Laurance, un iridato alla corte di VDP. Ora punta più in alto

10.02.2024
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Quando vinci alla tua seconda gara nel team principale WorldTour, portandoti addosso il fardello di responsabilità del mondiale U23 vinto l’anno precedente, significa che c’è davvero stoffa. Axel Laurance ha iniziato la sua stagione come meglio non si poteva, mettendo la firma sulla prima tappa dell’Etoile de Bessèges.

Una volata imperiosa, lasciandosi alle spalle l’ex campione del mondo Mads Pedersen. Un successo che ha il sapore dolce delle belle avventure al loro inizio, che Laurance ha accolto con la consapevolezza di chi sa di valere. «Quando parti speri sempre di vincere e così è stato il giorno di Rousson. Poi penso che tutti sappiano che è molto, molto difficile vincere tra i professionisti, ma su quello strappo ho corso con intelligenza, cercando di risparmiare le energie per sparare tutto negli ultimi 150 metri».

La volata di Laurance stroncando Pedersen negli ultimi 150 metri. Nella corsa a tappe ha chiuso 12°
La volata di Laurance stroncando Pedersen negli ultimi 150 metri. Nella corsa a tappe ha chiuso 12°
Che cambiamenti hai notato passando dal devo team alla squadra principale dell’Alpecin Deceuninck?

Ovviamente, quest’inverno, c’è stato molto più seguito per me e ovviamente mi è stata anche data molta più fiducia. E’ chiaro che con il titolo mondiale molto è cambiato rispetto allo scorso anno, quando avevo vissuto un inverno complicato, dato che ero piuttosto teso per l’evoluzione della mia carriera. Sono tranquillo, ho trascorso un inverno intero e sono stato ben seguito.

Come hai iniziato a fare ciclismo?

Ho cominciato all’età di 4 anni e mezzo con la bmx. Ho continuato circa otto anni e poi sono passato al ciclismo su strada, alla pista e al ciclocross, tutte e tre le discipline contemporaneamente. Poi gradualmente ho interrotto la pista e ora faccio ancora un po’ di ciclocross di tanto in tanto in inverno. Il tutto finalizzato alla strada, che è diventata lo sport principale.

Laurance, 22 anni, è approdato all’Alpecin lo scorso anno, nel team di sviluppo
Laurance, 22 anni, è approdato all’Alpecin lo scorso anno, nel team di sviluppo
Ripensandoci oggi, che cosa ti è rimasto impresso della vittoria ai mondiali?

Penso che mi abbia fatto imparare molto sullo stress che una gara può causare, sulla pressione che viene esercitata. Riflettendo ho capito che alla fine, quando ero davvero rilassato e non avevo alcuna pressione, facevo le mie gare migliori.

Una lezione utile per il futuro?

Certamente mi aiuterà a gestirmi nei grandi appuntamenti, anche perché i campionati del mondo sono una grande gara, ci sono molte persone, tutti i media. Un po’ quello che succede nelle classiche o nei grandi Giri, con l’attenzione sempre a mille e dovendo gestire tutti gli aspetti.

Glasgow 2023. La lunga fuga sembra ormai fallire. Laurance se ne accorge e riparte
Glasgow 2023. La lunga fuga sembra ormai fallire. Laurance se ne accorge e riparte
Che cosa pensavi sul rettilineo finale quando Morgado e gli altri stavano rimontando, avevi paura?

E’ stato abbastanza difficile perché era già difficile pensare, ero davvero concentrato sullo sforzo perché ero a tutta. Tutto il mio corpo era lì solo per premere sui pedali. Ma sapevo che non erano molto lontani e speravo con tutto il cuore che quel che stavo facendo fosse sufficiente. Sapevo benissimo che ce n’erano parecchi dietro, ma anche che quando sono in tanti c’è in palio il titolo di campione del mondo, non tutti danno il 100 per cento. Quindi speravo che non ci fosse tanta coesione nel gruppetto inseguitore.

