Jonathan Milan

Milan? Classiche e Giro. Ma prima c’è da sistemare il nuovo treno

16.12.2025
6 min
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DENIA (Spagna) – Non c’è niente da fare: quando ti ritrovi a parlare con Jonathan Milan, non puoi fare a meno di associarlo al “gigante buono”. Il friulano esce dalla saletta riservata alla conferenza stampa e si siede con noi su un mobiletto, dove poco prima c’era Giulio Ciccone. I due si fermano anche a parlottare mentre si danno il cambio al nostro microfono.

E’ questo il posto ideale. Forse poco ortodosso, ma senza dubbio più tranquillo per parlare. Parlare della stagione che è stata e soprattutto di quella che sarà. Perché il 2026 è un anno dal quale ci si aspetta molto da Jonathan Milan: il ritorno al Giro d’Italia, le gare su pista dove inizia la rincorsa a Los Angeles, un treno da mettere a punto e persino la Roubaix.

In casa Lidl-Trek si respira un’aria di grande compattezza di gruppo, anche con le le donne. E in questo gruppo senza dubbio il leader è Pedersen, ma Milan è sempre più al centro. Ormai si muove con decisione e scioltezza. A 25 anni compiuti da poco il friulano sta entrando nella fase della maturità.

Jonathan Milan
Jonathan Milan e Giulio Ciccone: due chiacchiere tra di loro durante l’incontro con la stampa a Denia
Jonathan Milan
Jonathan Milan e Giulio Ciccone: due chiacchiere tra di loro durante l’incontro con la stampa a Denia
Come stai, Jonathan? Ti vediamo sereno, rilassato…

Bene, sto bene, sono contento. Sono al training camp, abbiamo iniziato a pedalare. Non come diceva Ciccone che non ci alleniamo qua! A parte gli scherzi, i primi allenamenti sono andati bene, stiamo provando un po’ di materiale nuovo. Sono contento di ritornare con i ragazzi, mi erano mancati.

Ritorni al Giro d’Italia. E’ così?

Il piano è questo. Sono contento di tornare al Giro, ci saranno molte possibilità, partendo subito dalla prima tappa che assegna la maglia rosa. Ne ho visto l’altimetria e dovrebbe essere abbastanza adatta agli sprinter.

Jonathan Milan che è già informato su una tappa! Ci devi tenere proprio tanto a questa maglia rosa. Di solito tu sei di quelli del tipo: «Oggi dove si va?»…

Esatto – ride Milan – però non sto a farmi troppe domande. Delle altre tappe so veramente poco, a parte Roma. So però che avremo varie possibilità, quindi sarà bello e importante arrivare pronti. E saremo ben organizzati anche per quanto riguarda il treno: porterò tutti i miei ragazzi.

Jonathan Milan
La vittoria della maglia verde ha dato tanto a Milan. Era nella kermesse del Tour a Saitama, in Giappone
Jonathan Milan
La vittoria della maglia verde ha dato tanto a Milan. Era nella kermesse del Tour a Saitama, in Giappone
“I miei ragazzi”: consapevolezza di una maturità che sta arrivando. Pedersen ci ha detto grandi cose su di te. Percepisci questo cambiamento di peso in seno al team?

Non dovrei percepirlo? Io so che la squadra mi ha sempre aiutato dal momento in cui abbiamo firmato il contratto. Hanno sempre avuto un bellissimo progetto su di me e mi hanno sempre messo nelle condizioni di provare a raggiungere gli obiettivi che mi davo e che ci davamo a inizio stagione. Un bel miglioramento generale.

A proposito di miglioramento, quest’anno sei andato all’università del Tour de France dove ti sei confrontato con gli sprinter più forti. Qual è stata la lezione?

Alla fine bisogna sempre guardare gli altri e imparare qualcosina. Penso che il Tour sia andato bene, ma ci sono stati piccoli errori. Per esempio, nella terza tappa, quando sono arrivato secondo dietro Merlier, sono partito troppo in anticipo e la posizione non era ideale. Nella nona tappa, sempre vinta da Tim, sono partito troppo lungo e non ho fatto le linee migliori. In precedenza avevo preso vento più di qualche volta. Sono piccoli accorgimenti.

