Matteo Moschetti si trova in Norvegia, domani inizierà la sua seconda gara di questo finale di stagione, appunto il Tour of Norway. Il lombardo era partito molto bene, aveva anche vinto la prima edizione della “Per Sempre Alfredo” e anche al Giro d’Italia se l’era cavata. E adesso cosa dobbiamo attenderci dal corridore della Trek-Segafredo? Ne parliamo direttamente con lui…
Matteo, partiamo da questa tua prima parte di stagione, come la giudichi?
L’inizio è stato abbastanza positivo anche se alla Tirreno ho fatto tanta fatica, poi è arrivata la convocazione al Giro che per me è stato già un buon risultato. E proprio al Giro ho fatto diverse top 10. Non dico che sono contento al 100%, perché il mio obiettivo è vincere, però andavano bene in quel contesto. Diciamo che in questa prima parte un sei lo porto a casa!
Solo un sei? Sei severo! Hai anche vinto…
Quando corro cerco sempre di ottenere il massimo… E il massimo è la vittoria, provare a vincere o andarci vicino.
Prima hai detto che alla Tirreno-Adriatico hai fatto fatica, perché?
Perché era la prima corsa di altissimo livello che facevo dopo l’incidente dell’anno scorso. E’ vero che già avevo gareggiato, ma alla Tirreno c’è tutt’altro ritmo. Si avvicinano la Sanremo, le classiche del Nord e poi con gente come Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe è incredibile!
Alla Tirreno già sapevi che saresti andato al Giro?
No, anzi… Durante la corsa vedevo la mia convocazione sempre più lontana proprio perché stavo facendo fatica. Però lì ho preso un bel ritmo che mi ha fatto ottenere dei buoni risultati nelle settimane successive.
E dopo il Giro si è chiusa la tua prima parte di stagione…
In realtà si è chiusa al campionato italiano qualche settimana dopo. Da quel momento ho fatto un lungo periodo senza gare. Ho passato una settimana intera di riposo quasi assoluto tra famiglia e amici.
Quando hai ripreso ad allenarti?
In realtà la bici non l’ho mai mollata del tutto, ma gli allenamenti di una certa intensità li ho ripresi ad inizio luglio. Non dovendo andare alla Vuelta non sono andato in altura, non avrebbe avuto molto senso ma ho preferito restare a casa.
Dove vivi?
Nella periferia di Milano a Robecco sul Naviglio.
E come fai con il traffico? E dove vai per fare salita?
Beh, sono in campagna, non c’è traffico. Per la salita vado verso Varese oppure ne approfitto quando vado a trovare la mia ragazza che è francese. Lì riesco a fare qualcosa di più impegnativo. Anche se in realtà tra gare e ritiri, il tempo per stare a casa ad allenarsi è veramente poco.
Matteo, guardiamo avanti, guardiamo alle gare di questa seconda parte di stagione: sai già quali farai?
Ho ripreso al Giro di Danimarca, dove ho lavorato per Pedersen chiaramente, essendo lui l’uomo di casa e colui che stava andando anche più forte. Quindi mi sono messo a sua disposizione. Da oggi invece sono impegnato al Giro di Norvegia. Diciamo che sono gare in cui cerco di trovare la gamba per fare bene il finale di stagione.
C’è qualche gara tra queste che ti piace un po’ di più?
Sì, la Milano-Torino e soprattutto la Coppa Bernocchi (4 ottobre, ndr). Questa gara andavo a vederla già da bambino. E’ veloce, l’ho già fatta due volte e un giorno mi piacerebbe vincerla.
Ma intanto sei in Norvegia. Anche lassù è caldo come in Italia?
No, no, altroché! È abbastanza fresco come fosse ottobre da noi. E anche al Giro di Danimarca è stato fresco. Siamo stati fortunati che è piovuto solo un giorno. Le previsioni anche qui danno bel tempo, almeno. Non ho grandi preferenze tra caldo e freddo, ma l’importante è che non piova.