Quando hai 30 anni non puoi certo essere considerato “vecchio”, ma nel ciclismo attuale che tutto consuma a 100 all’ora, chi raggiunge quell’età è sicuramente un esperto, soprattutto se gravita da anni nel professionismo. E’ questo ragionamento che è alla base del passaggio di Mirko Maestri dalla Bardiani alla Eolo-Kometa. Il corridore di Guastalla cambia per l’ennesima volta squadra e, forse, pelle.
La notizia del passaggio è stata data quando ancora Maestri era in vacanza, qualche meritato giorno di riposo a Fuerteventura con la sua famiglia. Rintracciato appena riapprodato in Italia, si sente dalla sua voce che questa nuova avventura lo affascina: «Potevo anche chiude la mia carriera alla Bardiani, ci sono stato 6 anni ed è un ambiente ideale, ma mi si è presentata quest’opportunità carica di stimoli nuovi e non potevo certo rifiutarla, anche perché mi garantisce una maggiore immagine internazionale».
Partiamo dal tuo 2021, una stagione ricca d’impegni e che in fin dei conti, con 2 vittorie e una piazza d’onore, non è stata certo da buttar via…
È stato un anno positivo. So bene che le vittorie ottenute non sono in gare di primissimo piano, ci mancherebbe, avrei voluto far meglio quando ho potuto gareggiare in eventi più competitivi, ma tant’è, ho fatto vedere che c’ero.
Merito anche dell’ambiente nel quale vivevi?
Sicuramente, quello della Bardiani è un ambiente familiare, che aiuta a crescere. Ora vuole puntare sugli Under 23, ne verrà fuori qualcosa di diverso. Io comunque sono rimasto in ottimi rapporti con tutto il gruppo, non potrebbe essere altrimenti dopo così tanto tempo. La Eolo-Kometa è differente, è già proiettata verso il World Tour e questo si riflette sul calendario.
Avete già parlato di quel che vogliono da te?
Molto sommariamente, ma mi gratifica il fatto che siano stati loro a cercarmi. Il programma lo stileremo al ritiro dal 9 al 21 dicembre, sia per l’allenamento che per il calendario da seguire, chiaramente sarà in base a quest’ultimo che verrà commisurato il lavoro con i preparatori.
Vieni da 6 anni alla Bardiani: nessuno più di te può tracciare un profilo di che cosa significa lavorare con Reverberi…
Bruno è una grande persona: sembra burbero, ma è solo il suo modo per trasmettere la sua infinita passione per il ciclismo e affetto per i suoi ragazzi, vuole che crescano nella giusta maniera, che seguano i consigli di chi vive in questo mondo da così tanto tempo. E’ uno che guarda con attenzione ogni aspetto e giustamente, gestendo un team, pretende un comportamento adeguato, sacrificio e lavoro. Di Roberto posso dire la stessa cosa, oltretutto ho imparato che è uno che sa leggere molto bene le corse.
Alla Eolo raggiungi Stefano Zanatta, con cui hai già lavorato proprio alla Bardiani.
Non nascondo che è stata una delle ragioni che mi ha spinto a cambiare, oltretutto so che lui ci ha messo del suo per farmi arrivare. Passai con lui nel 2016, anche lui era alle prime armi, siamo cresciuti insieme nei rispettivi ruoli. Mi piace il suo modo di lavorare, è preciso e meticoloso, riesce a trasmetterti sempre tranquillità e darti i consigli giusti, non solo sotto l’aspetto tattico, ma anche in frangenti che potrebbero essere pericolosi.
Con gli anni trascorsi nel mondo dei pro’, sarai uno dei più esperti del team, pensi che sia questo che ti chiederanno?
Possibile e sono a disposizione. Anche se negli ultimi due anni non ho fatto il Giro, ad esempio, ne ho sempre 4 nel mio bagaglio d’esperienze, qualcosa vorrà pur dire. Sicuramente potrò dare una mano a leggere le corse, a sapere quando e come entrare nelle fughe ma sono disponibile anche a tirare le volate, se necessario. Quel che conta sarà ripagare la fiducia e farmi trovare pronto quando ci sarà l’occasione giusta.
Riguardandoti indietro, quale ricordo ti riemerge dalla memoria pensando ai 6 anni trascorsi alla Bardiani?
Le corse in Belgio. Venivo da esperienze soprattutto nelle piccole gare a tappe, mi ritrovai proiettato in un mondo diverso. Ricordo soprattutto la prima Gand-Wevelgem, i ventagli, la fatica, il ritiro, le parole di Reverberi: «Visto che cosa significa? Questo è il vero ciclismo, vedrai che la prossima volta saprai a che cosa vai incontro e andrà meglio». E’ vero, perché quella fu l’immersione nel vero ciclismo.