Certe volte il ciclismo regala bei racconti e quello di Giacomo Nizzolo e Matteo Pelucchi è uno di questi. Era stato proprio quest’ultimo ad accennare alla sua amicizia con il campione italiano ed europeo, un’amicizia che affonda addirittura nell’infanzia e quel particolare ci ha colpito, quindi abbiamo voluto andare più a fondo nella questione, chiedendo al corridore della Qhubeka Assos di fare un tuffo nei ricordi.
«E’ curioso il fatto che fino a questa esperienza che stiamo vivendo – racconta – abbiamo sempre affrontato il mondo delle due ruote in maniera contrapposta durante le gare e in comune al di fuori. Ci siamo conosciuti da bambini, nelle prime competizioni che si fanno soprattutto per gioco, poi attraversando le categorie giovanili. Che cosa ci accomuna? Abbiamo due caratteri simili ma anche complementari, ogni gara era motivo di analisi, discussioni, si poteva fare questo e si poteva fare quello…» .
Parlate sempre di ciclismo fra voi?
No, anzi la passione che condividiamo è quella per le moto. Le guardiamo, le analizziamo, paragoniamo i modelli, ma soprattutto siamo grandi appassionati delle corse delle Moto GP. Spesso ci lasciamo andare ai ricordi di gare e di campioni del passato e qui prevengo la vostra domanda: il mio idolo è Valentino Rossi, il suo Marco Melandri, tra l’altro l’abbiamo conosciuto ed è diventato nostro amico. Tecnicamente però anche Marquez ci piace molto, anzi in questo siamo accomunati…
Tu che conosci Giacomo da tanto tempo, come si è evoluto negli anni, qual è la sua forza?
Io credo che il caposaldo della sua carriera sia il lavoro: è uno che non si risparmia mai. Per Giacomo non esistono le giornate no, quelle dove tiri a campare, lui dà tutto sempre. E’ un campione che si è costruito negli anni, che cura ogni dettaglio e che si sacrifica tantissimo, non solo fisicamente perché se non sei forte di testa non emergi, soprattutto non superi le difficoltà.
Quali sono stati i momenti più difficili che ha vissuto?
Mi viene in mente quando ha avuto problemi a un ginocchio che non gli permettevano di lavorare come voleva e questo si traduceva in gara, non riusciva a fare quello a cui ambiva. Non eravamo nella stessa squadra, ma è capitato che ci siamo trovati a parlare e per lui era importante trovare qualcuno che fungesse da valvola di sfogo. D’altronde ci siamo sempre ritrovati a parlare delle nostre gare. Anche quando eravamo uno contro l’altro e affrontavamo le volate da concorrenti, alla fine ci trovavamo ad analizzare le nostre gare e ognuno diceva all’altro quello che avrebbe dovuto fare. I consigli non sono mai mancati, anche se vestivamo maglie differenti e questo credo che sia un bell’aspetto, qualcosa che non si vede tanto spesso nel mondo del ciclismo.
Il fatto che ora facciate parte della stessa squadra può costituire un vantaggio nella costruzione delle gare, soprattutto degli atti finali con il lancio della volata?
Sicuramente, anche se dobbiamo trovare ancora le misure. Devo capire bene come posso essergli utile, quale lavoro è necessario che faccia per farlo emergere. Per me correre in funzione di un altro è qualcosa di nuovo, ma conoscerci aiuta moltissimo.
Mai provato un po’ d’invidia?
Dipende da quello che si intende per invidia, io la interpreto in senso buono, come ammirazione per quello che ha fatto. Il suo 2020 è stato fantastico con ben due maglie conquistate, non capita molto spesso… Chi non vorrebbe essere Giacomo Nizzolo, non vedere il suo nome sui giornali? Non parlerei di invidia, ma di stima professionale, la stessa che sicuramente Giacomo ha nei miei confronti.
Tu che lo conosci bene, ha ancora margini di miglioramento?
Sì, anche se sa bene che ora viene il difficile, perché dopo una stagione come il 2020, con le vittorie, il Tour che ha fatto, il quarto posto alla Sanremo, tutti chiedono conferme, vogliono di più. E’ già un top rider, ma la sua forza è che ha sempre voglia di migliorarsi.
E qual è il sogno di Matteo Pelucchi?
Io lo sto già vivendo, sono arrivato in una squadra World Tour, mi è stata data una grande possibilità. Ora voglio rispettare le attese riposte su di me e lavorare per gli obiettivi comuni e fare in modo che arrivino quei risultati che abbiamo in mente. Quali? Se lo dico, i desideri non si avverano…