Matteo Fabbro_Giro d'Italia

Fabbro non guarda più indietro

07.10.2020
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Quando hanno visto Matteo Fabbro tirare sull’Etna, tanti hanno tradito stupore. Il friulano della Bora-Hansgrohe si è mosso con tale freschezza e autorità, da pensare che se avesse potuto, sarebbe andato a riprendere Visconti e Caicedo. Ma la squadra lo ha frenato. C’era da aiutare Majka. Fabbro prima si è impuntato. Poi ha capito.

Il giorno dopo, alla partenza da Catania, Matteo ha gli occhi azzurri che lampeggiano di soddisfazione. Spesso (quasi sempre) non c’è memoria di chi tira e a ben vedere bici.PRO è nato anche per questo. Che cosa è cambiato nella storia di Fabbro? E dove è stato nascosto per tutto questo tempo? Lui sorride.

Matteo Fabbro, crono Palermo, Giro d'Italia 2020
Matteo Fabbro, crono Palermo, Giro d’Italia 2020
Matteo Fabbro, Etna, Giro d'Italia 2020
Matteo Fabbro, Etna, Giro d’Italia 2020

«Aspettavo momenti come questo – dice Fabbro – da qualche anno, da quando sono passato pro’. Prima ho avuto un po’ di sfortuna. L’anno scorso ho dovuto togliere l’appendice e ho saltato il Giro. Chissà, magari questi numeri si vedevano prima. Poi ho avuto un po’ di sfortuna, qua e là. Diciamo che non è mai facile poi tornare a un buon livello, non nell’immediato».

Il passaggio dalla Katusha alla Bora ha inciso nel cambiamento?

Ho avuto nuovi stimoli. Ho lavorato in maniera forse più seria, più consapevole e piano piano sono arrivati i risultati. So che l’appunto era che fossi passato troppo presto, ma ci tengo a dire che rifarei tutto.

Quali differenze hai trovato nel nuovo ambiente?

Fondamentalmente il gruppo qui è molto solido, molto forte. Eppure si ride, si scherza fino a un attimo prima di partire. Poi si entra in modalità gara e siamo uniti anche lì. Si va veramente d’accordo. In allenamento ci si ammazza l’uno con l’altro, poi finisce a ridere.

Matteo Fabbro, Tirreno-Adriatico 2020, Loreto
Matteo Fabbro, Tirreno-Adriatico 2020, Loreto
Già in luce alla Tirreno-Adriatico: qui terzo nella tappa di Loreto, in cima allo strappo
Sull’Etna a un certo punto ti hanno fermato. Avresti avuto gambe per tirare dritto?

Come gambe, come sensazioni stavo bene. Io sapevo di essere qui sin dall’inizio per aiutare Majka e sono tutt’ora al suo servizio. Sono contento di riuscire a dargli una mano in questa maniera. E spero di riuscirci anche per tutto il Giro, nelle prossime due settimane.

Il non riuscire a dimostrare il tuo valore era duro davanti agli altri o per te stesso?

Era più per me stesso, perché non mi riconoscevo neppure io. Sono stati due anni molto difficili e sono contento finalmente di riuscire a dimostrare quello che valgo.

Da Canyon a Specialized, cambiato qualcosa?

Più o meno le stesse misure, piccoli aggiustamenti di poco conto. Qui al Giro ho provato la nuova sella di Specialized, la Power Mirror. Mi hanno chiesto se volevo provarla e mi sono trovato bene. E’ un po’ più morbida, forse un po’ più corta, ma soprattutto più morbida.

Fabbro gregario di Majka, va bene, ma c’è una tappa che ti piacerebbe?

A San Daniele, quella di casa. Il traguardo dove ho vinto l’ultima corsa da under 23 con la casacca del Team Friuli. Quella avrà senz’altro un sapore particolare, però se non ci fosse l’occasione sarò ancora per Majka.