Che a 70 all’ora si pagano…

Sì, se fai uno sbaglio di qualche centimetro ne paghi le conseguenze.

Quando sei lì in piena preparazione per lo sprint subentra un po’ nervosismo che ti porta più facilmente a sbagliare?

Non penso sia nervosismo. Sicuramente c’è adrenalina, perché lo sprint per me è adrenalina pura. Sono proprio i movimenti del gruppo, le rotazioni, entrare e uscire dalle scie, prendere aria quando magari dovresti infilarti o muoverti con i tuoi compagni.

Come sarà il treno quest’anno?

Per me è importante che sia continuo, a prescindere da chi ci sarà. Se bisogna cambiare la posizione di un corridore, il treno non deve risentirne. In questo ritiro e in quello di gennaio proveremo varie soluzioni. Invertire le posizioni, le distanze da cui partire… Abbiamo preso anche Max Walscheid per questo.

Jonathan Milan
Il friulano ha vinto l’evento benefico BeKing a Monaco. E a premiarlo è stato proprio il re Alberto II di Monaco (foto Instagram)
Jonathan Milan
Il friulano ha vinto l’evento benefico BeKing a Monaco. E a premiarlo è stato proprio il re Alberto II di Monaco (foto Instagram)
Che è anche è alto due metri praticamente. Ideale per uno grande come te…

Sì, potrebbe esserlo. Però con Simone Consonni ho sempre avuto un feeling molto naturale. Oltre al fatto che siamo italiani, siamo amici, siamo insieme anche in pista, siamo compagni di stanza. Ci intendiamo bene e con lui c’è qualcosa in più. Ed è una bella cosa.

A qualche classica ci pensi, Jonathan?

Certamente. Il mio calendario prevede diverse classiche. Prima inizierò con il Saudi Tour e a seguire UAE Tour, Tirreno-Adriatico, quindi le classiche Milano-Sanremo, Gand e Parigi-Roubaix. Fino alla Roubaix il piano è questo. Il Saudi è importante perché fa caldo e per me è fondamentale e poi è ideale per rodare il treno in corsa. Le strade sono giuste. Anche la Tirreno sarà molto importante.

Perché proprio la Tirreno?

Perché mi ha sempre aiutato a costruire la condizione, a salire di livello. Quest’anno è stata durissima, anche a livello meteorologico. Nel 2026 sarà ancora più importante per arrivare alle classiche con una condizione migliore. Le classiche voglio farle bene.

Jonathan Milan
Milan ha concluso l’ultima Roubaix al 101° posto. Da qui vuole ripartire
Milan ha concluso l’ultima Roubaix al 101° posto. Da qui vuole ripartire
Sanremo e Roubaix: due parole che fanno sognare…

Mi piacciono molto. La Sanremo è “facile”, ma sta cambiando con Pogacar: quest’anno Tadej ha fatto un’azione assurda. Troppo per me, ma è anche uno stimolo che mi fa dire che il prossimo anno mi allenerò di più, ci proverò e poi vedremo. Intanto diamo il 100 per cento in allenamento.

E della Roubaix cosa ci dici? Non si va lì solo per supporto…

Abbiamo Mads Pedersen, che è uno dei più forti al mondo. Sarebbe sciocco non aiutarlo se serve. E’ fortissimo e sta crescendo ancora. Quest’anno, senza la foratura, avrebbe potuto fare un grande risultato. Posso dire che l’ultima edizione è stata la prima che ho finito. Le altre volte bucavo o cadevo. Nel 2026 mi piacerebbe aggiungere un tassello. So che ci sono Van der Poel, Van Aert, Ganna, ma piano piano vorrei arrivare al loro livello per potermela giocare.

Capitolo pista: cosa prevede il menu?

Dovrei iniziare gli allenamenti sul parquet dopo il Saudi Tour, poi è da vedere. Normalmente dovrei essere ai Mondiali a Shanghai. Ne ho già parlato con Dino Salvoldi e abbiamo fatto un buon piano. Bisognerà conciliare la pista con gli impegni su strada.