Prima Malucelli, poi Carboni. E non è finita. Assume i contorni del trionfo la trasferta del JCL Team Ukyo per il Tour of Japan. D’altronde è la gara più sentita dai responsabili del team e i nostri la stanno onorando al meglio. In attesa della sua conclusione prevista per il 26 (e soprattutto della scalata al Monte Fuji, famosa per la gara olimpica di Tokyo 2020, prevista per venerdì) i due ragazzi mettono intanto da parte una vittoria parziale che ha grandi significati per loro, a prescindere da come la corsa si concluderà.
Malucelli ad esempio quell’urlo liberatorio lo attendeva da tanto: «Erano due anni che aspettavo, che ci arrivavo sempre vicino – racconta dalla sua camera d’albergo – a marzo e aprile avevo continuato a collezionare piazzamenti come lo scorso anno, anche in gare importanti come alla Coppi e Bartali o al Giro d’Abruzzo e francamente ero un po’ stufo. Spero che questa vittoria sia di buon auspicio per il futuro, avendo chiuso una parentesi che era diventata troppo lunga».
Carboni in maglia di leader
Per Carboni la vittoria ha significato anche la conquista della maglia di leader della classifica: «Non so come finirà, ma un pensierino ce lo faccio, vedremo come andranno le tappe più dure che devono ancora arrivare. Quella vinta è stata una tappa mossa, resa impegnativa dal vento e dai continui scatti che alla lunga rischiavano di logorarci nel controbattere, finché ho preso l’iniziativa con l’ucraino Budyak e un paio di australiani vincendo in volata. Anch’io venivo da buone gare in Italia, una serie di piazzamenti, ma serviva un cambio di passo».
E’ chiaro che parliamo di una gara particolare, il Giro del Giappone è un evento centrale, ma dall’altra parte del mondo: «E’ un ciclismo che non siamo abituati a vedere – spiega Carboni – qui ci sono pochi europei, i giapponesi che corrono in casa (c’è anche la nazionale su pista per preparare i Giochi Olimpici) poi gli australiani che fanno sempre la differenza perché a questa gara puntano forte per la classifica. In gruppo il riferimento sono un po’ loro».
La mancanza di un bar…
«Sono gare particolari – gli fa eco Malucelli – un po’ come quando gareggiamo a Taiwan o in Malesia. Il circuito asiatico è particolare. Tra l’altro le gare si concludono sempre prima di pranzo il che significa svegliarsi sempre alle 6 e partire quando va bene alle 9,30. E’ tutto anticipato, la cena alle 18 e a letto presto, una routine abbastanza scandita. Tra l’altro gli hotel sono posizionati sempre un po’ lontano dai centri abitati così non c’è possibilità neanche di fare due passi per svagare la mente. Non possiamo neanche andarci a prendere un caffè perché i bar non ci sono, hanno solo macchinette automatiche sparse per il territorio…».
Le vittorie ottenute dai due ragazzi non sono casuali, anzi. Malucelli entra nello specifico parlando del suo team, da quest’anno con una forte matrice tricolore: «Il team esiste da una decina d’anni, ma in questi mesi di lavoro in comune, i nostri compagni giapponesi – che, inciso, sono il meglio del ciclismo locale – hanno corso con noi in Italia e iniziano a far proprio il nostro modo di correre. Anzi, lo cominciano ad applicare anche in corse come questa e la differenza si vede».
A casa si stacca la spina…
«E’ vero – ribadisce Carboni – normalmente in queste corse giapponesi e più generalmente asiatiche (se non infarcite di continental europee) si corre un po’ senza regole e avendo solo 6 corridori per squadra, si spende tanto se vuoi controllare la corsa. Con i compagni iniziamo ad applicare strategie che alla lunga funzionano, sia come risultati che come gestione stessa delle corse».
Finito il giro giapponese sarà tempo di tornare a casa e staccare per un po’: «Non abbiamo corse in programma per giugno e luglio, quindi conto di staccare anche un paio di settimane – afferma Malucelli – e non è un male considerando che da inizio stagione ho già superato i 30 giorni di gara. Siamo in 11 in squadra, questo comporta che si corre e viaggia quasi sempre. Tuttavia i nostri compagni giapponesi non hanno avuto il visto per l’Europa per questi mesi, torneranno ad agosto e noi in tre non possiamo correre.
Poi si tornerà in Asia
«Ci sarebbe il campionato italiano, è vero, ma che possiamo fare contro gente che viene dal Giro o che sta preparando il Tour? Per noi è meglio recuperare perché la seconda parte di stagione sarà lunga e impegnativa, torneremo anche in Asia per le corse in Malesia e sempre in Giappone».
Intanto però c’è da portare a termine il Giro del Giappone, da concludere in bellezza tutta la trasferta che ha regalato al team belle soddisfazioni e Carboni vuole sfruttare il buon momento: «Come detto, in Italia avevo già visto che ero tornato sui miei livelli, ora bisognerà lottare contro gli australiani che sono i più accaniti per la conquista del trofeo finale. La squadra funziona e la gamba è quella giusta. Un po’ mi dispiace al ritorno non avere altre occasioni per sfruttare la condizione, ma quel che dice Matteo è vero e poi di corse adatte ce ne saranno altre anche nei mesi successivi. L’importante sarà farsi trovare pronti».