«Domani ci riproveremo»: sono parole che Simone Consonni ci ha detto ieri dopo l’arrivo di Fossano. A distanza di 24 ore e 190 chilometri il verdetto, anzi i verdetti, si sono invertiti. Primo Jonathan Milan. E colui che ieri era il più affranto oggi è il più felice. Ed è proprio Simone.
Al Giro d’Italia numero 107 arriva dunque la prima vittoria italiana. Se non è una liberazione poco ci manca. Però concedeteci un appunto.
Ieri dopo quell’arrivo, mentre i ragazzi della Lidl-Trek si radunavano e c’era quel pizzico di dispiacere, Milan era il più tranquillo, il più sereno. Oggi eravamo quasi certi che avrebbe vinto. Il friulano aveva l’espressione di chi ha tutto sotto controllo. Di chi ha capito cosa ha sbagliato e soprattutto di conoscere il proprio potenziale.
Passo indietro
C’è una scena che ci è rimasta impressa. I ragazzi si radunano. Consonni spiega concitato cosa non ha funzionato e Johnny che lo guarda e con una calma serafica gli fa un cenno come a dirgli: “Tranquillo amico, domani ci rifacciamo”.
La volata è praticamente perfetta. Il treno della Lidl-Trek potrebbe giocarsela con un Frecciarossa. Piomba da Capo Mele a velocità folle. Consonni esce agli 800 metri e Milan lo francobolla. Aspetta ma non esce, in quanto le velocità di Simone è altissima. Quando con la coda dell’occhio vede gli altri sprinter partire, lo fa anche lui. Giochi finiti e braccia al cielo.
Quell’urlo spaventoso
Le finestre di Andora avranno tremato per l’urlo di Milan. In quel frangente ci sono forza, adrenalina, gioia. Ma anche sicurezza, come detto. Sicurezza in se stesso e nella squadra.
«Ai 900 metri – ha detto Milan – siamo riusciti a riprendere Pippo (Ganna, ndr). In un certo senso ci ha anche aiutato in quanto ha fatto da punto di riferimento e ha alzato la velocità. Poi è toccato a Simone ed è stato un fantastico lead-out.
«Per quel che mi riguarda sono partito un po’ lungo forse, ma è andata bene lo stesso. Provo grande emozione. Ho detto fin dall’inizio che volevo vincere qui e tutti nella squadra hanno fatto perfettamente il loro lavoro. E’ una bella sensazione tornare sul gradino più alto. I compagni oggi hanno creduto in me».
Capotreno perfetto
E poi c’è lui, simone Consonni, il “capotreno” come lo abbiamo definito anche ieri. E’ lui che gestisce la situazione. Ha tenuto d’occhio strada e compagni. Doti per pochi.
«Volevamo questa vittoria – ha detto Simone – siamo qui in blocco per Jonathan. Il secondo posto di ieri bruciava un po’, nel finale ci eravamo scomposti, oggi invece siamo rimasti compatti. Come si è visto ci siamo messi bene, ma per tutta la tappa non solo nel finale. E’ stata una vittoria di squadra. Ghebreigzabhier ha fatto un lavoro enorme, come tira quel ragazzo! Ma anche “Bagio”, Hoole… e poi nel finale eravamo in quattro e i meccanismi hanno funzionato.
«Io e Theuns tra Valencia e Tirreno ormai abbiamo un bel feeling. Si è aggiunto Jasper Styuven, ma lui è uno dei fuoriclasse del gruppo. E oltre ad essersi integrato, ci dà qualcosa in più, specie per prendere le posizioni in vista dell’ultimo chilometro. Uno come lui è in grado di allungare il gruppo anche quando si va forte».
Caos e ritmi alti
Simone poi rimarca la sorta di rivincita di Fossano. Dal fatto che erano un po’ disuniti alla compattezza di oggi, ma sottolinea anche come la volata sia stata caotica più di quello che possa sembrare.
«Gli ultimi 40 chilometri sono stati incredibili – prosegue l’atleta della Lidl-Trek – si andava fortissimo, un nervosismo elevato. Spesso ci sono state manovre al limite se non oltre. Ma ormai le volate sono così.
«Con questi strappetti nel finale sono ancora peggio. In questi due giorni penso di aver fatto i due sprint più caotici da quando corro, anche peggio di quelli del UAE Tour, che sono rinomati per il caos. Però è bello. E’ bello perché con un Jonathan così è (quasi) tutto facile».
Consonni spiega che all’imbocco di Capo Mele era rimasto un po’ indietro. Ma non si è lasciato prendere dal panico. Proprio in cima era in testa. Nel posto in cui doveva essere a ruota di Stuyven.
«Non dico sia facile – prosegue Simone – ma alla fine anche se ci sono tutti, manca solo Philipsen, vedendoci in quattro e sapendo che Milan è il velocista di riferimento, in qualche modo ci lasciano spazio. Alla fine impostano la volata su di noi».
L’ultima battuta che strappiamo a Consonni riguarda l’abbraccio, a dir poco forte che gli ha riservato Milan.
«Sì, sì forte – conclude Simone – ma in quei momento subito dopo l’arrivo puoi prendere anche due sberle che non le senti tante sono la gioia e l’adrenalina. Ma è andata peggio ad Houle. Quando Johnny è salito sul bus gli ha dato due pacche sul casco che è rimasto rimbambito un quarto d’ora. Quando ha l’adrenalina addosso ti apre in due!».
Chapeau Pippo
Distanza Potenza. Velocità. Tattica. I tre elementi cardine del finale di Andora. La velocità di Jonathan Milan, la potenza di Filippo Ganna, l’acume tattico di Simone Consonni. Ma se dei primi due abbiamo parlato, merita un grande plauso anche l’attacco di Pippo.
Attacco che ha reso ancora più epica questa volata. Fintanto da metterla in pericolo in prossimità dello scollinamento di Capo Mele. Ganna parte ai 4 chilometri. Esattamente come nell’inseguimento su pista. Sarà che ai suoi fianchi c’erano proprio Milan e Consonni, forse si era confuso.
Azione splendida, forse un filo anticipata. Al termine Pippo è orgoglioso, ma anche dispiaciuto. Forse pensava davvero al colpaccio.