Kooij mattatore al Tour of Britain: Affini fa gli onori di casa

14.09.2023
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L’ultima settimana di corsa della Jumbo-Visma ha visto una grande serie di vittorie. Quella che, da un certo punto di vista, ha colpito più di tutte è il dominio al Tour of Britain. In particolare il poker calato da Olav Kooij nelle prime quattro tappe, un dominio in volata che merita di essere approfondito. Chi può aiutarci a guardare attraverso questi successi è Edoardo Affini

Il mantovano risponde da casa, è appena rientrato dalla trasferta britannica. La notizia dell’incidente di Van Hooydonck lo ha raggiunto nella mattinata di ieri. I due hanno corso insieme il Tour of Britain.

«Siamo stati insieme fino a 24 ore prima dell’incidente – dice Affini con voce affranta – anche noi non sappiamo nulla. Il comunicato di ieri sera della squadra racchiude quel che sappiamo: praticamente nulla. Con Nathan ci avevo appena corso 8 giorni di fila e fino alla sera prima ci eravamo scambiati anche dei messaggi. Mi dà fastidio che parte della stampa scriva cose non accertate, la vedo come una mancanza di privacy verso la famiglia».

Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Edoardo, cerchiamo di tornare con la mente al Tour of Britain, siete andati in grandi forze.

Per fare una squadra da grande Giro mancavano due corridori, visto che correvamo in sei. Però eravamo ben attrezzati diciamo, considerando che l’ultimo uomo di Kooij era Wout (Van Aert, ndr). 

Quattro vittorie di fila non si vedono tutti i giorni…

Vero, ma è anche dovuto alla conformazione delle tappe, l’arrivo in volata era quasi sicuro in tutte le prime frazioni. Dopo aver vinto il primo sprint abbiamo capito che la corsa sarebbe stata in mano nostra. Le altre squadre hanno capito il nostro potenziale e ci hanno lasciato l’onere di chiudere sui fuggitivi. 

Tu che ruolo hai ricoperto in questo Tour of Britain?

Ero il penultimo uomo del treno, un ruolo che ho già fatto qualche volta e con il quale mi sono trovato bene. Alla Parigi-Nizza, sempre per Kooij, ho fatto anche l’ultimo uomo. Al Tour of Britain eravamo più organizzati, perché la squadra era tutta per lui: Van Emden e Kruijswijk avevano il compito di chiudere sulla fuga. Mentre Van Aert, Van Hooydonck ed io eravamo gli addetti al treno. 

L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
Che tipo di velocista è, esigente?

Il giusto. In questo caso eravamo ben attrezzati per lui, ma alla Parigi-Nizza ci è capitato più volte di doverci arrangiare. E’ uno che sa prendere bene la posizione in gruppo anche se non scortato alla perfezione, ha una buona capacità di lettura. 

In che modo affrontavate gli sprint?

Nella maniera classica: guardando la strada su Veloviewer. A parte un paio di occasioni, dove abbiamo avuto la fortuna di partire e arrivare nello stesso posto, così dopo il foglio firma andavamo a vedere gli ultimi 2 chilometri.

Sempre meglio avere un occhio in più…

Sì, Kooij veniva insieme a Wout e me e insieme guardavamo la strada: buche, tombini, rotonde. Che poi, si può guardare tutto alla perfezione, ma poi la corsa è un’altra cosa.

Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
In che senso?

Ricordo che in un’occasione, ai meno 7 dall’arrivo, eravamo piazzati bene in testa al gruppo. Stavamo arrivando verso una rotonda che avevamo già visto dalle mappe e sapevamo di doverla prendere a sinistra. Solo che accanto a noi c’erano due squadre che hanno sbagliato la traiettoria e siamo finiti dalla parte opposta. Tutto ad un tratto da primi ci siamo trovati ultimi. 

In questi casi è uno che si fa prendere dal panico?

No. Come detto, ha ottimo capacità di prendere posizione anche da solo, quindi non cade in questi tranelli. 

Che tipo di sprint ha?

Non ha una volata estremamente lunga, non è uno di quei corridori che parte ai 300 metri. Allo stesso tempo non nemmeno è uno sprinter alla Ewan che esce praticamente sulla linea d’arrivo. 

Per l’olandese è l’anno della consacrazione: 10 vittorie ed altrettanti piazzamenti sul podio nel 2023
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E’ un corridore che tiene bene anche nelle volate atipiche, magari con la strada che sale un po’ o con un finale insidioso.

Non teme salitelle o rettilinei che tirano un po’ all’insù. Non è pesante (è alto 184 centimetri e pesa 72 chili, ndr) e questo lo aiuta. E’ quello che definiremmo come velocista moderno.

Correrete ancora insieme?

Domenica abbiamo una gara in Belgio: la Gooikse Pijl. 

Poi tu come prosegui con il calendario?

Ancora non lo so bene. L’unica cosa che so è che dovrei finire con la Parigi-Tours l’8 di ottobre. Quest’anno ho iniziato presto: dalla Omloop Het Nieuwsblad a febbraio e correrò fino all’ultima gara del calendario europeo, la Parigi-Tours appunto. Metterò insieme 65 giorni di corsa più o meno, non pochi.