in sé e per avviarsi meglio eventualmente alla fine della carriera. Forse è l’unico momento in cui è in difficoltà è a tavola, perché fa proprio fatica. Però magari si ritroverà tutto questo dalla primavera in avanti, quando andrà forte anche grazie al fatto di non essere partito subito a tutta. Comunque è innegabile che quando hai famiglia, le cose cambiano.
In che senso?
Prendiamo uno come Tiberi, lasciando stare il fatto che sia caduto. Lui è partito per gli Emirati, poi senza nessun problema potrebbe andare a Laigueglia e semmai soltanto dopo tornare a casa. Vincenzo invece ha la quotidianità della famiglia, le cose che deve fare a Lugano e quindi anche stare lontano da casa a lungo andare diventa più pesante.
Non ha cominciato propriamente piano…
A Besseges, su percorsi non certo adatti a lui, è andato abbastanza bene. Poi è tornato a casa ed ha trovato temperature intorno ai 5 gradi, alle quali non è mai facile allenarsi. Quindi è andato negli Emirati dove ha trovato corridori che vanno già a mille. Per uno come Pogacar, quella corsa viene appena dietro il Tour de France. Anche Adam Yates è andato fortissimo. Il primo giorno Vincenzo mi ha mandato una foto in cui lo si vedeva in fondo al gruppo ed ha scritto che non riusciva a tenere le ruote.
E tu che cosa gli hai risposto?
Gli ho detto di ascoltare molto le sue sensazioni e che con il passare dei giorni le cose sarebbero migliorate e per fortuna così è stato.
Cosa ti ha detto invece oggi?
Che si sente meglio rispetto alla prima tappa. E rimasto molto impressionato quando lo hanno passato i primi, dalla velocità che avevano.
Quando ricomincerai a massaggiarlo?
Spero di essere nuovamente in gruppo alla Strade Bianche e poi di continuare con il solito programma. Ci sono un sacco di cose da fare…