«Ho fatto del mio meglio – dice Sobrero, secondo al traguardo – è stata una giornata davvero frenetica iniziata a strappi, una giornata davvero stressante. Sulla prima salita ho provato a portare via la fuga, il primo obiettivo della giornata. Una volta che ci sono riuscito, ho controllato chi c’era e ovviamente ho messo gli occhi su Kamna, sapevo che era il più forte su una salita come questa».
La Vuelta chiude l’ultima settimana sulla cima di Collado de la Cruz de Caravaca, a capo di un altro finale raffazzonato. I primi otto a giocarsi la tappa sul traguardo, il gruppo dei leader invece neutralizzato ai due chilometri per le condizioni della strada, ritenuta troppo sporca per un arrivo. Così mentre Lennard Kamna ha colto la vittoria anche nella corsa spagnola (avendo già messo in fila tappe in fuga al Giro e al Tour), a partire dal nono classificato (Enric Mas) si è preso il tempo sotto l’arco dei meno due. Una figuraccia o un gesto di responsabilità? La sensazione è ancora una volta che manchi una direzione e si prendano decisioni per la paura di essere criticati, finendo però (a volte) per macchiarsi di ridicolo.
Il nuovo Sobrero
«Abbiamo iniziato con le prime schermaglie ai piedi della salita – prosegue Sobrero – non ero sicuro di come mi sentivo, dopo nove tappe è difficile vedere come stanno tutti. Potrebbe sempre esserci una sorpresa. Alla fine ho provato a fare del mio meglio, ma quando lui (Kamna, ndr) ha attaccato, non sono riuscito a chiudere quel margine di soli 50 metri e siamo rimasti alla stessa distanza per quasi tutto il tempo. E’ stata durissima, ho fatto del mio meglio e sono felice di questo. Mancano ancora due settimane di Vuelta, quindi vedremo…».
Lasciato a casa dal Giro per scarsa condizione e poi dal Tour per motivi non troppo convincenti, dal prossimo anno Sobrero sarà compagno di Kamna alla Bora-Hansgrohe, ma la voglia di fargli lo scherzetto ieri era davvero tanta. Questa nuova versione del corridore piemontese convince e, come ha già spiegato Gasparotto, sarà questo il Sobrero che dovremo abituarci a vedere nelle prossime stagioni.
I morsi di Roglic
Roglic ci ha provato, dimostrando di avere buone gambe, anche se alla fine non è riuscito a guadagnare tempo sui rivali. Forte del fatto di avere Kuss in maglia di leader e con Vingegaard che fa la sfinge e non si capisce a cosa pensi, lo sloveno della Jumbo-Visma sta correndo con i suoi soliti scatti brevi nei finali più ripidi. Una tattica che gli ha consentito di vincere già per tre volte la Vuelta, in attesa di azioni più incisive fra la seconda e la terza settimana. Non porterà a casa grossi margini, ma quei fuori giri pesano sulle gambe dei rivali.
«Il ritmo è stato alto fin dall’inizio – ha detto – ma dopo che siamo stati sorpresi la prima volta, ho pensato che avremmo potuto pedalare con relativa calma fino ai piedi della salita finale. Invece nulla avrebbe potuto essere più lontano dalla verità, non c’è stata quiete. Sull’ultima salita avevo le gambe per attaccare. E’ stata piuttosto dura, va bene. E’ bello arrivare così al primo giorno di riposo. Penso che abbiamo superato i primi nove giorni in modo positivo».
E Remco punzecchia
Evenepoel ha parlato con la stampa belga, a tratti con tono da padrone del gruppo, come gli è capitato spesso in questa Vuelta e in occasione delle tappe contraddistinte da problemi di percorso. Nelle prime fasi di corsa, quella dei ventagli, ha dovuto ringraziare la presenza accanto a sé del solo Cattaneo, decisivo nel mantenerlo davanti.
«L’ultimo chilometro – ha detto il belga, molto concentrato sulla tattica della Jumbo-Visma – era impossibile da affrontare, penso che non fosse sicuro. L’attacco di Roglic? Tipico di lui: stare a ruota e poi fare 300 metri a tutta. Volevo partire anche io, ma per un po’ mi sono sfilato e non mi sono trovato nella posizione giusta. Sul momento non ho capito come fosse finita, ma siamo passati sul traguardo più o meno nello stesso momento e alla fine Roglic non ha guadagnato tempo. Mi dispiace per aver perso terreno nella sesta tappa, perché guardando ora la situazione, sarei potuto essere più avanti. Abbiamo già dominato due volte negli arrivi in salita. E fatta eccezione per due uomini (Roglic e Vingegaard, ndr), gli altri non hanno potuto fare altro che stare dietro. Comunque chiudiamo la settimana con una sensazione molto positiva. Adesso dobbiamo prenderci un bel giorno di riposo e poi toccherà a me nella cronometro. Senza maglia bianca né maglia della montagna, potrò correre con la maglia di campione del mondo…».