Hai visto giusto, insomma…

Avevo il mio vantaggio nell’essere tutto solo davanti. Dietro, anche se a volte collaboravano, spesso perdevano tempo guardandosi. Sono stato più di 27 chilometri davanti e pensavo che comunque non dovevo avere rimpianti: «Se mi prendono – dicevo a me stesso – è così: questa è la vita».

La caratteristica principale di Laurance è la sua propensione ad andare all’attacco, ma saper anche giocarsi la volata
La caratteristica di Laurance è la propensione ad andare all’attacco, ma saper anche giocarsi la volata
Che tipo di corridore sei?

Sono un ciclista piuttosto incisivo. Penso che la bmx mi abbia aiutato molto. Mi piacciono gli sforzi piuttosto brevi e intensi, come abbiamo visto a Bessèges. So di essere abbastanza veloce nello sprint quando la gara è un po’ difficile. Dopo sono abbastanza completo, ma devo continuare a lavorare sui punti forti e anche su quelli deboli per migliorare.

Molti ti paragonano ad Alaphilippe: in che cosa gli assomigli e in che cosa sei diverso?

Penso che la somiglianza con Julian ci sia in termini di potenza, impatto, esplosività. Quando attacchiamo, siamo esplosivi e facciamo la differenza. Ma poi penso che Alaphilippe sia ancora più completo di me. L’abbiamo visto, al Tour de France, superare bene le montagne. Contro il tempo è molto bravo. Rispetto a lui forse sono un po’ meno scalatore e un po’ più veloce nello sprint. Chiaramente non parlo del curriculum, ci vorrà tantissimo per raggiungere i suoi livelli. Lui ha già avuto buona parte della sua carriera con grandi vittorie. E’ uno dei più grandi corridori francesi e ha ancora tanto da fare.

I complimenti di Pedersen battuto dal giovane francese. Un ingresso trionfale nel ciclismo che conta
I complimenti di Pedersen battuto dal giovane francese. Un ingresso trionfale nel ciclismo che conta
Quanto è importante la vicinanza con Van der Poel, vi allenate mai insieme?

Sì, pedaliamo insieme nei raduni che abbiamo avuto. E’ anche bello vedere come lui, come corridore, gestisce le gare, perché c’è molta pressione da parte dei media. Posso imparare molto, osservendo ciò che sta attraversando e guardando come funziona. Penso che la cosa più importante sia che abbiamo il miglior esempio nella squadra.

Hai un programma molto ricco, con Sanremo e tante classiche del Nord. Quali sono quelle più adatte a te e che cosa ti aspetti?

Per il momento non posso sapere quale gara mi si addice meglio, perché non le ho mai fatte. Quest’anno mi permetterà di scoprire molte gare, classiche e non, e vedere cosa fa per me. Penso che potrei farmi un’opinione a fine stagione e dirmi a quali posso puntare, che cosa mi si addice per il futuro.

Festeggiamenti da tutta la nazionale a Glasgow dopo la grande impresa mondiale
Festeggiamenti da tutta la nazionale a Glasgow dopo la grande impresa mondiale
Hai fissato un obiettivo da qui a fine stagione?

L’obiettivo era ovviamente vincere. Ne ho già vinta una, quindi è fantastico, ma penso che l’obiettivo sia vincerne di più. Non mi pongo un obiettivo perché come ho detto è un po’ una scoperta, per cui adotto una visione più globale e mi dico che l’obiettivo è cercare di vincere il più possibile.

In Francia tutti aspettano un corridore che possa rivincere il Tour de France. Per voi giovani questo porta maggiore pressione addosso?

No, non credo. Penso che noi della stessa generazione siamo molto lucidi al riguardo e sappiamo cosa dobbiamo fare. Poi, ovviamente, le dimensioni fisiche e le capacità faranno sì che alcuni corridori forse un giorno saranno capaci di vincere il Tour rispetto, ad esempio, a me. Sappiamo tutti che la Francia è una grande Nazione nel ciclismo, ma alla nostra età è difficile immaginarlo, dire: «Ok, un giorno forse vincerò il Tour de France». E’ un obiettivo così alto che quando sei giovane e vuoi emergere, è meglio non averlo troppo in giro per la testa.