Il ritorno del mondiale ad agosto, com’era sempre stato fino al 1994, diventerà presto un argomento da sviscerare. Ce ne siamo accorti nei ritiri girati in questi giorni e negli incontri di cui continueremo a raccontarvi. Quale potrebbe essere il miglior avvicinamento alla sfida iridata?
L’esempio di Tokyo
Il ricordo va al 2021, quando le Olimpiadi di Tokyo si corsero appena sei giorni dopo l’ultima tappa del Tour e Carapaz si servì della corsa francese, chiusa al terzo posto, per vincere l’oro. Questa volta i mondiali si correranno due settimane dopo la tappa di Parigi: un periodo forse troppo lungo, che andrà gestito nel modo giusto. Per questo e con il pretesto degli auguri di Natale, abbiamo chiamato Daniele Bennati per conoscere il suo pensiero sull’argomento.
«Il percorso del mondiale di Glasgow non è stato ancora ufficializzato – saluta il tecnico azzurro – e aspetto di vederlo, ma per quello che ho potuto capire su Strava, c’è un tratto in linea di 125 chilometri con una salita di 5 o 6 chilometri avvicinandosi al circuito. Questo invece è pieno di curve e continui rilanci e si farà per 10 volte. Serve gente capace di alzarsi sui pedali e uscire forte dalle curve. Ricorda un po’ il percorso degli europei vinti da Trentin. Ci sono strade larghe, che di colpo diventano molto strette. Per questo partecipare al Tour de France sarebbe l’avvicinamento migliore».
Migliore non significa che sia l’unico…
Non è un avvicinamento obbligato. Chiaramente ci sono dei corridori italiani, che potrebbero essere interessati al mondiale e che probabilmente non andranno in Francia. Penso ad esempio a quelli della UAE Emirates. In certe squadre, il posto al Tour de France non è affatto scontato, avendo un uomo come Pogacar.
Si può fare in modo di orientare certe decisioni?
Non posso incidere più di tanto sui rapporti e sui programmi degli atleti. E’ sempre più difficile e non voglio mettermi di mezzo. Sicuramente posso parlare con i direttori sportivi, per cercare di capire quali programmi abbiano per i loro corridori. Ma anche i direttori sportivi alla fine devono rendere conto ai team manager. Certo però gli uomini interessati al mondiale potrebbero chiedere di inserire il Tour nel loro programma…
Cosa fare nelle due settimane fra Tour e mondiale?
Non c’è bisogno di fare chissà quali allenamenti, il Tour dà quello che serve. Solo che due settimane non sono un periodo breve, per cui l’opzione migliore è andare a San Sebastian che si corre dopo la prima settimana.
Esiste un’alternativa al Tour?
Chiaramente sì. Potrebbe essere correre il Giro d’Italia e poi immaginare di fare anche il Giro d’Austria (2-6 luglio, ndr) perché è una corsa a tappe di una settimana che finisce in un periodo tutto sommato funzionale alla preparazione del mondiale. Il discorso infatti sarà proprio inquadrare l’avvicinamento al mondiale di quelli che faranno il Giro. Potrebbero staccare completamente dopo l’ultima tappa e prevedere un periodo di altura in avvicinamento al Giro dell’Austria. Oppure potrebbero tenere duro fino ai campionati italiani, arrivandoci tramite il Giro di Svizzera o il Delfinato. E da lì potrebbero tirare dritto fino al mondiale. Si potrebbero anche fare Giro e Tour, ma ho qualche dubbio…
Come Dainese quest’anno?
Infatti pensavo proprio ad Alberto. Al Giro è andato fortissimo, tanto che ha vinto una tappa. Poi lo hanno mandato al Giro del Belgio e da lì è andato al Tour. Quando l’ho convocato all’europeo di Monaco, l’ho trovato piuttosto stanco e la sua stagione di fatto è finita lì. Forse il suo programma è stato un po’ troppo ambizioso.
Stradine strette, continui rilanci: non sembra il mondiale da velocisti di cui si parla…
La mia idea è che serviranno uomini da classiche…
Si parla di una distanza intorno ai 280 chilometri per un dislivello di quasi 3.200 metri. Ad agosto dovrebbe essere scongiurato il rischio della pioggia (anche se quando Trentin vinse il campionato europeo, l’acqua non mancò e il periodo era lo stesso), ma ugualmente i dieci giri del circuito di Glasgow e le loro curve potrebbero incidere sul risultato della corsa. Al momento si parla di velocisti, ma dovranno essere velocisti da Nord o da Tour de France. Più probabile l’arrivo dei soliti noti. Nel 2018, sul podio degli europei alle spalle di Trentin, finirono Van der Poel e Van Aert.